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mercoledì 30 settembre 2015

Anche il Cipresso calvo di Monte Urpinu è cresciuto!

L'altro giorno, quando ho parlato dello splendido Acero saccarino di Monte Urpinu e della sua crescita (post del 25/9/15), ho dimenticato di citare un'altra crescita, forse ancora più interessante: quella dell'unico fratello cittadino dello splendido Taxodium distichum,  Cipresso calvo o delle paludi, dell'Orto Botanico.

Questo fratello vive a Monte Urpinu, non molto distante dall'Acero, e lo avevamo fotografato (post del 27/9/12), appunto nello stesso post dell'Acero, giovanissimo virgulto circondato da opportuna protezione, come si vede dalla foto di allora che per comodità ripropongo.

 Eccolo qui nella foto del 2012, piantato al bordo del ruscelletto per consentirgli di sviluppare le radici speciali (pneumatofori)  che gli permetteranno di captare l'ossigeno anche in presenza di elevato ristagno d'acqua.



Era poco più che una scommessa per i giardinieri di Monte Urpinu; ebbene, ora possiamo dire che la scommessa è stata vinta.

La foto di  destra lo riprende oggi: si è liberato della protezione, è ben cresciuto in altezza, e soprattutto appare molto sano, con il suo colore verde chiaro uniforme.









Guardate la bellezza delle sue foglioline, aghi appiattiti inseriti fitti fitti, in file opposte, sui rametti (da cui il "cognome" distichum).


Insomma, una bella accoppiata di rarità, il Cipresso calvo e l'Acero saccarino, altro che i soliti vecchi Pini, come scherzava il titolo del citato post del 2012!

lunedì 28 settembre 2015

Delitto, pentimento e riscatto

Questo post, a cominciare dal titolo che sembra preso pari pari da un romanzo ottocentesco, racconta una storiella del tutto inventata per quanto riguarda i sentimenti, ma basata su fatti certi ed inoppugnabili per quanto riguarda i protagonisti, che guarda caso sono gli alberi di un giardino.

I fatti si svolgono fra gli anni a cavallo del nuovo secolo e l'oggi, e riguardano il giardino privato, ma aperto alla vista di tutti, situato fra via Dante e via De Gioannis.

Delitto

Viveva in questo giardino, appartenente fino alla fine del secolo scorso all'Istituto Biochimico Sardo, una splendida Fitolacca, anziana, enorme e disordinata, come tutte le Fitolacche lasciate libere di espandersi. Era così grande che la si poteva ammirare sia da via Dante che da via De Gioannis.

Al cambiamento di proprietà e con i lavori di rinnovo, quando venne il momento di predisporre i parcheggi sotterranei, la Fitolacca venne brutalmente rottamata, senza nemmeno considerare la possibilità di lasciarla in vita, trovandole magari una nuova sistemazione.

Pentimento

Dopo aver giustiziato il grande albero, qualcosa toccò il cuore dei proprietari che, pentiti, decisero di riparare al delitto commesso, ordinando alla ditta specializzata di piantumare ben 3 esemplari di Fitolacca nel giardino rinnovato. Di questo demmo atto in un vecchio post (post del 18/10/11), che rinfreschiamo con le foto sottostanti.



Vista d'insieme delle nuove installazioni verdi in corso nel 2011



Particolare delle 3 Fitolacche appena piantate nel 2011, semplici giovani fusti con ciuffetti di foglie in cima.





Riscatto

Il pentimento e le piantumazioni hanno dato i loro frutti, ed i tronchetti del 2011 si sono trasformati in grandi alberi, come si può vedere dalla foto sottostante.


E non sono solo le Fitolacche ad abbellire il giardino, ma anche esemplari di Tipuana speciosa, Schinus molle, eleganti Strelitzie, Palme, slanciati Pini d'Aleppo residuo del vecchio giardino.

