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domenica 26 agosto 2018

L'albero della manna

Non è la manna della Bibbia quella di cui parliamo oggi, anche se c'è chi sostiene che anche quella fosse di origine vegetale, e precisamente provenisse da una Tamerice, anziché direttamente dal cielo; parliamo invece della manna secreta da un albero, l'Orniello.

L'Orniello, nome comune del Fraxinus ornus, è un albero presente in Sardegna, assieme al fratello della specie angustifolia, soprattutto nel centro nord; ne avevo parlato nel 2012 (post del 15/10/12) presentando alcuni begli esemplari della Foresta Burgos in fase di foliage. 

Questa essenza è invece molto rara a Cagliari, anche se recentemente ho scoperto un buon numero di esemplari nei giardini del Brotzu (post del  9/10/17), con le loro affascinanti samare alate.

Ma siccome oggi parliamo di manna, e della sua estrazione, vi porto in Sicilia, nelle Madonie, e precisamente nel paese di Castelbuono.

Ho scattato la foto a sinistra proprio a Castelbuono, questa primavera, e gli alberi di questo slargo sono proprio Ornielli.

Castelbuono è uno dei due paesi siciliani, assieme a Pollina, che praticano ancora, o meglio hanno ripreso a praticare, l'arte dell'estrazione della manna dall'Orniello. E sono non solo gli unici in Sicilia, ma anche in Italia e forse nel mondo a praticare quest'arte.

In estrema sintesi, l'operazione avviene così: proprio in questo periodo, mediante incisioni praticate con grande attenzione nel tronco con una roncola apposita, il "mannaruolu", si provoca la fuoriuscita della manna, liquido dolciastro che si solidifica in piccole stalattiti bianche, dette cannoli. Da questi si ottiene la manna di prima scelta, la più pregiata e costosa, a cui seguono quella a pezzi e quella raccolta da terra.

Un processo delicato quello dell'estrazione, che si tramanda da generazioni e che deve essere praticato con grande maestria, per evitare di danneggiare la pianta. Un processo ed una serie di abilità che ricordano quelle che noi conosciamo molto bene,  relativamente all'estrazione del sughero dalla Quercus suber. 

La manna viene usata come dolcificante per torte, biscotti, dessert ed anche panettoni, e per qualche ricetta salata.  Ha anche importanti usi da parte dell'industria farmaceutica e cosmetica, anche se credo che sempre più spesso in questo campo venga sostituita da altri prodotti più economici.


E torniamo per concludere ad un'altra immagine dell'albero che ci dona la manna, sempre fotografato a Castelbuono;vi faccio notare i semi alati dalla forma oblunga, ancora nella presentazione primaverile. Interessante il confronto con i semi fotografati ad ottobre nel post del Brotzu citato in precedenza.

Insomma un albero interessante il Frassino: di gradevole aspetto, sia in fase vegetativa che quando si spoglia, e possibile generatore di reddito; mi chiedo come mai da noi sia così poco diffuso.

martedì 21 agosto 2018

Il rosso e il nero

Sgombriamo subito il campo da equivoci: non intendo parlarvi del bel romanzo di Stendhal né, tanto meno, dei rossoneri del pallone; il titolo del post di oggi è solo la prima cosa che mi è venuta in mente guardando la foto sottostante, che ho scattato nelle campagne di Burcei.






Parliamo dunque di rovi, Rubus fruticosus, e delle loro meravigliose drupe composte, le more, già presentate in precedenti post (post del 7/8/115/9/13,  17/8/15). Nascono gialle, poi virano al rosso, come si vede dalla foto, ed infine assumono il meraviglioso colore nero lucido.





Un frutto di stagione, le more, con quest'anno una particolarità in più: il tempo piovoso che ci ha accompagnato dalla primavera avanzata fino ad oggi ha determinato un anticipo di maturazione, ed un contrasto più netto fra nero e rosso, come si vede anche dalla spalliera a destra.

Purtroppo anticipo di maturazione non significa maggiore bontà; i rovi sono abituati al nostro clima siccitoso, e quest'anno non hanno espresso, o espresso ancora, il meglio della dolcezza e del gusto delle more. Insomma, il sapore è un po' "annacquato".

