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Gioiellini all'Orto Botanico

Abbiamo detto più volte che uno dei pregi delle piante è che, essendo vive, cambiano aspetto, consentendoci di scoprire qualcosa di nuovo og...

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sabato 26 agosto 2023

Un'altra cartolina da Tenerife

E questa volta è una cartolina in senso stretto, dato che si tratta di una cartolina illustrata che viene da quell'isola così generosa in specie arboree endemiche, mentre la cartolina che dava il titolo al precedente scritto (post del 12/8/23) era intesa in generale come piccola presentazione della grande varietà floristica di Tenerife.

Eccola qua la cartolina, che presenta un gruppo di splendidi esemplari fioriti di Echium wildpretii, dai tanti nomi comuni (Torre dei gioielli, Razzo rosso, fino al più simpatico Viperina rossa), mentre il nome scientifico qualifica questo arbusto come parente stretto dell'Echium fastuosum, già a noi noto (post del 20/3/11  e del 23/3/17 ).

Ma, direte voi, non si potevano evitare queste contorsioni e presentare la Viperina rossa nel post precedente, insieme alle foto delle altre specie?

La realtà è che io normalmente inserisco nei post immagini riprese da me o dai lettori che cortesemente me le inviano, e molto raramente faccio ricorso ad immagini riprese da Internet ed ancor meno da cartoline illustrate, come in questo caso; questo per assicurare la correntezza delle immagini medesime e per una questione di onestà intellettuale. 

Ma questa volta Alberto, un altro lettore abitante a Tenerife, mi ha segnalato la mancanza nel precedente post della Viperina, caposaldo delle specie endemiche dell'isola in uno con la Dracena draco. Che fare? Per fortuna Morgana, dalle cui foto è nato il recente post agostano (foto scattate alla fine di luglio), nel precisare che le Viperine viste nel parco del Teide avevano i fiori secchi, aveva ritenuto cortesemente di inviarmi la cartolina digitalizzata qui riportata.

A conferma mi sono ricordato che un precedente post del 2022 (post 19/5/22), anch'esso basato su foto di una lettrice del blog, mostrava appunto la fioritura primaverile di questi Echium wildpretii, così come primaverile era la nostra fioritura azzurra del 2017, di un arbusto purtroppo inspiegabilmente eliminato.

Mi scuso per la lungaggine di queste spiegazioni, ma mi è sembrato doveroso a completamento del nostro viaggetto nel verde di Tenerife, spero piacevole anche se effettuato per interposta persona.   



   


 

lunedì 5 settembre 2016

Una strana pianta erbacea selvatica



Eccola qui la strana pianta erbacea, o meglio quello che finora è cresciuto: una infiorescenza al termine di un lungo fusto violaceo, tecnicamente uno scapo fiorifero.

Mi chiede l'identificazione, mandandomi la foto, Andrea; per fortuna, di fronte alle mie difficoltà (acuite dalla presenza nello stesso vaso di un cavolo, del tutto estraneo all'infiorescenza), lo stesso Andrea mi ha riscritto, proponendomi lui stesso una identificazione che mi sembra assolutamente corretta.

Si tratta dunque di una Scilla marittima, nome scientifico Drimia maritima o ancora Urginea maritima, detta anche comunemente cipolla marina, dato che è una bulbacea appartenente alla famiglia delle Liliacee..

Pensate che il bulbo è stato prelevato dalla nostra isola di Molara, praticamente in riva al mare.

Leggo da Wikipedia, al quale rimando chi volesse approfondire, che dopo lo scapo florale (simile al comune Asfodelo, che appartiene infatti alla stessa famiglia) il bulbo emetterà le foglie in forma di rosetta basale.

Dai miei testi traggo invece che è una pianta abbastanza conosciuta nella Sardegna tradizionale, ed il suo bulbo veniva largamente utilizzato nella medicina popolare e magica, spesso dopo trattamenti di essiccamento, arrostimento o bolliture varie.

Quello che è certo è che il bulbo, allo stato naturale, è velenoso, per cui consiglio senz'altro ad Andrea di rinunciare al consumo del cavolo che cresce a fianco della sua Scilla; meglio un cavolo in meno ed una Scilla ( fra l'altro certamente pianta rara "in cattività")  in più, a vantaggio della salute e dell'estetica!

lunedì 9 novembre 2015

Nani sarete voi!

Ecco, si è offesa. La Palma nana citata nell'ultimo post del 5 novembre scorso si è sentita umiliata per essere stata chiamata con quel nome, e forse anche per esser stata ripresa dentro un bidone della spazzatura, e rilancia l'attributo verso noi umani.

Cercherò allora di rimediare.

Eccola qua, la Palma nana ripulita: effettivamente questo esemplare non è affatto nano (è senz'altro più alto di noi umani), ma è lui ad essere eccezionale, fuori standard rispetto all'assetto normale di queste belle piante autoctone della nostra isola e di altre zone del mediterraneo occidentale.