Insomma proprio un bello spazio verde, che offre pieno riscatto al delitto a suo tempo commesso, e che per avere pieno riconoscimento dovrebbe consentire il libero accesso al pubblico, naturalmente con tutte le limitazioni del caso; sarebbe un bel segno finale di pacificazione, ed un degno finale per la storiellina che vi ho raccontato.

venerdì 25 settembre 2015

Il raro arbusto di Monte Urpinu si è fatto grande

Torniamo a parlare, e con piacere, degli Aceri e della loro grande famiglia, le Aceraceae. E torniamo a parlarne nonostante che, o forse proprio perché, sono alberi molto rari in città.

Gli Aceri delle varie specie sono normalmente alberi molto belli, sia per la foglia, spesso lobata e con margini dentati,  sia per il frutto, costituito da samare doppie che paiono farfalline con ali variamente aperte. Le foglie sono caduche, e gli Aceri sono fra gli alberi che si spogliano con maggiore eleganza, dando luogo alle splendide colorazioni autunnali precedenti alla caduta delle foglie.

Cagliari, lo abbiamo detto, non è città adatta agli Aceri, tanto più è giusto dedicare attenzione ai pochi esemplari presenti. Abbiamo identificato l'Acero negundo (post del 17/5/11), l'Acero giapponese in vaso (post del 26/4/11), l'Acero campestre (post 20/6/13) e quello che sicuramente è il più raro, l'Acero saccarino (post del 27/9/12).


Ed eccolo qui il nostro protagonista odierno, l'Acer saccharinum  che vive nella parte bassa di Monte Urpinu.

Dire che si è fatto grande è forse una esagerazione, soprattutto se lo confrontiamo con il grande Olmo sullo sfondo, ma ha assunto le sembianze di un albero, e se mi ricordo il piccolo e gracile arbusto di 3 anni fa devo dire che il risultato è notevole.


Ecco a destra le grandi foglie pentalobate con l'apice molto pronunciato.

Ancora non ha fruttificato, forse è troppo giovane, ma lo aspettiamo al varco; trattandosi di una specie a rapida crescita, anche se il nostro finora non lo ha dimostrato, speriamo che diventi adulto in fretta, e che ci dia magari qualche segno autunnale di foliage, che i suoi fratelli americani e del nord Europa sanno fare così bene!

lunedì 21 settembre 2015

Ritorna la meravigliosa fioritura della Chorisia

E' un appuntamento da non mancare, tutti gli anni in questo periodo, quello della fioritura delle Chorisie, che abbelliscono vari angoli della città.

Io prediligo, come i lettori più affezionati sanno, gli alberi di via Sabotino, i più grandi e belli della città: ma naturalmente, a seconda delle preferenze e delle esigenze di contesto, si possono ammirare l'esemplare della Cittadella, quelli di via Curie, i piccoli di via Fleming (post 29/6/12), quello bellissimo della retrostante piazza Garau (post del 29/1/13), e così via.

Ma torniamo a noi, e cioè a via Sabotino

Ecco un particolare dell'albero dai fiori rosa, la cui chioma si sovrappone e si confonde con la sorella dai fiori bianchi, più grande ma meno generosa nella fioritura.

Faccio notare le numerose palline verdi, i boccioli pronti ad aprirsi e dispiegare i meravigliosi petali.



E guardate che bella struttura e ramificazione ragguardevole hanno questi alberi, è un piacere anche guardarli da sotto.




E le spine, o meglio gli aculei conici che ricoprono i rami, e che abbelliscono il blog costituendone lo sfondo?

Le ho elogiate da poco, le spine (post del 10/9/15), e mi fa piacere proporvi quelle della Chorisia nella foto a sinistra.






E infine un omaggio anche ai fiori bianchi, belli anche se forse un po' più fragili e destrutturati di quelli rosa; piccolezze, sono comunque splendidi.

giovedì 17 settembre 2015

La cascata di perle

Ieri non c'erano, oggi all'improvviso le notiamo; sono migliaia e migliaia, riempiono gli alberi ed il nostro sguardo ammirato. Sono i frutti della Sophora japonica, albero ben presente a Cagliari e del quale abbiamo parlato più volte (p.es. post del 20/9/13).

