Oggi il cesto dei post propone...

Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia

post del 2 novembre 2010
post del 25 gennaio 2012
post del 13 maggio 2011
post del 5 marzo 2012
post del 17 maggio 2015
post del 28 aprile 2018

giovedì 30 gennaio 2014

Uno sguardo dal ponte

In realtà non è un ponte quello da cui dobbiamo gettare lo sguardo, ma un più prosaico cavalcavia, e ci perdonerà Raf Vallone, protagonista dello storico film a cui ho rubato il titolo; parliamo del cavalcavia dell'asse mediano nel punto in cui supera la grande rotonda di via Cadello, uscendo dalla città.

Percorrendo in auto questo cavalcavia, e gettando appunto uno sguardo sulla destra, si nota una grossa e densa macchia di verde, antistante all'Idea Hotel (Motel Agip, per i non più giovanissimi); sono stato incuriosito da questa macchia, ed ho deciso di andarla a vedere da vicino.

Si tratta appunto del parcheggio del suddetto albergo, che è circondato da una quantità di piante di notevole dimensione; lo spiazzo in sè è molto trascurato e certamente poco interessante, mentre le piante meritano attenzione.

Ecco un grande esemplare, dal fogliame denso e carico, di Ficus rubiginosa, già più volte trattato nel blog; è sano e bello, nonostante la posizione poco felice, a conferma della robustezza di questa famiglia di piante.



Ma forse ancora più interessanti sono i  Ficus Benjamina, presenti in diversi esemplari di dimensioni ragguardevoli,  per essere (ex)piante d'appartamento: guardate questi sotto, uno nell'aera parcheggio ed uno che fa da cornice all'ingresso dell'albergo.

Questi alberi devono avere decenni di vita alle spalle, forse sono nati assieme al motel Agip, a metà del secolo scorso; mi risulta infatti che l'Agip curasse molto l'aspetto del verde e degli spazi di contorno ai propri motel.
Peccato che oggi il "contorno" sia ridotto così male, alberi così meriterebbero di più!

lunedì 27 gennaio 2014

I frutti del Biancospino

Ho già parlato in precedenti occasioni del modo in cui si può colorare l'inverno con le piante, e combattere la possibile tristezza indotta dagli alberi spogli; mi riferisco per esempio al Kaki con i suoi frutti arancio (post del 10/1/12 e del 13/1/14), ma anche alle drupe gialle della Melia.

Oggi aggiungiamo anche il Biancospino, Crataegus monogyna, ed i suoi piccoli pomi rossi.









Gli esemplari fotografati qui sopra sono gli stessi dei quali abbiamo già apprezzato la bellissima fioritura primaverile (post del 13/4/11), situati lungo il confine della scuola materna di Genneruxi dalla parte dei binari del metrotram.

Non è facile trovare, soprattutto in città, cespugli di Biancospino; è una pianta che, dopo aver servito l'uomo per secoli come pianta di confine, è stata a lungo maltrattata ed estirpata, e solo in questi ultimi anni si assiste ad una ripresa di considerazione per le sue qualità.
Infatti, al di là della bellezza della fioritura e dei frutti invernali, viene molto considerata come pianta medicinale, ma anche come pianta ornamentale in parchi e giardini; sembra inoltre che sia molto interessante in quanto pianta "ecologicamente" utile, come rifugio per uccelli e per la lotta biologica.

Unico problema, o comunque caratteristica, dei cespugli di Biancospino è che crescono in modo irregolare e disordinato, e non si prestano ad essere ridotti in forma squadrata; insomma dei simpatici anarchici, orgogliosi della loro libertà!
 



martedì 21 gennaio 2014

Ginepro mare e monti

Questo titolo sembra ispirato al menu di un ristorante di basso livello, povero di idee ma forse ricco di ingredienti da riciclare: naturalmente non è così, sono stato ispirato da due belle fotografie che vi voglio presentare, e che mostrano una volta di più  lo strettissimo legame fra i Ginepri e tutto il territorio della Sardegna.

Ecco allora, cominciamo dal monte.



Un meraviglioso esemplare di Ginepro rosso, Juniperus oxycedrus oxycedrus, osserva il tramonto invernale dall'alto dei monti del Gennargentu, nella zona di Montarbu. 






 Ed ecco il mare, rappresentato dalla strepitosa spiaggia del Giunco, a Villasimius.


Questo esemplare di Ginepro coccolone, Juniperus oxycedrus macrocarpa, non possiamo certo definirlo meraviglioso, ma vorrei vedere voi, crescere nella sabbia e sugli scogli, battuti da ogni vento!






Due esemplari, due ambienti opposti, assetto molto diverso: uno bello ed elegante, uno bruttino ed arruffato. Una cosa però certamente accomuna i nostri due protagonisti: come tutti i loro affini, sono estremamente frugali come esigenze di sostentamento, e se fossero umani certo non frequenterebbero ristoranti, nemmeno quello del  nostro incipit, ma come panorama ....... solo il meglio!


venerdì 17 gennaio 2014

Il triangolo di Genneruxi

A dispetto delle immagini di terrore, abissi e navi risucchiate, che il titolo di oggi può richiamare, questo post vuole al contrario accompagnare una passeggiata di completo relax e godimento del verde urbano, in una zona che di verde è particolarmente dotata, il quartiere di Genneruxi.

