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mercoledì 26 novembre 2014

Uno splendido scheletro, e qualcosa in più

Gli scheletri, la bellezza dei vecchi tronchi nudi ma ricchi di storia, l'intrico dei rami sottili protesi verso il cielo; evoca sempre immagini poetiche un grande albero spoglio nei mesi invernali.

Io non sono poeta e non so esprimere immagini poetiche, ma gli scheletri invernali mi piacciono, come sanno gli affezionati; lascio dunque che siano le fotografie a parlare, e  ad invogliare i lettori a constatare di persona.

Ne abbiamo parlato diverse volte, come si può verificare con una ricerca mirata nel blog. Platani, Melie, Gleditsie, Chorisie come splendide modelle invernali, ma io apprezzo soprattutto le Roverelle, Quercus pubescens, magari sui Monti del Gennargentu (post del 7/1/14).

    Ed ecco il campione di oggi, che in realtà rappresenta uno scheletro fotografato nella primavera del 2004: mi permetto un tuffo nel passato perché la foto, che ho ritrovato casualmente, mi sembra veramente meritevole.

Si tratta di una meravigliosa e nodosa Roverella secolare, ai bordi di un sentiero che si dirama ad ovest della cantoniera Pira 'e Onni, non lontano da Punta La Marmora.

Non uso altre parole per descrivere la bellezza di questo scheletro, ma vi porto sul resto della fotografia, che non ho volutamente tagliato. In basso, davanti al muretto a secco, compare il pastore, che teneva in quello spazio le sue bestie, e che in una attigua casupola semi diroccata preparava ricotta, pecorino e fiore sardo, in un piccolo ambiente carico di fumo e di odori.

Chissà se, a distanza di 10 anni, il pastore c'è ancora e prepara ancora quelle prelibatezze! Ho provato a tornarci, ma il sentiero, che originariamente dalla statale arrivava fino al lago dell'Alto Flumendosa, in un tripudio di natura, Roverelle e Ginepri, praticamente non esiste più, almeno non per le auto.

Magari il pastore si è messo a riposo, ma la Quercia penso che sia sempre lì; che cosa sono per lei 10 anni in un territorio arcaico, dove si respirano i secoli?  

lunedì 24 novembre 2014

Treewatching tour: da una Fitolacca ad un'altra

Dopo l'esperimento breve di via S.Lucifero possiamo passare ad un percorso decisamente più lungo, piatto forte della città turistica ma, aspetto molto meno noto, anche della città che apprezza e vuole osservare gli alberi, i singoli alberi di pregio o gli insiemi della stessa specie che caratterizzano la zona.

Il percorso, centrato essenzialmente sulla passeggiata di Terrapieno, parte da una Fitolacca e con una Fitolacca finisce, e ne incontra altre lungo strada; questi alberi, per la loro dimensione e le posizioni strategiche in cui vivono possono essere considerati il simbolo della bellissima passeggiata odierna.

Ecco il percorso: si parte dalla base dell'ascensore per il bastione di S.Remy; si percorre tutto il Giardino sotto le Mura; si attraversa il viale Regina Elena e ci si immette nella passeggiata di Terrapieno, che  si percorre tutta, fino ai Giardini Pubblici; si sale ancora in via Badas e si attraversa la porta di S.Pancrazio; si gira a sinistra e si termina il tour in piazza Indipendenza.

Le piante sotto elencate sono state trattate tutte dal blog; è sufficiente una ricerca per cercare dettagli, notizie ed altri esemplari. Ecco perché non ho appesantito la descrizione con troppi rimandi.

