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Gioiellini all'Orto Botanico

Abbiamo detto più volte che uno dei pregi delle piante è che, essendo vive, cambiano aspetto, consentendoci di scoprire qualcosa di nuovo og...

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martedì 16 settembre 2025

La nuova casa della Palma di Goethe

 Molti anni fa, e precisamente 11 anni (post del 6/10/14), vi avevo presentato l'antichissimo esemplare di Palma nana, Chamaerops humilis  che vive nell'Orto Botanico di Padova, orgoglio della città patavina e non solo, con i suoi 400 e più anni di esistenza.

Mi ha riportato alla mente il post citato un articolo che ho colto sul quotidiano on line La Repubblica.it, alcuni giorni fa.

L'articolo, molto interessante, è centrato sulle caratteristiche straordinarie di questa pianta, nota anche come Palma di Goethe, evidenziate attraverso analisi del suo DNA, che hanno forse dimostrato come questa specie di Palma sia stata in grado di sopravvivere fino ad oggi, dopo la sua comparsa sulla Terra risalente a 65 milioni di anni fa.   

Per gli approfondimenti vi rimando all'articolo, che non dovrebbe essere difficile reperire su Internet, mentre vi voglio aggiornare su un argomento molto più terra-terra, che però a me sta molto a cuore: la nuova casa che è stata costruita attorno a questo splendido esemplare arboreo, consentendo una visione d'insieme impossibile quando ero stato a visitarla.


Eccola qui, la nuova casa che amplifica al massimo la superficie vetrata, nella fotografia sempre ripresa dall'articolo citato; immagino che siano stati ripristinati i tiranti che sostengono i fusti, per evitare l'assetto prostrato che queste piante hanno in natura, nelle regioni dove sono endemiche (fra cui la Sardegna, naturalmente).

Insomma, un bel lavoro che sicuramente anche Goethe avrebbe apprezzato, anche se la sua teoria di questa pianta come pianta madre assoluta, origine del regno vegetale, fu poi smentita.

In ultimo, faccio notare in foto anche la presenza della vasca di Victoria amazonica o Ninfea gigante, altra pianta straordinaria per le sue caratteristiche (post 23/7/11) .   

sabato 2 agosto 2025

I fiorellini di montagna, seconda presentazione

 A completamento dei fiorellini che vi ho recentemente presentato (post del 17/7/25), completo oggi con altri due esemplari, degni di essere apprezzati e che forse  potrebbero essere ancora presenti nel mese di agosto.

Siamo sempre in Alta Badia, e valgono le medesime considerazioni già fatte sulla mia incompetenza in materia di fiori. 





Corimbo di Valeriana montana, famiglia delle Caprifoliacee





Spighe di Bistorta officinalis, che spiccano piacevolmente in mezzo al prato

venerdì 25 luglio 2025

Il Cirmolo, bellezza dell'Alto Adige

Se doveste indicare in estrema sintesi le cose belle a cui vi fa pensare l'Alto Adige, che cosa vi verrebbe in mente? Le Dolomiti, naturalmente, le grandi distese di prati verdi, i fiorellini di prima estate, lo strudel, e poi? Beh, per noi che amiamo il verde, io aggiungerei il Cirmolo, Pinus cembra, albero che si trova particolarmente bene in questa regione, e che è pieno di doti, come abbiamo detto nel post del 2016 che ho appositamente messo in evidenza qui sopra, ed in altri post successivi (post del 12/7/23 e del   5/7/24).

Un albero veramente bello ed elegante, il Cirmolo, e che in Alto Adige si trova bene sia mescolato con Abeti e Larici, sia, e questa è una caratteristica peculiare che ritroviamo anche e solo nelle Alpi piemontesi, a formare bosco puro, cioè "dedicato" a questa specie.


Ed è in questa versione che ve lo presento oggi, in questo boschetto di soli Cirmoli, necessariamente distanziati dagli enormi massi dolomitici affioranti, con i quali sembrano peraltro convivere piuttosto bene.

La fotografia è ripresa dalla bidonvia che porta dal Passo Sella alla Forcella del Sassolungo, in questo luogo magico compreso fra la Val Gardena e l'Alpe di Siusi.

Visti dall'alto della bidonvia questi alberi sembrano piccoli, ma non lo sono affatto, anche se non possono competere con lo splendido esemplare isolato del 2016, ripreso nell'altopiano Prato Piazza.