Detto questo, resta il nome comune ritenuto offensivo, né aiuta il nome scientifico, Chamaerops humilis: infatti quest'ultimo, leggo da Wikipedia, deriva dal greco e significa cespuglio atterrato, e per di più umile, di male in peggio!

Vorrei però dire alla signora Palma "nana" che la modesta altezza e la compattezza, soprattutto degli esemplari spontanei, sono caratteristiche funzionali alla sua grande rusticità, resistenza al vento ed alla salinità, addirittura agli incendi, dopo i quali si riprende velocemente. Le è riconosciuta una grande funzione ecologica, ed è specie protetta.

Dovrebbe dunque andare fiera del suo nome comune, ed al più chiedere di usare l'altro nome comune, Palma di S.Pietro, per gli esemplari più alti, come il nostro del Cimitero di Bonaria o addirittura come quello dell'Orto Botanico di Padova (post del 6/10/14), che vanta 400 e più anni di vita e 10 metri di altezza!



mercoledì 15 luglio 2015

La Grande Signora sta male

Come "Chi è la Grande Signora"? Ma è l'Araucaria di Villanova, perbacco!: Grande per i suoi quasi 40 metri di altezza, Signora per il rispetto dovuto alla Araucaria excelsa, albero di grande fascino ed eleganza.

L'Araucaria aveva ricevuto l'appellativo di signora fin dalla prima apparizione nel blog (post del 17/12/10) e lo ha sempre mantenuto quando abbiamo parlato di lei; tanto più la vecchia grande signora di Villanova-Castello, simbolo della città.

Questa signora però è malata, come mi segnala Ivan, che ringrazio. Sono andato a fare un sopralluogo, e questo è l'esito:

Si vedono bene i palchi inferiori secchi, altri palchi più in alto mancanti, perdita di simmetria e più in generale un diradamento fogliare preoccupante.

Se confrontiamo questa foto con quella, praticamente da identica posizione, postata 3 anni fa (post del 21/8/12), il confronto è impietoso.






Il degrado è forse ancora più evidente riprendendo l'Araucaria da via S.Saturnino, con fotografia, qui a destra, anche questa da confrontare con quella di 3 anni fa.












Infine, ci stringe il cuore se la riprendiamo da viale Regina Elena, inserita nello splendido panorama della città verso il mare ed affiancata, con un voluto effetto di avvicinamento, ad una esuberante e fresca infiorescenza di Agave.

In un altro precedente post dedicato a questa Araucaria (post del 4/2/11) avevo riportato l'informazione che l'albero è sotto la tutela del servizio del verde pubblico cagliaritano, che ne garantisce cura e manutenzione. Ebbene, vorremmo sapere se il male che affligge la signora è la vecchiaia, e dobbiamo predisporci a perderla per sempre, oppure se si può recuperare, e che cosa si sta facendo al riguardo. La vecchia signora, che ha resistito alle bombe del 1943, merita tutte le attenzioni, e qualche attenzione meritano anche i tanti cittadini che la conoscono da sempre e le sono affezionati.



domenica 5 luglio 2015

Fiori e colori a Terramaini

Il titolo è un po' banale, ma mi pare che renda bene la situazione attuale del parco di Terramaini, che espone le fioriture dell'estate, che riguardano alberi, arbusti e fiori ornamentali stagionali, inseriti con intelligenza intorno alla distesa di prato verde e nei vari spazi più nascosti ma altrettanto curati.

Io ho un debole per questo parco, soprattutto perché mi sembra che continui a mantenere alto lo standard qualitativo con il quale è stato progettato e realizzato; e questa condizione, converrete con me, è una delle più difficili da riscontrare a Cagliari.




Cominciamo allora a rallegrarci con un racemo di Caesalpinia gilliesii, arbusto della famiglia delle Leguminose (oggi Fabacee) che propone i suoi bellissimi stami rossi (post del 21/5/11) contornati dalle foglioline composte simili a felci.



Ecco a destra la Cesalpinia nel suo insieme, che fa compagnia ad una Parkinsonia anch'essa in piena fioritura (post del 19/6/15)




Sotto invece una immagine composita, nella quale oltre ad un gruppetto di Washingtonie riconosciamo, in primo piano alcuni globi bianchi di Agapanthus africanus e, sullo sfondo, il sollazzo dei bambini nello spiazzo animato dagli spruzzi che fuoriescono dal terreno.


A proposito degli Agapanti, devo dire che la fioritura di questa pianta erbacea è veramente gradevole; al parco ce ne sono tanti gruppi, nei vari colori, e sortiscono decisamente un bell'effetto.

Terramaini, già dai parcheggi, è  poi ornato di tanti esemplari fioriti di Albizzia julibrissin , della quale abbiamo parlato alcuni giorni fa (post del del 28/6/15), e che io avevo dimenticato di citare in quel post; approfitto qui per ringraziare Paolo,  che me lo ha segnalato.

