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lunedì 15 agosto 2011

Il giardino verticale di Piazza Maxia

E’ un fosso poco accessibile e poco visibile, e non mi piace. Con queste poche parole, che esprimono sia dati oggettivi che una valutazione soggettiva, sintetizzo il mio pensiero sul rifacimento di piazza Maxia nel suo insieme, così posso parlare dell’aspetto specifico che mi interessa, evitando di essere frainteso sulle valutazioni positive che farò.

Sul rifacimento, sui costi e sui modi, si è detto fra l’altro praticamente tutto, ed ora non resta che farsi carico della realtà, e cercare semmai di migliorarla, per quanto possibile, evitando naturalmente il ripetersi di casi simili.

L’aspetto che mi interessa affrontare invece è il giardino verticale, forse il primo a Cagliari almeno di queste dimensioni e con tecnologie moderne: mi riferisco alla copertura di tutta la parete lungo via Della Pineta (o prolungamento di via De Gioannis, per capirci) e di quella che confina con lo stradello di collegamento.

                                                               
Il giardino verticale moderno, tecnologico, è stato inventato, o almeno perfezionato  e reso famoso, dal botanico francese Patrick Blanc, che ha studiato a lungo i comportamenti della flora del sottobosco tropicale, imitandoli poi nei giardini verticali di città.  Ormai ci sono molte realizzazioni, più o meno grandi, di giardini verticali in giro per il mondo, e naturalmente soprattutto a Parigi, dove da diversi anni una realizzazione copre e contorna una parete vetrata, da 800 metri quadri, di un museo .
Io ho fotografato, e la riporto qui sotto, una piccola ma significativa realizzazione di una trentina di metri quadri a Berlino, che funge da sfondo al logo pubblicitario delle Galeries Lafayette della città.


Pensate che per alimentare e far vivere le piante in queste installazioni non viene usata terra, e che tutto è automatizzato e privo, se la realizzazione è ben fatta, di qualsiasi problema di umidità per la retrostante parete.

La bellezza di queste pareti è indiscutibile, anche perché possono essere usate decine di specie diverse di piante, che hanno possibilità di adattarsi facilmente alle loro specifiche esigenze, e convivere fianco a fianco con specie con le quali in natura la vicinanza sarebbe improponibile.

Tornando alla parete nostrana di piazza Maxia, anche qui abbiamo molte specie, dalla Dipladenia al Filodendro, dal Gelsomino alla Bougainvillea, dall’Edera alla Lantana, dalla Russelia al Plumbago. Per non dire delle nostre erbette selvatiche profumate, dalla Cineraria al Rosmarino, dalla Salvia all’Elicriso ed all’Erica.
Non continuo per non annoiarvi, e perché non sono bravo a riconoscere i cespugli; comunque questa parete è tuttora uno spettacolo (e sono ormai passati molti mesi dall’inaugurazione), per il quale vale la pena di visitare la piazza e sul quale vale la pena di soffermarsi, passeggiando lungo la parete ed ammirando le diversità.
                      
    







Per quanto riguarda la vivibilità della piazza, suggerisco alcuni Gazebo di aggregazione e riparo dal sole, intanto che aspettiamo la crescita dei Pruni; suggerisco inoltre l’installazione di un cartellone guida per la parete verticale, per invogliare le persone a guardare, capire ed apprezzare e, forse, perdonare.