  1. Phytolacca dioica, e precisamente l'esemplare dal grande piede che incombe di fianco all'ascensore che sale al bastione di S.Remy. E' un grande albero, e per l'intemperanza tipica della specie ha bisogno spesso di essere tenuto a bada con significative potature; è godibile anche dall'alto, a cominciare dalla salita nell'ascensore con le pareti vetrate. Altri esemplari li troviamo più avanti, nella scarpata che precipita in via S.Saturnino, recentemente risistemata, e poi alla fine del nostro tour, a fare da splendida cornice al vecchio Museo Archeologico. La Fitolacca è un albero molto trattato dal blog, a cominciare dall'inizio nel 2010 e dalla sentinella di Castello, oltre Porta Cristina;
  2. Ceratonia siliqua, il Carrubo vecchissimo che si trova oltre lo spazio bar nel Giardino sotto le mura (post del 3/6/14), con il suo tronco contorto e avvitato.
  3. Schinus molle, all'inizio della passeggiata di Terrapieno, appena superati i pochi gradini che la separano dallo slargo con le Palme. E' il primo di una serie di Schinus, tutti belli e piuttosto anziani; alcuni li troviamo subito dopo, a sinistra della passeggiata pedonale, altri li incontreremo nello slargo verso la fine, e l'ultimo da notare fa da cornice all'ingresso dei Giardini Pubblici;
  4. Maclura pomifera , alberello dai buffi frutti rugosi il cui primo esemplare si trova anch'esso  appena superati i gradini; a questo ne seguono diversi altri, attualmente in fase spogliante, fino al livello della vecchia sede dell'Unione Sarda, circa a metà del viale;
  5. Sterculia diversifolia , splendido  grande esemplare, attualmente con i "frutti lampadario" appesi in evidenza, sempre sulla scarpata verso via S.Saturnino;
  6. Araucaria excelsa, la signora Araucaria, ovvero l'albero più alto della città, del quale si gode la vista, con il panorama che la circonda, in tutta la seconda parte della salita di Terrapieno;
  7. Cedrus deodara,    il Cedro himalayano affiancato allo Schinus, all'ingresso dei Giardini Pubblici (post del 20/12/10), esemplare bello e raro in città, per il clima non proprio confacente, e che deve fra l'altro temere l'invadenza del vicino Ailanto e dei suoi figli;
  8. Ailanthus altissima, l'insieme di Ailanti che caratterizza tutta la breve salita di via Badas, fino alla porta di S.Pancrazio. Sono grandi esemplari che si sono impossessati, senza alcun controllo o azioni di contenimento, degli spazi esterni della ex scuola Mereu, tuttora occupata ed in stato di "extraterritorialità" (post del 8/7/14). Questo gruppo di alberi funge sicuramente da centro di attacco colonizzante per tutta la zona, a cominciare dai giardini Pubblici. 
E qui mi fermo, avendo già citato 8 specie arboree meritevoli di attenzione; naturalmente non va dimenticato che lungo il percorso del viale Regina Elena siamo amabilmente circondati da vecchi Pini d'Aleppo e da molte specie succulente, Agavi, Yucche e Dracene; per dire che il nostro tour è solo un estratto ragionato da un ambiente molto ricco di specie arboree. 

mercoledì 19 novembre 2014

Un albero alto, ogni tanto

Ho affrontato l'argomento della bellezza, o meno, degli alberi alti (sopra i 15-20 metri), in diverse occasioni, soprattutto con riferimento ad alberi che vivono fuori dalla Sardegna: per esempio in Germania (post del 27/6/13) in Scozia (post del 16/7/13), e recentemente a Padova (post del 11/10/14).

In una ideale, e un po' futile, contesa fra alberi alti e bassi, mi sono espresso a favore di questi ultimi, perché sono a misura d'uomo e dunque maggiormente godibili con tutti i nostri sensi. Tutto questo senza nulla togliere al fascino che promana da un albero alto, quando ci sono le condizioni; anzi accrescendo questo fascino, perché più raro da vivere. Pensiamo per esemplificare alla nostra Araucaria di Castello (post del 21/8/12 ed altri precedenti): che cosa rimarrebbe del suo enorme fascino se non fosse in quel sito?

E' con questo spirito che ogni tanto vi presento uno di questi esemplari: oggi un vecchissimo Platano dell'Orto Botanico di Padova.


E' un vero patriarca questo Platanus orientalis, nato addirittura nel 1680 e tuttora in ottimo stato di vegetazione, come si vede dalla foto ripresa (ovviamente!) dal basso.

Non so se il Platano orientale  sia presente in Sardegna;  è fratello del Platano comune che invece è piuttosto presente da noi, pure se molto raro a Cagliari a causa del clima poco adatto (post del 28/5/12).



Ma torniamo al nostro splendido pluricentenario ed alla sua vitalità, nonostante la profonda ferita alla base dell'enorme tronco, come si vede nella foto; non è dato sapere che cosa abbia determinato questa vera e propria caverna, se il fuoco, il fulmine o che cosa altro, ma l'albero sembra conviverci senza grossi problemi.

Diciamo che questo esemplare è l'eccezione che conferma la regola, nel senso che è bellissimo anche senza poterlo ammirare da distanza e nel giusto contesto.

sabato 15 novembre 2014

I Ficus potati e le giovani Sterculie in fuga

Siamo in via Cavalcanti, ed i Ficus retusa sono quelli sui quali ho posto l'attenzione questa estate, con riferimento agli effetti collaterali della lotta agli storni, cioè alle sacche di foglie che penzolavano dagli alberi trattenute dalle reti, senza peraltro che queste ultime ottenessero più l'effetto voluto (post del 1/8/14  e del 8/10/14).

