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sabato 29 agosto 2020

La pacchia delle Jacarande

In uno dei tanti post che ho dedicato alla Jacaranda mimosaefolia, onnipresente e bella compagna di strada cagliaritana, avevo rovesciato un comune modo di dire pessimista, invitando tutti a prepararsi al meglio, e cioè ad ammirare la fioritura autunnale di questo albero (post del 11/9/14).  

 Ed oggi, seguendo lo stesso principio, tolgo la locuzione "è finita", che normalmente accompagna la pacchia, da quella che stanno vivendo le Jacarande, verdissime e cariche di foglie, incuranti del feroce caldo estivo che intristisce tanti altri alberi (pensiamo ai Lecci, agli Olmi, agli Ippocastani, ai Tigli, alle Catalpe....).


Ecco un esempio che rappresenta bene la pacchia estiva di questi alberi: un esemplare veramente grande per la specie, che vegeta in via Firenze, una delle tante strade cagliaritane dedicate alla Jacaranda. 

Un grumo di verde compatto, di forma sferica, che si gode il sole della calda  mattina di fine agosto.

E non è solo via Firenze, naturalmente: via Milano, via Dante, largo Carlo Felice ed altre decine di strade cagliaritane godono di questa situazione, è raro vedere una Jacaranda deperita in questa stagione. Addirittura molti esemplari fioriscono anche adesso, senza aspettare ottobre!



 Uno dei motivi per cui queste piante reggono tanto bene il caldo può essere la forma della foglia, composta e bipennata, con tantissime piccole foglioline. Una suddivisione così spinta della foglia probabilmente facilita il trasporto della linfa rispetto alle foglie a lamina singola, come quelle degli alberi citati in precedenza per la loro sofferenza estiva.

Sia come sia, e certamente anche per la sua origine tropicale, la Jacaranda è in agosto un piacere per la vista; da non dimenticare poi il suo contributo alla limitazione del calore assorbito da asfalto e pareti dei palazzi, e l'assorbimento di CO2 che questi alberi assicurano. 

sabato 22 agosto 2020

Piccoli animali all'Orto Botanico

 L'Orto Botanico ha riaperto, evviva! Dopo mesi e mesi di chiusura per il lockdown, ed i successivi necessari adeguamenti  legati alle norme di sicurezza anti-Covid, ha riaperto questa settimana. 

Forse si poteva riuscire a riaprirlo un po' prima, ma va bene così, in tempo per soddisfare i turisti che hanno ripreso ad arrivare, e che lo apprezzano tantissimo, ed i cagliaritani, che lo apprezzano meno di quanto meriterebbe.

Naturalmente ci sono andato, e ho trovato il nostro Orto in ottime condizioni, sia per quanto riguarda la struttura che gli alberi. Il fascino immutato, anzi forse accresciuto. Un luogo magico, che non disvela immediatamente tutte le sue bellezze, ma chiede al visitatore impegno ed attenzione per scoprirle. Insomma ci vuole un po'  di spirito pionieristico, che sarà ripagato abbondantemente, lasciando la sensazione che noi, proprio noi, siamo quelli che per primi percorriamo determinati spazi o scopriamo certi scorci o certe piante. 

I protagonisti sono naturalmente gli alberi, ma non di alberi vi voglio parlare oggi: ne abbiamo parlato tante volte, ed una semplice ricerca nel blog vi consentirà di riconoscere i Fior di Loto, le Ninfee, le Sterculie, i Ficus, le Monstere, le Araucarie, i Papiri, i Tassi, i Cipressi calvi, e via così. Inoltre durante le visite sarete aiutati dalle etichette (non tutte facilmente riferibili alla pianta corretta, purtroppo, dato il sovrapporsi di più piante) che potrete anche fotografare per successivi approfondimenti nel blog o nei vari siti Internet.

Invece oggi vi presento un paio di animali, che ho fotografato durante la visita: sì perché una delle caratteristiche positive del nostro Orto è che la Natura è per quanto possibile lasciata libera di esprimersi in tutte le sue forme, non troppo intralciata o forzata per adeguarsi ai nostri desideri. Le fotografie che vi offro confermano l'assunto.



Ecco una ranocchia che riposa serenamente su un ramo di una Torreya californica, albero che ha una spiccata somiglianza con il nostro Tasso, Taxus baccata; infatti appartengono alla stessa famiglia, quella delle Taxacee   





  

E a destra una lucertola prende il sole del mattino, sopra quella che sembra una roccia ma che in realtà è il vecchio tronco di una pianta succulenta, e precisamente un Cereus hidmannianus.


Se volete completare il bestiario potete ripassare un post di qualche anno fa (post del 14/8/15) , nel quale fra fiori e frutti avevo inserito la fotografia di un uccellino, poco spaventato dalla mia presenza.

Insomma, una visita periodica all'Orto Botanico è un bel modo per estraniarsi dalla città, pur rimanendo in città.

mercoledì 19 agosto 2020

La nostra amica Thevetia di Genneruxi

 E' una nostra amica, la Thevetia peruviana di via Cettigne, a Genneruxi, perché l'abbiamo adottata come esemplare pubblico di riferimento cagliaritano; di fatto è uno dei rari esemplari pubblici, è molto ben visibile, ha una bella forma a palla, quindi merita di esserci amica.