Insomma, in Alto Adige come ti giri ti giri bene, e se sei amante di questi alberi ancora meglio!
  

giovedì 17 luglio 2025

I fiorellini di montagna

 Già in due precedenti occasioni vi ho parlato dei fiorellini di montagna, e segnatamente dell'Alto Adige, regione che amo molto per la bellezza delle sue montagne e, appunto, dei suoi fiorellini di prato: la prima volta dalla valle Aurina (post del 10/7/20), la seconda dall'Alpe di Siusi (post del 18/7/23).

Oggi vi presento esemplari dall'Alta Badia, per completare un tris di località, una più bella dell'altra. Preciso, come ho già fatto in precedenti occasioni, che non ho alcuna competenza in fiori, e che i nomi scientifici e comuni li ricavo da Internet; questo non mi impedisce di apprezzarli moltissimo, e di ricordare che, almeno in un determinato periodo dell'anno, la maestosa bellezza di queste enormi montagne si accompagna con la delicatezza di queste piccole meraviglie della Natura.





Orchidea macchiata, Dachtylorhiza maculata   










Giglio martagone, Lilium martagon











Nontiscordardimè, Myosotis alpestris 

lunedì 3 marzo 2025

Quando si dice: un albero carico di frutti......

E' un modo di dire spesso usato, anche a sproposito, dichiarare che un certo albero è carico di frutti, per indicare una fruttificazione copiosa: ma non in questo caso, non per il Citrus aurantium, arancio amaro o melangolo, che vi presento oggi.

Guardate che esplosione di arance, che fanno sembrare l'albero nell'insieme  più arancione che verde! Si vede che è un alberello giovane, pieno di voglia di riprodursi!

Siamo a Quartu, in piazza XXVIII aprile, sede del Comune, e l'alberello non ha ancora cominciato a perdere i frutti, dato che l'aiuola ed il pavimento circostante appaiono puliti; oppure gli addetti alla pulizia stradale sono particolarmente efficienti, contrariamente a quanto accade a Cagliari, per esempio nelle vie Pergolesi e Petrarca, dove i pedoni devono convivere con le arance spiaccicate per terra!

Comunque l'eventuale sporco stradale è abbondantemente compensato, a mio modo di vedere, dalla bellezza della fruttificazione e dal profumo della fioritura, quando le piante sono tenute bene (si veda al riguardo per la nostra città quanto detto nei post del 10/9/11  e del 24/3/22).


I nostri filari di Aranci sistemati per abbellimento stradale, come nel caso citato della via Pergolesi, fanno venire in mente la Spagna del sud, per esempio Siviglia e Malaga, dove la quantità di questi alberi cittadini è abbondantissima, e contribuisce ai ricordi piacevoli che si porta appresso chiunque sia stato in primavera in quei luoghi. Come contropartita l'Arancio richiede una certa attenzione e cura, avendo facilità ad essere colpito dalla cocciniglia, come descritto nel post del 2011 citato.    

 

giovedì 13 febbraio 2025

La nuova stagione

 Ancora in pieno inverno, sono i fiorellini di campo quelli che meglio interpretano la nuova stagione, suscitando in noi la sensazione della primavera che verrà. Fiorellini che sbucano precocemente, e rimangono quasi a livello del terreno, come se si vergognassero per la loro precocità. Un esempio tipico e noto a tutti sono i Bucaneve, Galanthus nivalis, una Amarillidacea il cui nome comune esprime bene la volontà di sbucare dal terreno ancora gelato e coperto di neve.

Noi non abbiamo i Bucaneve in Sardegna, ma abbiamo certamente fiorellini precoci, che interpretano brillantemente il ruolo. 


Per esempio il gruppetto qui a fianco fotografato in agro di Pula, che potrebbe essere costituito da esemplari di Zafferanetto comune, tecnicamente una Romulea appartenente alle Iridacee.

Un fiorellino molto comune nelle nostre campagne, che vengono ricoperte da questa piccola ed affascinane fioritura dalla fine di gennaio.

Preciso per correttezza che la identificazione della specie non è certa, data la mia ignoranza nel riconoscimento delle erbacee; potrebbe anche trattarsi di un Crocus minimum, pianta endemica della nostra isola.

Comunque, mi accontento di identificarlo come apripista della primavera qui da noi, in concorrenza con il notissimo Bucaneve, e mi pare che non sfiguri rispetto al più famoso cugino!  


lunedì 18 novembre 2024

Gli splendidi giardini dell'Isola Bella

No, non poteva limitarsi alla descrizione del foliage piemontese (post del 6/11/24)  il resoconto sul blog della mia scappata autunnale sul Lago Maggiore; vi devo presentare l'Isola Bella ed i suoi giardini, una meraviglia che da sola merita abbondantemente il viaggio.