Infine, sempre con riferimento ai colori, nell'accezione però di nota di colore, voglio segnalare la crescente abitudine dei cagliaritani di fare picnic o cene di gruppo nel parco in questione (ma anche in altri parchi, a cominciare da Monte Claro), data la sua chiusura in ora tarda; mi sembra una abitudine molto simpatica, usata in altri paesi europei come per esempio Olanda e Francia, ma da noi finora poco praticata. Ieri sera avrò visto una decina di gruppi, di adulti e bambini, che prendevano il posto o lo "prenotavano" in attesa del tramonto del sole, attrezzati con sacche termiche e vettovaglie varie.
Naturalmente è auspicabile che questo modo di utilizzare il parco abbia come presupposto l'educazione ed il senso civico e che, per esempio, i rifiuti che ciascuno produce facciano parte del bagaglio che ci si porta appresso andando via. Se è così, viva il picnic al parco!

martedì 19 maggio 2015

Le sorelle fiorite in viale Colombo

Parliamo della Bauhinia variegata, ed in particolare dei due esemplari in fondo al viale Colombo: li avevamo classificati diversi anni fa (post del 3/12/10 e del 3/5/11), fotografandoli prima fogliati e poi fioriti.

Infatti una caratteristica/limitazione della bellezza di questi  alberi è che non si possono avere in contemporanea  foglie e fiori; questo è un vero peccato, dato che oltre ai bellissimi fiori la Bauinia ha anche una foglia gradevole, molto peculiare nel comportamento di apertura e chiusura a libro, come descritto nei post citati.

La posizione delle due sorelle è, poi, abbastanza svantaggiosa, immerse come sono nel traffico, senza spazio pedonabile attorno; non così, per esempio, per alcuni esemplari che vivono a Pula, in piazza di fronte alla Chiesa di S.Giovanni Battista, molto meglio godibili.

Mi ero dunque dimenticato di loro, ma sono stato richiamato alla realtà da Wilma, che ringrazio, la quale mi segnala l'attuale  stato di grazia delle piante. E' vero, sono nel pieno della fioritura, belle, ed eccole qua.


Le due sorelle, fiore bianco e fiore rosa, riprese dall'altra parte di viale Colombo con il teleobiettivo, a dimostrazione della posizione svantaggiata; in aggiunta, c'è anche il semaforo in mezzo ai piedi, che si potrebbe pure togliere, dato che non serve più.





A destra una bella immagine della Bauinia bianca, che è decisamente quella in questo momento più decorativa.

In definitiva: per uno sguardo al volo, ottimi i nostri esemplari, ma se volete prendervi il tempo per ammirare le Bauinie a dovere, consiglio un salto a Pula  ed una passeggiata per il suo gradevole centro storico.

lunedì 4 maggio 2015

Il Pitosforo e la Capitaneria

La palazzina della Capitaneria di Porto di Cagliari, che si affaccia sulla Darsena e sulla flotta di battelli targati CP al servizio della nostra sicurezza in mare, è situata veramente in una bella posizione, ed è un piacere passeggiare in zona; un tratto molto gradevole ed ordinato e, soprattutto, alcuni alberelli degni della nostra considerazione.

La mia attenzione è scaturita da una segnalazione del mio omonimo Mario, che ringrazio, e la visita in loco è stata ripagata dai bellissimi alberelli di Pitosforo in fiore che adornano la facciata ed i fianchi della palazzina.


Ecco uno degli esemplari: sono ben curati, fitti nel fogliame, compatti nella forma e pieni dei fiorellini bianchi, distribuiti in maniera omogenea su tutta la pianta: offrono proprio una bella immagine, soprattutto con i colori caldi del tramonto!









Ecco un altro esemplare, posto a sinistra guardando la facciata, ancora più espanso.

Bisogna dare atto, a chiunque si occupi della loro cura ed a chi a suo tempo abbia deciso per la loro piantumazione, che si tratta di una ottima scelta: abbiamo infatti già fatto notare (post del 1/11/14) la frugalità e la resistenza di questa specie arborea, che sopporta brillantemente la salinità e chiede veramente poco per crescere in bellezza.

Inoltre la dimensione di questi alberelli di Pittosporum tobira, comunque limitata per quanto ampia, non crea impatti visivi o problemi di ingombro troppo elevati; ricordiamoci dunque che questo arbusto non serve solo per siepi, comunque eleganti e compatte, ma anche per valorizzare esemplari singoli.

martedì 8 luglio 2014

Una bella storia di Gelsi

Il Gelso è un albero amico del blog, anche perché molto evocativo, per il ruolo che ha avuto come compagno di strada dell'uomo e della sua inventiva, dal 1700 alla prima metà del secolo scorso.
Ne abbiamo parlato in più occasioni, con riferimento a vari esemplari cittadini (p.es post del 21/4/11 o del 4/6/13), ed in particolare a quelli più evocativi di tutti, i tre esemplari dell'ex Istituto Agrario (post del 17/4/12). A questi ultimi ho anche dedicato l'articoletto pubblicato dall'Unione Sarda il 15 giugno scorso.