L'ho presentata al blog nel 2014 (post del 14/7/14    e del 14/10/14) , mettendo in evidenza rispettivamente la bellezza dei fiori e dei frutti, e ne ho ancora parlato relativamente al mio esemplare in vaso, nato proprio da un seme recuperato in via Cettigne.



Ed eccola qua fotografata oggi, in piena forma dopo essere stata brutalmente capitozzata alcuni anni fa; la fioritura non è molto abbondante, ma comunque la Thevetia fa la sua figura con le lunghe e affusolate foglie lucide e l'assetto sferico.

Ricordo che questo arbusto è noto anche con il nome comune di Oleandro giallo, del quale è parente ed altrettanto velenoso, ma molto, molto meno comune nel verde pubblico. 

Ed è parente anche del Frangipani, del quale, guarda caso, abbiamo parlato nel post precedente.


Ecco un'altra immagine, ripresa dall'interno del porticato, che ci da conto della dimensione e facilita la comprensione del posizionamento nella strada.

Tornando alla velenosità come possibile causa del mancato uso nel verde pubblico della Thevetia, così come del Frangipani, non si capisce allora l'abbondanza dell'Oleandro. Rinnovo dunque ai gestori del verde pubblico l'invito a diversificare gli arbusti che vengono via via piantati negli appositi spazi.



venerdì 14 agosto 2020

Il fiore estivo della Plumeria

 La Plumeria rubra, Frangipani, è un arbusto/alberello molto gradevole alla vista, e soprattutto portatore estivo di splendidi fiori dotati di un dolce profumo.

Poco presente a Cagliari, soprattutto nel settore pubblico, ma credo piuttosto noto ed amorevolmente coltivato in giardini privati. E in un giardino condominiale avevo fotografato l'unico esemplare cagliaritano che vi ho presentato (post 8/9/16), mentre un altro l'avevo fotografato a Pula (post del 30/5/18). Poi più niente, data la dichiarata ed inspiegabile rarità.


E per questo che non mi sono fatto scappare un nuovo arbusto di Plumeria, che ho incontrato casualmente l'altro giorno.


Siamo in via Mascagni, piccola e gradevole via nel quartiere dei compositori dietro via Palestrina; l'arbusto in questione è in una proprietà privata, ma perfettamente godibile dalla strada. I bei fiori rosa con il cuore giallo sono in alto, non raggiungibili per godere del profumo; però si può approfittare di quelli caduti, che mantengono a lungo sia l'aspetto di porcellana che il profumo, dolce ed inebriante.

La Plumeria è a foglia caduca, e tarda a mettere le nuove foglie, fino a giugno; però poi esplode in gran fretta, prima con la foliazione poi con la fioritura, che è anche piuttosto durevole.

Nel post citato vi raccontavo una possibile origine del curioso nome comune Frangipani, nobile famiglia di profumieri del XII secolo; ho trovato anche un'altra possibile origine, quella che fa riferimento alla densità e colore della linfa bianca che la Plumeria produce; questa linfa richiama l'aspetto di un budino detto appunto, per motivi comprensibili, frangipane. 

L'area geografica di origine di questo alberello è l'America centrale con il suo clima tropicale, e sembra trovarsi abbastanza bene da noi; non si capisce pertanto la presenza così modesta, date le sue doti.

      

lunedì 10 agosto 2020

Povero Libano, patria storica dei Cedri!

E' proprio un paese martoriato il Libano, colpito dalla recente mostruosa esplosione e sempre in mezzo alla - o a rischio di - guerra civile. Un paese piccolo, molto più piccolo di quanto spesso si immagini (meno della metà della superficie della Sardegna!), ma colpito da una quantità innumerevole di disgrazie, con una appartenenza religiosa estremamente diversificata ed un miscuglio inestricabile fra l'aspetto confessionale e la rappresentanza politica dei cittadini. E poi, economia disastrata ed estremo divario fra ricchi e poveri, c'è bisogno di dire altro?

No, non c'è bisogno, anche perché non è questa la sede e non sarei comunque capace di sviluppare una analisi politica, che si trova peraltro su molti giornali; voglio parlare invece del Cedro del Libano, Cedrus Libani, meraviglioso albero che prende il nome da questo piccolo Stato.

Bandiera del Libano, da Internet
Bandiera del Libano, da Internet

In effetti il Libano è uno dei pochi Stati che si fregiano di una specie arborea nella loro bandiera; mi vengono in mente il Canada e il Belize, mentre molti altri Stati hanno un albero come emblema, anche se non presente nella bandiera (penso alla Betulla per la Russia, il Ciliegio ed il Ginkgo per il Giappone, il Fico strangolatore per l'India etc.).

Purtroppo il Cedro del Libano si è estremamente ridotto nel numero, secolo dopo secolo, anche nel paese che gli dà il nome; oggi dell'immensa foresta di Cedri che ricopriva la catena montuosa libanese rimane solo una enclave nella foresta dei Cedri di Dio, patrimonio dell'umanità dell'Unesco; alberi anche enormi, oggi finalmente rigorosamente protetti.