Peraltro questo effetto lo abbiamo vissuto anche con la frutta coltivata, per esempio le Pesche, che ad inizio stagione erano insipide e facili alla marcescenza.

Insomma, non siamo mai contenti, ma io confido che all'inizio di settembre avremo le more gustose che il nostro clima "normale" ci sa fornire!

domenica 12 agosto 2018

Parco CIPLA, un altro segnale di ripresa

Siamo nel grande parco fra via dei Donoratico e via Figari, l'ex parco CIPLA, che oggi dovrebbe essere distinto in parco Lions e parco Giovanni Paolo II.

Ne abbiamo parlato nel lontano 2011 (post del 30/9/11) e, molto più recentemente (post del 12/3/18)  per segnalare la positiva risistemazione di una parte del parco, attribuita anche come nome ai Lions.

Oggi voglio segnalare un altro bel segnale di ripresa, che riguarda la rimessa in esercizio del locale ristorante-bar posto in cima della collinetta che divide i due lati del parco.

Ecco una foto al tramonto, che evidenzia la piacevole terrazza che affaccia sul laghetto.

Il laghetto è stato ripulito, e non ho visto animali acquatici che possano riprodurre lo sgradevole effetto Monte Urpinu, dovuto all'eccesso di queste presenze.

Resta il problema dell'utilizzo di questa grande piscina di acqua bassa; penso che sarebbe molto bello vedere bambini con canoe o piccoli pedalò, o barchette radiocomandate, chissà.

Intanto noi, come deformazione professionale, apprezziamo il verde del parco e, nella fattispecie, gli enormi cespugli di Oleandro fioriti che si intravedono sullo sfondo.

giovedì 9 agosto 2018

Un altro Fico ficchetto

Nel 2015, giocando un po' sulle parole ed in particolare sui termini dialettali, avevo attribuito l'epiteto di ficchetto a quegli esemplari di Fico selvatico che sono capaci di crescere nei posti più incredibili, quasi per dimostrare la loro bravura nel mettersi in mostra.

Avevo colto questi esemplari alla Cittadella dei Musei (post del 13/8/12), sul lungomare di Su Siccu (post del 10/5/15), perfino sulla Torre dell'Elefante (post del 8/4/15), ed oggi ve ne propongo un altro, fra i tanti che ci sono in giro per la città.

Eccolo qui, in via Agostino di Castelvì, traversa di via Dei Conversi; si trova, per ora, a fianco dell'edicola, ma se continua così fra poco si troverà "al posto" dell'edicola, dato il modo in cui sta crescendo.

Non so se l'edicolante sia più contento del fedele compagno verde o più infastidito dell'ospite invadente; sicuramente il titolo di ficchetto si attaglia perfettamente anche a questo esemplare.

Certamente si ripropone in questo caso, come già segnalato altre volte, il problema dell'eliminazione delle piante invadenti dal suolo pubblico, al di là della simpatia che possono trasmettere.

domenica 5 agosto 2018

La bellezza di una foglia

Il compito della foglia, lo ricordiamo più o meno dagli studi scolastici, è quello di svolgere il processo fotosintetico, in uno con i processi di respirazione e traspirazione, assicurando la sopravvivenza della pianta.

Già questo è un miracolo per noi non specialisti della materia, che ci limitiamo a prenderne atto ed apprezziamo soprattutto il valore estetico delle foglie, prese nel loro insieme. Ma le foglie meritano spesso di essere apprezzate anche singolarmente, come nel caso di quella che vi presento oggi.

 Si tratta della foglia di una pianta d'appartamento, della quale vi ho già parlato, pur nella mia ignoranza specifica della materia, l'anno scorso (post del 21/1/17), e cioè una Maranta leuconeura di varietà Erythroneura.

La bellezza di questa foglia non ha bisogno di grandi descrizioni: sfondo di un bel verde intenso, la nervatura centrale giallina ed irregolare con accenno di nervature laterali secondarie, mentre le nervature principali, alternate, si diramano arcuate verso il lembo della foglia evidenziate da un meraviglioso colore rosso.

La pagina inferiore della foglia è anch'essa affascinante, di colore ruggine, e riproduce in modo sfumato il disegno superiore.

In definitiva, l'attenzione alle foglie delle piante che ci circondano, dentro e fuori di casa, non è mai tempo sprecato.