Ebbene, quel problema è stato, almeno per quest'anno, risolto, con una potatura forte ma meno radicale di precedenti occasioni, come si vede dalla foto sottostante.

Ma non è questa la curiosità del post di oggi, che sennò si limiterebbe ad una poco interessante cronistoria: è invece la presenza, resa evidente dalla  potatura, di quattro giovani esemplari (o sono polloni di un unico albero? Non lo so, ma la sostanza non cambia) di Sterculia diversifolia, bellissimo albero pluritrattato dal blog,

Queste Sterculie sono però diverse da tutte quelle che finora vi ho presentato: infatti la presenza soffocante dei Ficus le ha costrette, per assicurarsi la dose di luce necessaria alla sopravvivenza, a scappare verso l'alto.

Ecco che adesso appaiono per intero, strane, negli esili e lunghi tronchi nudi fino a diversi metri di altezza, prima di dare spazio alla bella chioma; certo molto diverse, per esempio, da quelle di via Berna (post del 25/1/13) e dai loro poderosi tronchi.

Nel periodo in cui la cappa soffocante dei Ficus funge da soffitto alla piazzetta, le Sterculie mostrano all'osservatore solo i tronchi, che per la loro vicinanza e diametro sembrano appartenere più a Bambù che ad alberi normali.

Insomma, anche se gli storni non hanno in questo caso responsabilità diretta, possiamo dire che anche l'immagine di oggi è un effetto collaterale della loro esistenza!  

martedì 11 novembre 2014

Il Drago in agguato

Il titolo immaginifico di questo post si riferisce ad uno splendido esemplare di Dracaena draco, Sangue di drago, appostata in agguato sul viale Buoncammino, nella discesa che  dopo Porta Cristina conduce alla Biblioteca Militare.

 Eccolo ripreso dal basso, questo esemplare straordinario; si intuisce, dalla posizione del cordolo con il sovrastante cespugliato che delimita la passeggiata del viale, e dai Bagolari sullo sfondo,  che la Dracena è molto più in basso. Infatti dalla passeggiata si vede soltanto la parte alta della chioma e sembra appunto che la pianta sia nascosta in agguato e pronta a saltare su ed assalire il viandante.

E' un vero peccato che questa pianta sia seminascosta, anche se ci possiamo consolare pensando che abbiamo l'opportunità di ammirarla dall'alto, cosa che non è normalmente consentita per gli alberi.

Certo la dimensione di questa Dracena non può competere con i campioni dell'Orto Botanico (post del 10/6/11),  ma è comunque eccezionale.

Guardate quest'altra immagine, ripresa da sotto, che mette in evidenza le bacche verdi ed arancio, ma soprattutto i particolarissimi rami secondari tozzi e "salsicciosi" che la caratterizzano.

Insomma, dopo averla ammirata dall'alto del viale Buoncammino, questa Dracena merita assolutamente i pochi metri di deviazione per una visione compiuta.

giovedì 6 novembre 2014

Treewatching tour: le perle di via S.Lucifero

Il percorso di via S.Lucifero è breve, raccolto, ma assolutamente adeguato per dare avvio a questa nuova serie di post, dedicata a percorsi pedonali che consentono di ammirare, in un'unica passeggiata, diversi alberi di pregio.

I treewatching tours saranno dunque una versione multipla e, per così dire, dinamica, della proposta di treewatching del singolo albero già iniziata nei mesi scorsi; due punti di vista complementari, uno che privilegia il singolo esemplare cogliendolo in un momento di "grazia vegetativa", l'altro che privilegia l'insieme, anche mettendo in conto che qualcuno degli esemplari del percorso non si presenti al meglio.
In altre parole, possiamo dire che il tour coglie l'obiettivo di una prima presa di contatto, del posizionamento degli alberi citati sul territorio e nel contesto urbano, mentre l'attività di treewatching sul singolo albero è più mirata, dedicata ad una singola pianta e tesa a coglierne il suo aspetto stagionale migliore.

Ora, bando alle ciance e vediamo le quattro perle che caratterizzano questo tour, iniziando da dove via S.Lucifero incrocia via Sonnino:

  1.  Prosopis torquata, pianta dell'Ammiraglio (post del 10/11/10  e del 20/1/13 , fra gli altri), che si trova subito a sinistra, nel Parco delle Rimembranze; esemplare unico in città, se si eccettuano alcuni altri esemplari all'Orto Botanico, con più di un secolo e mezzo di vita alle spalle e con una storia di grande fascino da raccontare;
  2. Quercus robur, la Farnia che si trova all'interno dell'EXMA', con ingresso proprio di fronte alla pianta dell'Ammiraglio; è un esemplare rarissimo in città (post del 24/4/14),  a cui di recente abbiamo trovato una sorella, in via dei Tritoni (post del 23/10/14).  Con l'occasione, ammirate anche il Cipresso enorme a sinistra dell'ingresso.
  3. Ficus religiosa, l'albero di Bo, principe indiscusso del Parco Martiri delle Foibe, che si incontra subito dopo il Parco delle Rimembranze. Esemplare unico in città (post 22/9/14 ed altri precedenti), elevata valenza simbolica, è circondato da altre belle piante nel parco (post 31/8/11): Sofora, Carrubo, Olivo, Ginepro, Cipresso, Sterculia ......
  4. Phoenix dactilifera, Palma da datteri, in piazza San Cosimo, a fare da cornice alla splendida chiesa paleocristiana di San Saturnino; in questo caso dunque non un esemplare raro in sè, ma unico per la posizione e l'immagine d'insieme che offre all'osservatore. Piazza S.Cosimo può appagare ulteriormente il guardone in tour con Olivi, Lecci, Jacarande (post del 23/1/11). E pensate quando sarà aperto anche il piccolo parco che circonda San Saturnino!

lunedì 3 novembre 2014

Gli Olivastri di S.Maria Navarrese



Oggi voglio cominciare questo post con una fotografia da depliant turistico: splendida spiaggia e splendido mare in una domenica di metà ottobre a S.Maria Navarrese, bel paese della nostra costa orientale, frazione di Baunei.



Il paese è affascinante, già per il nome dai richiami spagnoli, ma ancora di più per i meravigliosi Olivastri che lo caratterizzano.

E non sembri una ruffianeria cominciare con la foto panoramica, dato che questa spiaggia è proprio dirimpetto al grande spiazzo che ospita gli  Olivastri millenari . Questo spiazzo con il suo dolce declivio sembra accompagnare e congiungere questi patriarchi, tipici della campagna, con il mare, offrendo uno spettacolo abbastanza raro in Sardegna e di assoluto fascino per il visitatore che fa il suo ingresso al paese.

Ecco un piccolo assaggio di che cosa offre la grande spianata





Fusti cavi e cariati, bellissimi, con tutti i segni del tempo ma cionondimeno  ben vivi ed in grado di sostenere ed alimentare chiome enormi.




E ancora altre immagini, gli esemplari sono tanti e tutti meritevoli di attenzione; questi Olivastri sono naturalmente le principali attrazioni del luogo, ma sono comunque  degnamente accompagnati da bei Carrubi e grandi Bagolari. 


La vicinanza di questi alberi spettacolosi con il mare, come dicevo abbastanza rara in Sardegna, pare che sia dovuta, oltre che al clima particolarmente mite e riparato dai venti provenienti da nord, alla presenza della chiesetta di S.Maria di Navarra ed allo spazio sacro che la circonda, probabilmente un tempo occupato da cumbessias: pare infatti che in questi luoghi venissero piantati, tanti e tanti secoli fa, alberi aventi lo scopo di riparare dal sole o dalle intemperie i pellegrini. 




sabato 1 novembre 2014

Il Pittosporo si fa grande

Lo conosciamo tutti il Pittosporo o Pitosforo, Pittosporum tobira, comunissimo arbusto da siepe. Ci fa compagnia in città come in campagna, nei giardini pubblici e privati, nelle strade e nelle piazze, come singolo cespuglio ornamentale o come siepe di recinzione.

Pianta sempreverde, bella foglia di colore verde brillante, spessa e coriacea; fiore bianco profumato a fine primavera, frutto costituito da capsule sferiche trilobate, che si aprono in questo periodo mostrando i bei semini rossi, a lungo trattenuti in sede da una sostanza resinosa.

Insomma un bell'arbusto, al quale spesso non diamo il giusto apprezzamento, anche se ci serve per anni con la sua frugalità, resistenza alla salinità e sopportazione di  potature anche violente.

Allora, visto che nella sua forma e dimensione normale è molto conosciuto, vi voglio offrire oggi un esemplare straordinario, propostomi da Paolo, che ringrazio: non un arbusto, ma un vero e proprio albero.

Eccolo qui, in tutta la sua bellezza, nel giardino condominiale che lo ospita, in via S.Carlo Borromeo, non lontano dall'omonima chiesa.

Sarà alto 5 o 6 metri, e presenta una chioma molto fitta ed omogenea, sana; si notano le centinaia di capsule di colore più chiaro, quasi pronte ad aprirsi.

Faccio notare la grossezza del tronco, ramificato fin quasi dalla base e altre volte più in alto, per fargli assumere il tipico aspetto tondeggiante ed allargato della chioma.

Un esemplare peculiare, non  c'è che dire!