Ebbene, adesso scopriamo che esistono altri Gelsi cagliaritani che hanno una storia da raccontare, una bella storia.

Lascio raccontare questa storia all'amico del blog che me la ha mandata e che ringrazio, Roberto, a cui appartiene anche la foto: la storia riguarda due Gelsi che vivono nella ex scuola Mereu, fra la fine del viale Regina Elena e la salita verso Porta Cristina.

"Subito dopo la guerra c'erano molti bambini affetti da TBC , che venivano inviati in sanatorio per le cure del caso, ma c'erano anche tanti bambini che avevano bisogno di cure ed aria migliore per evitare che ci finissero.

A questo scopo fu creata la Scuola all'aperto, che si trova di fronte ai giardini pubblici, sotto Castello; in questa scuola venivano destinati questi bambini . 

Lei capirà che l'ambiente di provenienza era soprattutto quello dei "bassi" di Castello dove la malattia poteva trovare teneri pargoletti da aggredire, e le maestre di riferimento si trovavano davanti un materiale umano abbastanza restio allo studio ed alla disciplina . 
Questo valido manipolo di maestre, tutt'ora nei ricordi degli allievi di quella scuola , erano dirette dalla signorina Clara Ulmo e dalla signorina Matilde Saba: reduci entrambe dall'educazione fascista,  passate sotto i processi di epurazione post bellici, ma fervide assertrici di un programma scolastico creato per portare i bambini meno fortunati, e propensi alla malattia, allo stesso grado di apprendimento degli altri.

Ecco che qui entrano in gioco i Gelsi, fulcro di una lezione di scienze naturali DAL VIVO : due alberi sotto cui le maestre allestivano dei banchi di legno, facendo imparare ai bambini la cultura della vita del baco da seta, quindi vermi fuchi crisalide bozzolo farfalla; a quel punto i bambini venivano ad accrescere la loro cultura con lezioni all'aperto.

Oggi questi Gelsi sono ancora felicemente vivi , stretti e soffocati da una morsa di cemento, ma vivi.

Fare queste foto mi è costato minacce varie dalle persone che occupano abusivamente i locali della vecchia scuola e che non volevano che io fotografassi lo stato dei luoghi, ma questa è un'altra storia, meno amena della prima, ma sicuramente più odierna e triste."

Fin qui la bella storia raccontata da Roberto; a me resta da fare un commento sull'amara conclusione del suo scritto, e sul fatto che ancora non si sia riusciti a risolvere una situazione incresciosa che va avanti da tanti anni, e che di fatto priva i cagliaritani di un posto bellissimo, ricco di belle storie e di begli alberi. 

martedì 13 maggio 2014

Un nuovo ospite fra le Melie

La nostra vecchia conoscenza Melia azedarach, già sottoposta all'attenzione del blog molte volte, si presenta oggi con un nuovo ospite; dopo gli esemplari fotografati in diversi luoghi della città, da via Monteverdi a via Dei Conversi, da via Amat a Marina Piccola,  l'esemplare di oggi si trova in viale Diaz, a fianco al numero civico 166.


Ed è anche un ospite piuttosto grande e bello, come vediamo dalla foto a sinistra; forse è l'esemplare più alto che abbiamo fin qui fotografato, dato che questi alberi normalmente non superano i 4/5 metri.

Me lo ha presentato Enrico, che mi ha scritto per chiedermi il nome di questo albero, segnalandomi la posizione e, per aiutarmi nel riconoscimento, la simpatica somiglianza dei frutti con le nocciole sgusciate.




Ecco a destra un particolare di questa signora Melia, che mette in evidenza la contemporanea presenza dei fiorellini profumati, delle foglie e delle drupe/nocciole dell'anno scorso.

Proprio un bell'albero, che sembra non trovarsi a disagio in mezzo all'esercito di Pini d'Aleppo del viale Diaz; ringrazio Enrico per la segnalazione.

domenica 12 gennaio 2014

I differenti frutti delle Chorisie

Mi scrive Bruno, lettore assiduo ed attento, per chiedermi un giudizio sulle Chorisie cagliaritane, ed in particolare su quelle di via Sabotino, le più belle della città e più volte citate nel blog (vedi p.es. post del 28/6/11).

Bruno ha notato, in questi giorni in cui i frutti non ancora maturi sono in evidenza sugli alberi quasi privi di foglie, differenze di forma significative, che lo portano a chiedersi, ed a chiedermi, se si possa trattare di alberi di specie diversa, e non solo di esemplari di Chorisia insignis.









Ecco due foto di Bruno che mostrano la differenza di forma (in quella di destra si intravvede anche un frutto esploso, con la lanugine ed i semi).