L'Isola Bella è per grande parte occupata dal sontuoso palazzo Borromeo, edificato nel diciassettesimo secolo e ricco di arredi originali; ma non è di questo che vi voglio parlare, ma dei suoi meravigliosi giardini, splendida realizzazione perfettamente conservata.


Cominciamo con un curioso incontro che facciamo nella zona dell'imbarcadero, dove attracca il battello proveniente da Stresa: si tratta di 3 esemplari di Cipresso calvo, Taxodium distichum, albero a noi noto per lo splendido esemplare dell'Orto Botanico (post del 22/12/16  ed altri precedenti).

Questi tre fratelli, come da loro natura, vivono "con i piedi" in acqua ed emanano grande fascino; faccio notare che il più piccolo è già in pieno foliage , mentre i fratelli grandi sono più restii a perdere il verde.





Ma veniamo ai giardini, di cui vi presento due immagini: qui non c'è bisogno di commentare, perché le immagini parlano da sole.




Una intelligente alternanza fra prati, fioriture ed alberi di alto fusto, che comprendono specie esotiche a rare, come per esempio i Liquidambar con la loro splendida foglia, un enorme albero della Canfora, Cinnamomum camphora , diversi alberi dei tulipani, Liriodendron tulipifera.


Insomma, se accordiamo la bellezza di questi giardini con il contesto del lago, magari in una bella giornata, lo spettacolo è assicurato, ed è veramente unico.

Ricordo, per completezza dell'esposizione odierna, che 10 anni fa avevo parlato di un'altra delle isole del Lago Maggiore, l'Isola Madre, con particolare riferimento al peculiare enorme Cipresso del Cashmir ed alle sue traversie (post del 21/6/14). 

mercoledì 6 novembre 2024

Il foliage piemontese

Abbiamo ribadito più volte, a partire dal lontano 2011 (post del 31/10/11), che il foliage non è materia consona al verde sardo, e tantomeno a quello cagliaritano, salvo piccoli spettacoli molto localizzati, in determinate zone dell'interno dell'isola come il Goceano (post del 15/10/12) o le Barbagie. 

In realtà l'arte di spogliarsi è praticata anche da determinate specie a Cagliari, segnatamente dai Ginkgo biloba (post del 2/12/17), ma non oserei parlare di foliage. Per parlare propriamente di foliage  dobbiamo attraversare il mare ed andare nel nord Italia, per esempio nel bosco del Cansiglio in Veneto, o all'estero, per esempio nello Yorkshire o nella Cumbria  inglesi, splendidi luoghi dei quali vi ho dato conto fra il 2019 ed il 2023.

Quest'anno però aggiungiamo un'altra regione italiana, e precisamente il Piemonte, a rappresentare il foliage nostrano; infatti quest'autunno sono stato attratto, e non mi sono fatto mancare, lo spettacolo in una zona del Piemonte al di sopra del lago Maggiore, e precisamente la Valle Vigezzo, tanto poco conosciuta quanto bella.  Qui infatti corre una linea ferroviaria, che collega Domodossola a Locarno in Svizzera, e che si chiama, guarda caso, Treno del Foliage. Questa linea ferroviaria, nel periodo ottobre e novembre, è frequentatissima dagli amanti di questo meraviglioso spettacolo.

Ecco una immagine ripresa dal treno, che mostra il miscuglio dei colori, dal verde, al giallo nelle sue varie sfumature, al rosso.

Indubbiamente un bello spettacolo, al quale però si possono fare anche critiche, legate all'affollamento ed agli spazi ristretti sul treno, alla difficoltà di fare fotografie in piedi, ai riflessi dei vetri che impediscono di cogliere tutta la bellezza in fotografia.

A queste critiche io ne aggiungo poi un'altra, del tutto personale: per godere appieno della trascolorazione e spogliamento delle piante, bisogna vederle da vicino, odorarle, toccarle, cosa che evidentemente non si può fare dal treno.

Per fortuna sono previste delle fermate, ed è possibile quindi interrompere il viaggio e riprenderlo poi anche a distanza di ore; così io ho fatto, e vi riporto alcune meraviglie riprese nel paesino di Santa Maria Maggiore.





Ecco una splendida grande Quercia, e precisamente un Cerro, Quercus cerris, nel pieno del lavoro; sta cambiando colore, e già molte foglie sono per terra, anche se il grosso deve ancora accadere. 


Ricordo che il Cerro non è presente a Cagliari e pochissimo presente in Sardegna, e solo in zone montuose; è caratterizzato dalle foglie grandi e multilobate, molto eleganti, come possiamo notare dalla fotina sottostante.