E riprendo volutamente l'immagine della cascata di perle utilizzata nel post citato, a sua volta mutuata dalla cascata di diamanti di James Bond del 1971, perché mi sembra tuttora rispondente a questo spettacolo di perle opalescenti racchiuse nei gonfi baccelli strozzati.

Oggi dedichiamo la nostra attenzione all'esemplare, maestoso, di piazza Repubblica, dove finisce via Tuveri.



Eccolo a destra nella vista d'insieme, questo esemplare che si va ad aggiungere ai tanti già citati, da via Cugia e via Carboni Boy, la matriarca di Stampace, i vari parchi, via Fracastoro e così via.

E' un vero spettacolo per la città, che appena messo a fuoco non ci abbandona più, dato che i nostri occhi lo vanno a cercare nei vari luoghi che frequentiamo, dal momento in cui lo abbiamo notato per la prima volta.

Ed allora godiamoci il mese della Sofora, a cavallo fra settembre ed ottobre, prima che la scena sia occupata, ed in che modo, dal mese della Jacaranda, che lascerà veramente poco spazio per gli altri alberi!

lunedì 14 settembre 2015

Povera Dieffenbachia!

Per la serie ogni tanto bisogna anche sorridere,  ecco che cosa ho catturato stamattina davanti all'ufficio ticket del Policlinico di Monserrato.

Si tratta di una misteriosa Dieffenbachia con il fusto ondivago, come un serpente represso; come ha fatto a diventare così? E' stata una sua scelta andare a sinistra poi a destra, nel tentativo di trovare un po' di luce, o è stata costretta? Forse mancavano tutori di lunghezza adeguata per sostenerla?
O forse si è pensato che comprimendola un po' sarebbe stata più affascinante?

Quale che sia il motivo di questo stato di cose, che credo non sapremo mai, quello che è sicuro è che strappa il sorriso, nonostante il luogo non proprio consono all'allegria; quei miseri ciuffetti di foglie, distribuiti equamente lungo il fusto, denotano una volontà di sopravvivenza che le fa onore, e la sinuosità dell'insieme ha il suo fascino. Che la sua presenza in quella posizione, paziente fra i pazienti in fila per pagare il ticket, abbia un significato preciso, legato appunto alla sopravvivenza?

Chissà; io penso solo che dovrebbe essere sostituita o, se non ci sono soldi, piuttosto eliminata, o relegata in una "stanza del sorriso", accompagnata da apposito cartello esplicativo che ne motivi lo stato preagonico, in compagnia di altre sorelle attualmente sparse per i corridoi del Policlinico. E' chiedere troppo?

domenica 13 settembre 2015

Il Giuggiolo, albero desueto

Mi sono accorto, nell'ultimo post dedicato alle spine ed alla loro bellezza, di aver citato un albero sconosciuto al blog, il Giuggiolo, Ziziphus jojoba.  Occorre una riparazione, e provvedo subito.

In realtà del Giuggiolo mi sto interessando da qualche mese, cioè da quando Riccardo, che ringrazio, me lo ha presentato, chiedendomi una identificazione.

Allora, il Giuggiolo è un albero desueto, come lo ho definito: è caduto in disuso, perlomeno in città, perlomeno come albero pubblico, un po' come il Gelso o il Fico o l'Acacia spinosa. Alberi campagnoli, che la città ha progressivamente scacciato dal suo territorio, per svariate ragioni (sporcano, sono ruspanti e poco ordinati, hanno le spine ....).

Giusto o sbagliato che sia questo abbandono (secondo me sbagliato se la causa sono le spine, come detto nel post precedente), il nostro blog non se ne vuole dimenticare, e li presenta quando li trova.


 Ecco allora un giovane esemplare di Giuggiolo, che espone con orgoglio le sue drupe, le giuggiole, ancora acerbe.

Si trova a Pula, dove credo che questi alberi siano tuttora molto presenti, e le giuggiole vengono regolarmente vendute da alcuni fruttivendoli, in quanto eduli.