Ora, essendo la Chorisia uno dei miei alberi preferiti, dovrei avere la risposta immediata al quesito di Bruno; invece non ho risposta certa, nè sono riuscito a trovarla nella breve ricerca che ho svolto.

La Chorisia insignis è un albero poco citato in letteratura, probabilmente perchè il suo areale è limitato al sud Italia, in particolare Sicilia e sud Sardegna, ed è diffuso soprattutto in città. Inoltre, almeno in Sardegna ha una storia abbastanza recente (primi decenni del secolo scorso), rappresentata all'inizio da pochissimi esemplari (il primo in piazza Matteotti, ora sparito, e fra i primi quello della Cittadella) che, pensate, non arrivavano nemmeno a fruttificare (così Vannelli nel suo libro sul verde di Cagliari), a dimostrazione dei cambiamenti climatici intercorsi nell'arco di qualche decennio.

Per quanto riguarda le diverse specie, esiste una qualche confusione, dato che il nome originario è stato sostituito, ma non sempre, da quello di Ceiba speciosa (vedi post citato); alcuni mantengono il doppio nome e differenziano la insignis dalla speciosa per il colore dei fiori, bianchi nel primo caso e rosei/rossi nel secondo. Noi abbiamo documentato un esemplare con i fiori bianchi (post del 10/10/12) e diversi altri, con le più varie sfumature, ma a me sembrano appartenere alla medesima specie di albero.

Dobbiamo anche considerare che questo albero, data la bellezza dei fiori, viene molto coltivato ed ibridato, per ottenere nuove varietà da offrire al mercato; non è da escludere che anche la forma dei frutti risenta delle ibridazioni.

In definitiva il mio giudizio, anche se non suffragato da elementi scientifici, è che tutte le piante di Chorisia  cagliaritane appartengano alla medesima specie, e che le differenze di forma dei frutti rientrino nelle variazioni che molte specie presentano, così come nelle foglie e nei fiori; più in là non mi spingo.


lunedì 12 agosto 2013

La Palma blu del Messico

Oggi vi presento una nuova Palma, comunemente nota come Palma blu del Messico, per il colore bluastro che assumono spesso le foglie e per la provenienza della specie.

Mi da l'occasione di parlare di quest'albero Marco, che ringrazio, che mi ha inviato la foto, colpito dalla splendida fioritura. Eccola qui sotto.

  Marco ha ipotizzato che si tratti di una Washingtonia, data la somiglianza delle foglie, ma si tratta appunto di una Palma blu, nome scientifico Brahea armata, come ho potuto appurare chiedendo ai giardinieri di Sgaravatti, dove vegeta questo bellissimo esemplare.

Devo dire che l'impatto estetico di quest'albero è veramente notevole, con le infiorescenze arcuate costituite da innumerevoli fiorellini bianchi, ed un portamento d'insieme molto elegante; il particolare colore delle foglie, che varia dal grigio al blu, deriva da una pruina cerosa che le ricopre.


In quest'altra foto, ripresa più da vicino, le infiorescenze sembrano quasi delle cascate di ghiaccio che brillano al sole.

Naturalmente questo particolare esemplare risente in senso positivo dell'ambiente nel quale cresce e delle cure con le quali è seguito, ma credo che si possa affermare che la fioritura della Palma blu è una delle più belle che la famiglia delle Palme possa offrire.

martedì 16 luglio 2013

Quando la Natura dà spettacolo

Oggi vi porto fuori città, anzi fuori Italia, e precisamente in un parco della città di Edimburgo, in Scozia.
L'occasione propizia per questo attimo di "vacanza"  la fornisce Maria Antonietta, che ringrazio, che mi invia alcune belle foto, chiedendomi di individuare lo splendido soggetto fotografato.


Dedichiamo qualche secondo all'esame d'insieme: l'albero, in una splendida giornata di giugno,  è inserito in uno scenario verde di contorno, come verde è il prato che lo circonda. Sullo sfondo si intravvedono dei ruderi, forse di una chiesa, ed alcune piccole persone in cammino sul sentiero, che con il suo curvare dà movimento all'immagine.

Ma il cuore dell'immagine è indubbiamente lui: maestoso ma non incombente, frondoso ma non troppo denso, con i rami più giovani leggermente inclinati quasi in posizione di riposo o di offerta al viandante ammirato. Il colore è verde pallido, anche a causa di innumerevoli macchie quasi bianche.

Completata la analisi visiva d'insieme, arriviamo al dunque: che albero è?

Ho fatto una analisi per quanto possibile accurata, utilizzando anche alcune altre foto di maggiore dettaglio, e sono arrivato alla conclusione, spero abbastanza vicina alla verità, che si tratti di un Olmo, e precisamente un Olmo inglese, Ulmus procera. Ancora più precisamente, dato il colore e la postura ricadente, potebbe trattarsi di Ulmus hollandica, uno degli innumerevoli ibridi dell'Olmo inglese.