Comunque, alberi che crescono bene in quota ed hanno bisogno di grandi spazi, quindi praticamente assenti a Cagliari; anche se qualche esemplare lo abbiamo trovato, per esempio in via Mercalli, riportato insieme ad una buffa foto del glorioso esemplare del parco di Laconi (post 23/5/12). Quest'ultimo è ripreso anche nella foto qui a destra; qualche esemplare in più abbiamo in città per le altre specie di Cedro, quello dell'Atlante e quello Himalaiano (post del 20/12/10).


Resta il fatto che per godere pienamente di queste meraviglie della natura, della loro grandezza e della potenza che emanano, bisogna attraversare il mare ed andare nei parchi del centro nord Italia, o addirittura di altre nazioni come Francia ed Inghilterra. 

Ecco di seguito tre esemplari da me fotografati negli anni scorsi.


    


Un grande campione fotografato nel 2015 nel parco della provincia, a Treviso; come si vede, è il contesto di verde e gli ampi spazi che consentono a questo albero di mostrarsi in tutta la sua bellezza.





E questo è un Cedro in un giardino pubblico di Stresa, sul lago Maggiore, fotografato nel 2014; anche qui conta il contesto, in questo caso di siepi, fontane e vialetti.



Infine, questa meraviglia fotografata nell'ottobre 2019 nel parco di Castle Howard, a nord-est di York, in Inghilterra.

Il Cedro sembra quasi levitare su un prato rasato in maniera impeccabile, mentre si intravede sullo sfondo la residenza nobiliare del '700 fulcro dello splendido parco, sempre per parlare dell'importanza del contesto.





Insomma, spero di aver dato un piccolo contributo confermativo della bellezza del Cedro del Libano, e dedico questo post a quel povero paese del Medio Oriente, augurandogli di uscire presto dalla tragedia nella quale è precipitato.

sabato 8 agosto 2020

Il vecchio e glorioso Olmo di Monte Urpinu

Questo post è una logica prosecuzione del precedente del 2 agosto, nel quale mi impegnavo ripresentare a breve il vecchio Olmo di Monte Urpinu, nostra storica conoscenza (post del 14/9/12,  21/3/13,  8/4/14,  oltre ad ulteriori citazioni).

Sono stato stimolato ad intervenire anche da un articoletto di questi giorni sulla stampa locale, che parla di Olmi malati a Sarroch, che dovranno essere abbattuti. Insomma, sembra che la grafiosi (post del 22/4/12 ) colpisca soprattutto con il caldo estivo, spesso aggravando una situazione già parzialmente compromessa, come forse è successo anche per gli esemplari del parco Vannelli.


Torniamo allora sull'esemplare di Monte Urpinu, vivo e vitale nonostante anche lui mostri qualche segno di malattia. Ma io sono sicuro che i bravi giardinieri del parco, così come lo hanno curato fino ad ora, continueranno a farlo, per assicurargli ancora lunga vita. 



Ecco una immagine d'insieme, che dimostra la buona salute e la grandezza di quest'Olmo, mentre nella fotina a destra vedete le foglie basse, attaccate dal fungo, e l'effetto di picchiettatura provocato.






D'altra parte, stiamo parlando di un vecchio e glorioso esemplare, che ha già vinto tante battaglie e superato indenne anche gravi ferite, come dimostra quest'altra foto con il rugoso tronco bucato, dal quale ci aspettiamo di vedere comparire da un momento all'altro un picchio o altro uccello arboricolo.

Evviva il nostro vecchio campione, speriamo che accompagni la nostra e le prossime generazioni ancora per tanti tanti anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 2 agosto 2020

Che cosa succede agli Olmi del parco Vannelli?

Sappiamo che gli Olmi sono una specie arborea bellissima, anche se purtroppo non molto adatta alla nostra città.
Aggiungiamo a questa mancanza di adattamento cittadino che gli Olmi sono alberi con apparato radicale piuttosto invadente, e che sono spesso oggetto di attacchi da parte di un fungo, che ne determina il deperimento, bloccando la circolazione della linfa (malattia detta grafiosi).

Ecco perché gli Olmi, Ulmus campestris e Ulmus montana, non sono più una essenza arborea comune in città; quelli di viale Elmas sono quasi tutti morti, quelli di viale Marconi sopravvivono a stento, mentre resistono ancora il bellissimo esemplare di Monte Urpinu (post del 14/9/12 ed altri) e quelli del parco Vannelli.



Anzi no, quelli del parco Vannelli non resistono più: ecco in che  condizioni sono adesso, in piena stagione vegetativa, completamente spogli, quasi un foliage fuori stagione.

Di questi gloriosi esemplari io avevo fotografato il vero foliage, ma eravamo in gennaio (post del 16/1/19)! 

Insomma, non ci resta che consolarci con l'Olmo di Monte Urpinu, portabandiera di un drappello sempre più ristretto di esemplari; ve lo riproporrò a breve.