Più in particolare parliamo del triangolo i cui lati sono formati dalle vie Stoccolma, Berna e Costantinopoli, e che racchiude le scuole elementare e media nonchè i giardini pubblici comunemente noti come i "giardinetti di Genneruxi".

La passeggiata che vi propongo, e nella quale vi accompagno con alcune fotografie, prevede di percorrere le tre vie citate guardando gli alberi interni ed esterni al triangolo, ed incrementando il percorso, a seconda della voglia,  con alcune diversioni che partono dagli angoli.


 Ecco allora il meraviglioso Olivo dalla grande chioma nella scuola media di via Stoccolma, che, sono certo, costituisce motivo di orgoglio per alunni ed insegnanti della scuola.





A destra vediamo le due grandi Sterculie diversifolia che si trovano alla fine di via Stoccolma, incrocio via Berna; le abbiamo già apprezzate, per esempio nel post del 25/1/13. Per la loro grandezza e visibilità sono veramente un punto di riferimento di tutto il quartiere.



Da questo angolo del nostro triangolo parte volendo una brevissima diversione che ci porta a conoscere altre 3 Sterculie, molto meno esposte delle due fotografate, ma altrettanto belle, e che si trovano nel percorso pedonale che conduce in via Zagabria.

Giriamo in via Berna; notiamo che tutto il nostro percorso è accompagnato dalle Jacarande, mentre sulla sinistra apprezziamo gli esemplari arborei dello sterrato-giardino (post del 5/2/13), tutti in ottima forma.

All'angolo fra via Berna e via Costantinopoli, volendo, si può proseguire con una diversione per via Cettigne e via Galvani, per apprezzare, fra le altre piante, le Tamerici che costeggiano il nuovo parco, purtroppo tuttora chiuso.





In via Costantinopoli, sempre accompagnati dalle Jacarande, apprezziamo un simpatico Ficus retusa acconciato "a palla", ed arriviamo ad uno dei fronti dei giardinetti, nei quali conviene subito entrare anche per allontanarsi dal traffico di questa strada.





I giardinetti sono un coacervo di diverse specie di alberi e per questo più volte citati nel blog; si va dalle Jacarande ai Ficus elastica, dai Lecci alle Sterculie ad un enorme esemplare di Populus alba addossato alle scuole, fino ad un Platanus acerifolia, solo esemplare in zona. 

Ma i veri re sono indubitabilmente loro, i Carrubi; ci sono diversi esemplari, molto grandi per la specie e con splendido tronco con andamento a tortiglione, già fotografato in altra sede (post del 11/3/12).
Sono veramente belli, e sopportano con pazienza e forza le arrampicate, e a volte le intemperanze, dei tanti ragazzi che frequentano questo luogo.

E siamo arrivati alla fine della passeggiata; di fronte ai giardinetti una spianata di Pini delle Canarie, e, volendo compiere anche la diversione che compete al terzo angolo, la passeggiata nel boulevard dei Bagolari, più volte citato (p.es. post del 9/12/10)

lunedì 13 gennaio 2014

I Kaki di Gavoi

Certo, non sono i Kaki la prima cosa che ci viene in mente se pensiamo a Gavoi: penseremo forse al Festival Letterario della Sardegna, o alla bellezza del paese con le sue case di granito, o magari, più prosaicamente, alla bontà del pecorino Fiore Sardo della zona; ci possono venire in mente tante cose, non certo i Kaki.

E invece io voglio aggiungere agli elementi di richiamo, almeno durante l'inverno, i Kaki, Diospyros Kaki, alberelli completamente spogliati dal fogliame che offrono alla vista le splendide bacche arancione, quasi congelate anch'esse nel freddo che le circonda.

E' un bel modo di colorare l'inverno, come avevo già notato a Sadali in una precedente occasione (post del 10/1/12); il freddo dei paesi di montagna impedisce ai frutti di marcire ed assicura una lunga permanenza sulla pianta, per il piacere di chi passa.

Infine, una notazione di colore: nel periodo natalizio a Gavoi, come in altri paesi barbaricini, amano realizzare bei Presepi pubblici agli angoli di strade e piazze; allora i Kaki possono costituire un ottimo complemento, come peculiari alberi di Natale! 

domenica 12 gennaio 2014

I differenti frutti delle Chorisie

Mi scrive Bruno, lettore assiduo ed attento, per chiedermi un giudizio sulle Chorisie cagliaritane, ed in particolare su quelle di via Sabotino, le più belle della città e più volte citate nel blog (vedi p.es. post del 28/6/11).

Bruno ha notato, in questi giorni in cui i frutti non ancora maturi sono in evidenza sugli alberi quasi privi di foglie, differenze di forma significative, che lo portano a chiedersi, ed a chiedermi, se si possa trattare di alberi di specie diversa, e non solo di esemplari di Chorisia insignis.