Pare che la quantità di ibridi e di selezioni effettuate in Inghilterra nel secolo scorso siano stati la concausa della devastazione subita dagli Olmi in quel paese, colpiti dalla cosiddetta malattia dell'Olmo olandese, o grafiosi (post del 22/4/12). Questa terribile malattia ha fatto morire, solo in Gran Bretagna, più di 12 milioni di esemplari, di quello che era uno degli alberi simbolo del paesaggio inglese.

Tornando al nostro meraviglioso esemplare, che appare comunque sano, le macchie quasi bianche sono date dai frutti in maturazione, gruppi di samare alate che contengono i semi; nel giro i qualche settimana, le samare saranno diventate prima bionde poi brune, per poi cadere a formare un tappeto; non solo spettacolo, ma anche mutevole. Insomma, mi pare che il titolo sia meritato. 

martedì 2 luglio 2013

Quesiti, risposte e Giudici

Mi scrive Paolo, che ormai mi permetto di definire vecchia conoscenza del blog,  per offrirmi delle puntuali segnalazioni e porgere alcuni quesiti. Rispondo qui alle cose che mi sembrano più interessanti per tutti i lettori.

Paolo mi chiede che albero sia questo bellissimo esemplare che si offre alla piena vista di tutti, ancorché sia in uno spazio condominiale, in via Dell'Abbazia. Ebbene, si tratta di un Cedro, molto probabilmente un Cedrus atlantica (post del 12/12/11 ed altri) nella varietà glauca, di grande valenza estetica.

Questi Cedri sono abbastanza presenti a Cagliari nel verde privato, dove possono essere curati e tenuti sotto controllo; infatti, come sappiamo, non amano molto il nostro clima ed il livello del mare.

Un altro quesito riguarda un albero di via Giudice Torbeno, di fronte al Parco della Musica.
Eccolo qui a destra: si tratta di una Casuarina cunninghamiana, albero strano e peculiare, e non solo per il nome.

Proprio per la sua stranezza è stato fra i primi ad essere esaminato nel blog (post del 31/12/10), e su quest'albero sono tornato più volte, fra l'altro per segnalare un esemplare enorme nel giardino della clinica Macciotta (a proposito, speriamo che la perdita di ruolo della clinica non provochi una decadenza ulteriore delle strutture e dell'affascinante giardino!).


E, visto che sono tornato nel quartiere dirimpettaio del Parco della Musica, quartiere dei Giudici (di 1000 anni fa, sia ben chiaro!), voglio ricordarvi che si tratta di un insieme di poche vie molto ricche di bellissimi alberi. Sto parlando di via Giudicessa Vera, via S.Vetrano, via Giudicessa Benedetta, dove si trovano esemplari veramente notevoli di Tipuana speciosa, Robinia pseudoacacia, Lagunaria patersonii, Acacia horrida, Juglans regia ed altre. Ne abbiamo trattato in diverse precedenti occasioni, alle quali vi rimando.

Curiosità: una motivazione della ricchezza di varietà arboree in questo quartiere è da collegare al rapporto privilegiato fra i primi destinatari, dipendenti regionali, ed i vivai forestali della Regione; è comunque una zona che vale la pena di percorrere con il naso in aria, magari come estensione di una passeggiata nel Parco.

venerdì 14 giugno 2013

Il Mirabolano a foglie rosse

Ho voluto intitolare questo post con il nome italiano, poco noto,  di un albero del quale parleremo oggi, perchè è un bel nome e suona bene.

In realtà l'albero in questione è un Pruno, e precisamente un Prunus cerasifera var. pissardii; mi dà occasione di parlarne la gentile lettrice Anna, che ringrazio per i complimenti, la quale con precisione mi segnala un esemplare a Genneruxi, nella zona del semaforo di via Stoccolma.

Ecco qui sotto una foto dell'esemplare, ed un particolare di foglia inviatomi da Anna.




                                                  
Il Pruno che ci occupa è un alberello spogliante, piccolo, rustico e molto resistente alle potature, per questo molto utilizzato per il decoro urbano. Per converso però,  è piuttosto sensibile agli afidi ed al nostro caldo estivo, che determina un peggioramento notevole dell'estetica complessiva.

Come si vede anche dalle foto, che quasi non sembrano della stessa pianta, il colore delle foglie è molto cangiante, a seconda di come sono colpite dalla luce, della età, della prospettiva da cui si guardano.

A Cagliari questo Pruno è stato abbastanza utilizzato fino a qualche decennio fa, in impianti stradali, per esempio in via Pergolesi ed in via Petrarca, ed ancora in queste vie ci sono diversi esemplari in vita, anche se piuttosto bruttini e spenti.

Direi che il suo abbandono come pianta "da strada" sia stata una scelta giusta, mentre gli esemplari in giardini vanno molto meglio, come dimostra l'esemplare di oggi e, ancora di più, gli esemplari inseriti nella discussa e vituperata piazzetta Mascia (post del 15/8/11); in quest'ultimo sito i Pruni forniscono una nota di colore decisamente gradevole.