E qui a destra abbiamo un piccolo Acero giapponese, Acer palmatum, che con i suoi colori autunnali è forse uno degli alberi più rappresentativi del foliage. 

Nella foto notiamo come curiosità la foglia dipinta sul muro, anch'essa di Acero; poiché questo è il cortile di una scuola, è probabile che questo sia il lavoro di una maestra con i suoi alunni, o almeno io così voglio immaginare.






Infine, ci lasciamo con una immagine romantica, sempre ripresa nel paesino di Santa Maria Maggiore: il giardino privato di una bella villa, dove si incrociano, in maniera invero elegante, il marrone, il rosso ed il verde che caratterizzano la stagione. 





 

mercoledì 24 luglio 2024

Il fascino del Cedro himalayano

Il Cedro, importante aghifoglia appartenente alla famiglia delle Pinacee, è un albero raro in città, per questioni legate al clima ed all'altitudine. Difficile che cresca bene, cionondimeno la sua bellezza ha fatto sì che molti giardini privati ospitino esemplari sani e ben curati, come per esempio in via dell'Abbazia (post del 2/7/13) .   

Nel verde pubblico, proprio per la difficoltà di buona riuscita, il Cedro è poco utilizzato, anche se abbiamo all'ingresso dei Giardini Pubblici un esemplare storico di Cedro himalayano, Cedrus deodara, che ho presentato ai primordi del blog (post del 20/12/10). 

Ma, trattandosi comunque di alberi di grande fascino, non possiamo privarci dall'andarne a trovare qualcuno ogni tanto di quelli grandi, sia con una gita in quota in Sardegna, per esempio sul monte Linas (post del 12/12/11), sia nei parchi del nord Italia, dove possiamo trovare esemplari splendidi (p.es. post 12/5/23). . 

Mentre vi rimando ai tanti post che ho dedicato a questi alberi, oltre a quelli qui richiamati,  oggi vi rinfresco idealmente con l'ombra di un altro esemplare del nord Italia, grazie alla gentilezza di Claudia che mi ha inviato alcune fotografie.



Eccolo qua, un Cedro himalayano con tutto il suo fascino, che vegeta a Trento, nel parco che circonda il mausoleo dell'irredentista Cesare Battisti.

Ricordo che le 3 specie di Cedro, del Libano, dell'Atlante e appunto himalayano, non sono sempre immediatamente distinguibili; il Cedro himalayano, però, è quello con gli aghi più lunghi e penduli, e forse il più affascinante.




Ecco un particolare del nostro esemplare, che mostra gli aghi a mazzetti ed una pigna, con la sua tipica forma a barile.

Ricordo che i Cedri sono alberi monoici, e mentre la pigne hanno la forma a barile, le strutture riproduttive maschili sono lunghe ed in forma quasi cilindrica, e sono deputate al rilascio del polline, con modalità simile a quella dei Pini.


venerdì 5 luglio 2024

In Alto Adige un po' di fresco, splendide montagne e, naturalmente .......

E, naturalmente, tanto, tantissimo verde, ben distribuito fra prati ed alberi.

Entriamo subito nello spirito di questo post, con una foto, ripresa a San Vigilio di Marebbe, che mette insieme una distesa prativa, alcuni grandi Abeti rossi, Picea abies, e le montagne retrostanti.

Abbiamo già dedicato diversi post all'estate che inizia nell'Alto Adige, dato che io sono un estimatore di questa regione, e cerco di tornarci quasi tutti gli anni; in calce trovate il link con alcuni post.

Gli alberi allora: soprattutto aghifoglie, e fra questi primi gli Abeti rossi, secondi i Larici, Larix decidua, e ancora il Pino mugo, Pinus mugo, arbusto dalle tante proprietà benefiche. 

E ancora il Pino cembro o Cirmolo, Pinus cembra, albero di eleganza straordinaria ed anch'esso dotato di molte proprietà benefiche.

Soprattutto aghifoglie, dicevamo,  ma ogni tanto troviamo anche latifoglie: il Sorbo egli uccellatori, Sorbus aucuparia, l'Orniello, Fraxinus ornus, la Robinia, Robinia mimosaefolia, alcune specie di Acero, la Betulla ed altri.

Volendo fare un confronto, spiccio ed un po' banale, con la nostra realtà verde possiamo dire che l'Alto Adige ci batte di gran lunga per la quantità, e noi lo battiamo di gran lunga per la varietà di famiglie arboree; certamente sarà molto raro trovare in questa regione montana un Ficus, di qualsiasi specie, una Araucaria, tanto meno una Sterculia o una Eritrina, tanto per fare alcuni esempi.