Ecco due foto di Bruno che mostrano la differenza di forma (in quella di destra si intravvede anche un frutto esploso, con la lanugine ed i semi).

Ora, essendo la Chorisia uno dei miei alberi preferiti, dovrei avere la risposta immediata al quesito di Bruno; invece non ho risposta certa, nè sono riuscito a trovarla nella breve ricerca che ho svolto.

La Chorisia insignis è un albero poco citato in letteratura, probabilmente perchè il suo areale è limitato al sud Italia, in particolare Sicilia e sud Sardegna, ed è diffuso soprattutto in città. Inoltre, almeno in Sardegna ha una storia abbastanza recente (primi decenni del secolo scorso), rappresentata all'inizio da pochissimi esemplari (il primo in piazza Matteotti, ora sparito, e fra i primi quello della Cittadella) che, pensate, non arrivavano nemmeno a fruttificare (così Vannelli nel suo libro sul verde di Cagliari), a dimostrazione dei cambiamenti climatici intercorsi nell'arco di qualche decennio.

Per quanto riguarda le diverse specie, esiste una qualche confusione, dato che il nome originario è stato sostituito, ma non sempre, da quello di Ceiba speciosa (vedi post citato); alcuni mantengono il doppio nome e differenziano la insignis dalla speciosa per il colore dei fiori, bianchi nel primo caso e rosei/rossi nel secondo. Noi abbiamo documentato un esemplare con i fiori bianchi (post del 10/10/12) e diversi altri, con le più varie sfumature, ma a me sembrano appartenere alla medesima specie di albero.

Dobbiamo anche considerare che questo albero, data la bellezza dei fiori, viene molto coltivato ed ibridato, per ottenere nuove varietà da offrire al mercato; non è da escludere che anche la forma dei frutti risenta delle ibridazioni.

In definitiva il mio giudizio, anche se non suffragato da elementi scientifici, è che tutte le piante di Chorisia  cagliaritane appartengano alla medesima specie, e che le differenze di forma dei frutti rientrino nelle variazioni che molte specie presentano, così come nelle foglie e nei fiori; più in là non mi spingo.


martedì 7 gennaio 2014

Una passerella di scheletri

Chi segue il blog sa che mi piacciono molto gli alberi spoglianti, almeno quelli che si sanno spogliare e che esibiscono con orgoglio il loro assetto invernale, scheletro di tronco e rami.

Anche da questo punto di vista è una Quercia ad offrire uno degli spettacoli più belli: la Roverella, Quercus pubescens, più volte citata e fotografata nel blog (p.es. post del 2/11/12), albero profondamente connaturato con le nostre campagne.

A conferma di quanto detto, vi offro oggi una piccola passerella di scheletri di Roverelle riprese tutte in Ogliastra, nelle scenografiche campagne fra il lago dell'Alto Flumendosa e Fonni.




 Sono alberi quasi sempre isolati o in piccoli gruppi; questi ampi spazi, se da un lato ci fanno rimpiangere i tempi in cui la Sardegna era ricoperta di alberi, dall'altro lato ci emozionano, esaltando i giganti austeri e solitari.


  

Spero che le immagini rendano l'idea della bellezza di questi scheletri, ma naturalmente la cosa migliore è andare, e immergere i propri sensi e la propria mente in questa natura.

venerdì 3 gennaio 2014

Il Ginepro senza spine

Una recente passeggiata alla Cittadella dei Musei è l'occasione per presentare in foto un Ginepro che si caratterizza per una sua specificità, che lo differenzia da tutte le altre specie di Ginepro presenti nell'Isola: non ha le foglie ad ago ma a squame, quindi non punge.

Eccolo nella foto, di cui occupa tutta la parte bassa: si tratta di un bel cespuglio di una varietà ornamentale di Juniperus phoenicea, Ginepro fenicio, ricco dei suoi fruttini (galbuli) sferici blu.
Questo Ginepro è comune in Sardegna dove cresce spontaneo nelle zone vocate, ma naturalmente non in città, dove lo troviamo (spesso nelle varietà ornamentali) in giardini o in qualche rotatoria; è una pianta sempreverde con un bellissimo effetto estetico, ma ha una crescita estremamente lenta come i suoi fratelli spinosi, e questo ne limita ovviamente la diffusione.

La presenza di squame invece che di aghi è una caratteristica piuttosto singolare, e può mettere in crisi il riconoscimento fatto attraverso le foglie, di cui vi ho parlato nella apposita pagina (La grammatica degli alberi); infatti le foglie di questo Ginepro sono simili a quelle del Cipresso (ma le dimensioni dell'albero ci aiutano a distinguerli)  o a quelle della Tuia orientale, altro alberello molto comune nei giardini (ma i cui piccoli frutti, gli strobili, sono caratterizzati da punte ad uncino).

Al di là della differenza nelle foglie, comunque, questo Ginepro, che chiameremo il sig. Fenicio, ha le medesime caratteristiche degli altri fratelli sardi, i signori Coccolone e Rosso (post del 29/11/13), in particolare per quanto riguarda lo splendido legno del tronco e dei rami, duro e resistente: certamente una bella famiglia!