Il Giuggiolo può avere un portamento arbustivo o arboreo, ed ha belle foglie lucide e coriacee su rametti verdastri zigzaganti molto caratteristici, dotati di spine.

Questo albero era così tanto noto fino a qualche decennio fa che il nome dei suoi frutti è stato sfruttato dall'industria dolciaria, che ha attribuito il nome di giuggiole a certe caramelle tonde e molli, ed ha dato luogo al modo di dire "andare in brodo di giuggiole"  oggi ancor più desueto dell'albero.

A Cagliari non mi risulta che siano più presenti Giuggioli, almeno a livello pubblico, mentre sicuramente ce ne erano sia ai Giardini Pubblici che nei giardini di via Gioia, per intenderci quelli delle Catalpe (p.es. post del 29/5/11).


Per trovare un Giuggiolo cittadino sono dovuto andare all'Orto Botanico, che per fortuna non ci tradisce mai. Non è un bellissimo esemplare, ma è comunque ben osservabile, e come si vede espone le drupe ormai mature.

Insomma un bell'alberello, che sarebbe piacevole rivedere in qualche viale o giardino cittadino.



giovedì 10 settembre 2015

Elogio delle spine




Mi scuso con Erasmo da Rotterdam per avere preso in prestito il titolo di un suo famoso saggio, provocatore e satireggiante, che elogiava la follia; il mio intento è proprio quello di provocare il pensiero comune, secondo cui tutto ciò che ci circonda deve essere fatto a misura della nostra comodità, e se così non è peggio per lui.

Le spine delle piante sono un esempio rappresentativo di questo atteggiamento fastidiosamente antropocentrico: guai se una pianta ha le spine, viene subito allontanata dal consesso degli umani, o viene privata in maniera forzosa delle spine, o si modifica il suo DNA per farla crescere senza.

Ma vi sembra un atteggiamento corretto? Guardate la bellezza delle spine di questa Acacia, per la precisione un Acacia karroo dell'Orto Botanico, stretta parente se non addirittura la medesima specie dell'albero da noi conosciuto come Acacia horrida (post 9/1/11 ed altri).  E che dire della nostra amica Chorisia insignis, sfondo fisso del nostro blog e regina di citazioni, anche come splendido scheletro spinoso (post del 29/1/13, e tanti altri)?

E naturalmente non è solo la bellezza a farci elogiare le spine, ma il loro ruolo nella esistenza della pianta, sia quello di difenderla dalla voracità degli animali, sia quello di proteggerla dall'eccessivo calore del sole.

Certo, le spine possono essere pericolose, e lo sanno bene i nostri antenati sardi che cercavano di superare le barriere di Acacie spinose per andare a rubare la frutta: ma è un'arma di difesa, non di offesa! Basta sapere che una pianta è spinosa, e trattarla con la dovuta attenzione e rispetto. Ecco, questo è ciò che manca, il rispetto dell'uomo verso la Natura, con tutte le sue caratteristiche; e basta distruggere tutto ciò che non è consono alle nostre esigenze spicciole!

Io capisco che non vogliamo una pianta spinosa dove circolano bambini molto piccoli, non consapevoli del pericolo, ma ai nostri figli e nipoti in età scolare possiamo ben insegnare a stare attenti alle spine, a rispettare le piante, a non strappare i rami, a trattare con attenzione queste nostre amiche! O dobbiamo eliminare tutto ciò che possa provocare la più piccola puntura a noi o ai nostri pargoli? Non dico di tornare al Valentino pascoliano con i "piedini provati dal rovo", ma insomma....

Ed allora, per scendere a cose pratiche della nostra città, perché è stata eliminata la bella Acacia di viale Diaz (post 4/7/14)? Perché i bellissimi arbusti di Carissa macrocarpa (post del 22/8/15) sono rari e relegati in giardini inaccessibili?  Perché sono scomparsi dalla città i Giuggioli, Ziziphus jojoba, alberi molto eleganti presenti fino ad alcuni anni fa per esempio ai Giardini Pubblici? non sarà perché solo colpevoli di avere le spine?