Aggiungo come curiosità che il nome della varietà, Pissardii, deriva dal nome del giardiniere dello Scià di Persia Pissard, che lo selezionò e lo introdusse in Europa sul finire del diciannovesimo secolo.

mercoledì 22 maggio 2013

Il cespuglio albino di piazza Salento

Ci sono riuscito. Con l'aiuto dei fiorellini, che lo hanno riempito la settimana scorsa, ho classificato il cespuglione di piazza Salento, sul quale ero stato sollecitato lo scorso mese di luglio 2012 da Pierpaolo (post del 10/7/12).

Non è una Buddleia, come avevo azzardato proteggendomi con la formula dubitativa, ma un Olivagno, Elaeagnus angustifolia, con un marcato aspetto argenteo che gli ha fatto meritare l'attributo di albino.

Il colore dominante, come si vede dalla foto, è dovuto essenzialmente al biancastro della pagina inferiore delle foglie, che sono marcatamente bifacciali, cioè hanno la pagina inferiore diversa dalla superiore.

Possiamo senz'altro definirlo una pianta rara per la città; io conosco solo questo esemplare, che vegeta (per la precisione con un altro esemplare) nella piazza Salento, purtroppo in posizione infelice, addossato ad uno dei corpi di fabbrica e sempre circondato dalle auto parcheggiate.

Cionondimeno questo alberello emana un certo fascino, soprattutto adesso che è fiorito, con innumerevoli piccoli fiori a calice di colore giallo pallido, che si possono apprezzare nella foto di destra.

Sono soddisfatto di avere individuato un altro albero cagliaritano; rilevo, come curiosità, che questa è la 157sima pianta di cui ho individuato la presenza. Se teniamo conto che quasi tutte le piante classificate nel blog sono alberi, e quasi tutti posizionati in città, direi che è un bel risultato, per una città spesso accusata di avere pochi alberi e poche varietà!

venerdì 17 maggio 2013

Un gruppo di Platani !

La stranezza di cui vi parlo oggi, che giustifica il punto esclamativo del titolo, non sta nel tipo di albero, per quanto essenza rara in città e dintorni, ma nel fatto di averne trovato un gruppo compatto.

Infatti qui si parla, e ringrazio Paolo che mi ha fatto la segnalazione, di una ventina e più di Platani, Platanus acerifolia o Platano comune, che vegetano in uno spiazzo comunale a Pirri, in via Montecassino. Eccoli qui.


Viene da chiedersi il perchè di questa stranezza, se pensiamo alla difficoltà di ambientazione di questo albero con il nostro clima cagliaritano, ed al numero veramente esiguo di esemplari da me individuati fino ad ora e citati nel blog (piazza giochi di Genneruxi, via Tempio in giardino chiuso, via Mameli); la stranezza aumenta poi se si pensa alla sistemazione in gruppo, quando normalmente i Platani sono utilizzati in filari stradali.

 Comunque questi esemplari appaiono sani, come si vede anche dal particolare della foto a destra, ancorchè piccoli (pare, mi comunica Paolo, che abbiano una trentina di anni), almeno relativamente ai fratelli che vivono a latitudini maggiori; chiunque abbia ammirato un Platano milanese, per non dire parigino, sa che parliamo di colossi che possono arrivare ai 30 metri di altezza.




Questo strano gruppo monocolturale si completa poi con alcuni altri esemplari che vegetano nella adiacente piazza Pancani; in questo caso, trattandosi di esemplari isolati, hanno anche dimensioni un po' più adeguate alla nobile stirpe dei Platani, come si vede dalla foto.

mercoledì 24 aprile 2013

Le Palme sotto assedio: risposta ad un quesito

Fra le varie volte che ho parlato del flagello del punteruolo rosso, malefico sterminatore di Palme del genere Phoenix, in un post pubblicato nel dicembre scorso (post del 4/12/12) mi ponevo delle domande su una serie di Palme "insalsicciate" nel giardino di una villa prospiciente il mare di S.Margherita di Pula.

Mi chiedevo a che cosa servisse quel trattamento, e formulavo al riguardo alcune ipotesi. Oggi credo di avere la risposta. Guardate sotto le due foto a raffronto:
aprile 2013

dicembre 2012






Deduco che il trattamento sia servito ad evitare il diffondersi degli insetti  ed a provocare la loro completa estinzione sulle piante, in modo da poter procedere al taglio ed allo smaltimento in sicurezza, cosa che è poi avvenuta nei primi mesi di quest'anno. E' noto infatti che procedere al taglio immediato della pianta infestata senza precauzioni può rivelarsi un rimedio peggiore del male, dato che gli insetti sciamano e vanno a cercarsi immediatamente altre vittime.

