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domenica 17 aprile 2011

La Tamerice, non solo salmastra ed arsa

Ecco un'altra pianta portatrice di luoghi comuni, anche di origine letteraria; così come i cimiteri per i Cipressi (vedi post del 4/12/10), anche le Tamerici sono strettamente legate ad una immagine di litorale marino, di intrico di cespugli sgraziati e spesso, purtroppo, ricettacolo di spazzatura prodotta da umani che viene trattenuta dai loro rami cadenti.


Per fortuna la Tamerice, sia essa Tamarix Gallica o Tamarix Africana, le due specie più comuni in Sardegna, oggi non è più solo un cespuglio sfigato, ma spesso un bell'alberello con gradevolissima fioritura primaverile. Già molti anni fa avevo notato in Spagna, e per la precisione a San Sebastian nei Paesi Baschi, bellissimi filari di alberi di Tamerice sulle passeggiate lungomare e mi ero chiesto: perchè da noi no? In realtà mi sbagliavo, perchè c'erano anche da noi, semplicemente molto meno diffuse; guardate questo esemplare di Tamarix Gallica di fronte al palazzo della Regione.


Altri esemplari che cominciano ad avere la dignità di alberi sono sul Lungomare Saline. Particolarità della Tamerice, lo vedete dalla foto, sono i rametti lunghi, sottili e ricadenti, con foglioline a squame (come le Tuie o i Cipressi, per intenderci), ed infiorescenze bianche o rosa che esplodono in questo periodo, come si nota bene dal particolare della foto sotto.





Naturalmente non voglio con queste note snobbare la Tamerice tradizionale, quella cespugliosa salmastra ed arsa, che svolge anzi spesso un ruolo importantissimo come barriera per evitare lo spostamento delle dune; voglio anzi far notare come una pianta umile come questa, che chiede veramente pochissimo per esistere,  possa svolgere sia un ruolo funzionale che un ruolo estetico e ornamentale.