Potrei continuare, ma la smetto qui e concludo: stiamo attenti alle spine, ma, per favore, (ri)impariamo a conviverci!

sabato 5 settembre 2015

Alberi eccezionali, con una rarità aggiuntiva

Spero di non esagerare con la magniloquenza del titolo, ma la terna di alberi di cui parliamo oggi credo che meriti parole forti di riconoscimento.

Parliamo, per intenderci, di alberi di assoluta rarità per il nostro ambito cittadino, oltretutto se in buone condizioni come questi: una Farnia, Quercus robur, una Sughera, Quercus suber, un Tasso, Taxus baccata.

Le due Querce sono state già trattate dal blog (post del 23/10/14), dove si metteva in evidenza, oltre al resto, la peculiarità che le due Fagacee fossero a pochi metri di distanza l'una dall'altra, in via Dei Tritoni al Quartiere del Sole. Questo post faceva seguito ad un altro (post del 24/4/14), sempre però dedicato alle Querce rare cittadine.

Orbene, oggi abbiamo una new entry, una specie del tutto diversa, e cioè un Tasso, aghifoglia appartenente alle Gimnosperme, che avevo trattato nel 2011 (post del 26/8/11), considerandola non presente in città perché non adatta al nostro clima.

E invece ne abbiamo almeno una, in giardino privato come le due precedenti; visibile dalla strada, anche se seminascosta da una siepe di Piracanta, non la avrei probabilmente mai individuata, se non mi fosse stata segnalata da Marco, che ringrazio. Eccolo qua, il primo Tasso cittadino del blog.

E' un bel cespuglione, di una trentina di anni di età, sano e vitale, come si nota anche dai nuovi getti.

Una grande rarità aggiuntiva, indubbiamente, ma non è quella a cui mi riferisco nel titolo; la vera rarità, anzi unicità di questa scoperta, è che il Tasso è a sua volta a pochi metri dalla Sughera, che è a pochi metri dalla Farnia, in via dei Tritoni!

Tre specie così rare per Cagliari, tutte allineate nella stessa via, bisognerebbe estrarne dei numeri da giocare al Lotto! Solo all'Orto Botanico può ripetersi una casistica del genere, ma lì è voluto.
Nel caso di via Dei Tritoni, non credo proprio che sia voluto, a meno che, per restare nello scherzo, non si sia trattato di una gara, fra i proprietari dei villini, a chi stupiva di più con un albero raro, come gli aristocratici di S.Gimignano con l'altezza delle loro torri!





giovedì 3 settembre 2015

Che cosa succede al Boulevard dei Bagolari?

Micro-boulevard dei Bagolari, così avevo chiamato la bella strada pedonale che da via Stoccolma conduce verso i binari del metro-tram e via Oslo (post del 10/11/10).

Una bella strada appunto, ornata da un doppio filare di Bagolari che consentivano di godere, con la dovuta modestia, dello spettacolo del foliage, l'arte degli alberi di spogliarsi delle foglie in autunno (post del 9/12/10,   31/10/11,  10/12/13).

Orbene, il boulevard è malato, o meglio sono malati gli alberi che ne costituiscono l'anima. Recentemente, e ringrazio Ivan per la segnalazione, il Comune ha provveduto a tagliare almeno 5 alberi adulti, se non di più, nello slargo iniziale verso via Stoccolma ed all'interno della passeggiata, come si vede dal "buco" sulla destra della fotografia.

Che cosa sta succedendo a questi alberi, notoriamente molto robusti? Il problema è che purtroppo la moria non sembra finita, dato che diversi altri esemplari sembrano affetti da clorosi, e si assiste già da adesso alla caduta anticipata di molte foglie.

Quale avversità assale il nostro boulevard? Io non lo so, dato che capisco molto poco, per non dire niente, di malattie delle piante, ma sarei molto dispiaciuto se questa piccola perla cittadina dovesse degradare; non posso fare altro che invitare i nostri amministratori del verde ad adottare tempestivamente (sperando che lo abbiano già fatto, dato che hanno eliminato le piante morte) le necessarie azioni conservative, per salvare il salvabile.