Sorge spontanea una domanda: quanti altri privati, ma anche enti pubblici, avranno voluto o potuto (non dimentichiamo che questi interventi sono molto costosi) organizzare attività complesse e lunghe per disfarsi delle Palme malate, tanto più con questi chiari di luna della situazione economica?

Temo che, nonostante ogni tanto se ne parli nelle sedi ufficiali ed i media locali riprendano periodicamente l'argomento, il dramma delle Palme continuerà. 

venerdì 19 aprile 2013

I Ficus di via S.Simone

Mi scrive Bruno, per chiedermi di identificare la specie dei Ficus che vegetano in via S.Simone, strada che porta al centro commerciale S.Gilla.
Sono andato a vedere, ed eccoli qui sotto.









Si tratta di 4 grandi alberi, o enormi cespugli vista la conformazione, che separano la carreggiata stradale da uno spiazzo, forse destinato originariamente a parcheggio di servizio, oggi abbandonato o casomai utilizzato per attività notturne.

Questi Ficus, piuttosto belli e sani per essere abbandonati a se stessi, sembrano essere Ficus rubiginosa, già apprezzati più volte nel blog (post del 3/11/10 ed altri successivi), alberi sempreverdi con denso fogliame e lamina delle foglie spessa e di forma regolare.

L'immagine a sinistra certifica che anche questi derelitti stanno vivendo la loro primavera, e presentano le nuove foglioline ed i siconi globosi.

L'ultima immagine che vi  presento, invece, dimostra che non è proprio vero che questi alberi siano stati abbandonati a se stessi, anche se le attenzioni che hanno subito sono state piuttosto brutali.


Come vedete nella foto a destra, per evitare l'ingombro dei rami nella carreggiata stradale, si è proceduto ad una potatura selvaggia, di questo e degli altri esemplari, forse funzionale allo scopo ma offensiva per l'estetica di queste belle piante; va bene che sono alberi defilati, di periferia, ma insomma!


sabato 6 aprile 2013

La risposta al quesito è davanti agli occhi

Mi scrive Massimo, lettore bolognese che si occupa di giardinaggio, attività meritoria, presso una cooperativa sociale, attività doppiamente meritoria, e mi dice:


"Anni fa avevo svolto il servizio civile presso il museo archeologico di Cagliari, ricordo che accanto alla pinacoteca vi era un albero bellissimo pieno di spine dalla base fino in cima, fa dei fiori molto belli forse simili ad orchidee, riusciresti a farmene avere una foto ed il suo nome? Ti ringrazio..."


Gentile Massimo, la risposta al quesito è proprio davanti ai tuoi occhi, quando consulti il blog, perchè questo splendido albero ne costituisce lo sfondo, sopra il quale scorrono tutte le informazioni e le fotografie: si tratta della Chorisia insignis, uno degli alberi che più apprezzo.

Ho dedicato a quest'albero diversi post, a partire dagli albori del blog, ottobre 2010, ed uno addirittura lo ho dedicato ad un esemplare di Barcellona; adesso che ti ho fornito la chiave lascio a te, ed a tutti gli altri che vorranno, il piacere della ricerca e della navigazione nel blog seguito, come è auspicabile, dal contatto diretto (ma attenti alle spine!).








 

mercoledì 23 gennaio 2013

Le trombe della Solandra

Mi scrive Simone, assiduo frequentatore del blog, per segnalarmi la presenza di uno strano arbusto, situato nel viottolo che dal ristorante la Fattoria sfocia sullo svincolo dell'asse mediano con via dei Conversi; l'arbusto è caratterizzato da una fioritura molto vistosa, attualmente in piena esplosione.
Simone  chiede aiuto per la sua individuazione. Sono andato a vedere l'arbusto, ed eccolo qua:









Credo che, sulla base della peculiarità dei fiori, grandi calici gialli a tromba con strisce color porpora all'interno, non si possa sbagliare: si tratta di una Solandra maxima, pianta originaria del Messico e da noi poco conosciuta, anche se si trova piuttosto bene ed è molto rustica.

E' una pianta a crescita disordinata che teme il freddo, e che secondo i testi fiorisce in primavera estate; una volta di più, noi ci differenziamo rispetto ai dati di media nazionale, dato che la nostra fioritura, come si vede, avviene in pieno inverno.

L'esemplare più bello che io conosca si trova nella parte bassa di Monte Urpinu, sito molto interessante da un punto di vista delle varietà arboree presenti, e già più volte oggetto della nostra attenzione (post del 14/9/12, 19/9/12 e del 27/9/12); la Solandra si trova proprio nel percorso per passare dall'Olmo del primo post al Ciliegio del secondo, in corrispondenza di un pergolato e di un ponticello sul ruscelletto.

Ecco l'esemplare di Monte Urpinu da due prospettive diverse:

Si coglie l'esuberanza dei rami (pare che in Messico ci siano esemplari con rami lunghi anche 30 metri) e la difficoltà a ridurla a siepe squadrata; comunque un bell'effetto d'insieme.