Sui prati, invece, siamo nettamente perdenti, anche per questioni di clima: i prati altoatesini sono veramente un altro mondo, tanto più in questo periodo nel quale si riempiono di una grande varietà di fiorellini di grande eleganza. Guardate questo qui sotto, di cui non conosco il nome con certezza, anche se azzardo che potrebbe trattarsi di una Primula.




Bellezza e delicatezza, si apprezzano i cinque petali a due lobi che sembrano quasi a forma di cuore; il colore rosa contrasta piacevolmente con la fauce centrale orlata di giallo.





Qui mettiamo assieme il piccolo ed il grande, con un arbusto di Rododendro che comincia a fiorire, ma anche Abeti e Larici; ci troviamo in Alta Badia, e questo paesaggio è un piacere per gli occhi.



E qui una enorme distesa di verde punteggiata di giallo, fra cui certamente i Botton d'Oro, costituiti da un capolino sferico, una pallina schiacciata appunto di colore giallo oro, nella quale i petali tondi stentano ad aprirsi. Sullo sfondo, forse, la Marmolada imbiancata.


Mi fermo qui, anche perché le bellezze di questi luoghi non finiscono mai; riporto solo alcuni riferimenti a precedenti post riguardanti l'Alto Adige (post 15/9/16,   7/6/1510/7/20,  12/7/23,   26/9/16)  

giovedì 4 aprile 2024

La primavera delle nostre campagne

 Quest'anno la primavera nelle campagne del sud Sardegna si è presentata in maniera brillante, date le temperature non molto alte ed una certa piovosità che ancora non ha provocato l'ingiallimento che ben conosciamo.

Oggi vi porto nelle campagne di Sant'Andrea Frius, paese della Trexenta non troppo lontano dal capoluogo, dotato di campagne molto belle e collinose, piacevoli da un punto di vista paesaggistico. 

Ecco allora alcune immagini tipicamente primaverili di queste campagne.


Qui, in un terreno verdeggiante, troviamo un alberello di Perastro, Pyrus pyraster, detto anche Pero selvatico (post del 27/3/12),  che espone i suoi delicati fiorellini bianchi pieni di fascino.

Al Pero tengono buona compagnia una grande quantità di Asfodeli, Asphodelus ramosus, (post del 20/4/15 ed altri) che, ancorché spesso siano un

segno di degrado del terreno, sono comunque un segno piacevole.




  
Tornando ai fiorellini del Perastro, ecco una immagine ravvicinata che mette in evidenza la loro delicatezza. Rileggendo il post del 2012 citato, ho sorriso ritrovando l'accostamento di questa fioritura con quella dei Ciliegi giapponesi; un po' azzardata sicuramente, ma quando si tratta di difendere il nostro orgoglio di sardi .........



E ancora, sempre a proposito di fiorellini, ecco   l'iniziale fioritura di un Biancospino, Crataegus monogyna, arbusto spontaneo che vi ho presentato per la prima volta nel lontano 2011 (post del 13/4/11).

Possiamo notare i bei boccioli sferici dei fiori che verranno, le bacche rosse dell'anno scorso, le foglie lobate ed incise che consentono un riconoscimento immediato, essendo simili a quelle del prezzemolo.  

Insomma, una volta di più possiamo affermare che le nostre campagne meritano qualche passeggiata primaverile, per lucidare occhi e cuore, e magari raccogliere qualche asparago, che non guasta!


lunedì 19 febbraio 2024

Gli alberi strangolatori, nei templi cambogiani

 Oggi vi porto molto lontano, e precisamente in Cambogia, nell'estremo est asiatico. Me ne dà l'occasione Stefano, che sta compiendo un viaggio di piacere appunto da quelle parti, e che mi ha mandato alcune fotografie, per le quali lo ringrazio.

Ci troviamo nel nord ovest della Cambogia, e precisamente ad Angkor Wat, un enorme tempio religioso, il più visitato del paese e patrimonio mondiale dell'Unesco.

E, naturalmente, non ci occupiamo del valore culturale e storico di questo sito, della civiltà Khmer e della sua architettura ma degli alberi che ci vivono, enormi e di grande impatto.

Eccone uno, che appare "spalmato" su un tempio in rovina, quasi come un animale preistorico.

A quali alberi ci troviamo di fronte? Devo dire che qui regna una buona dose di confusione; questi alberi hanno il nome comune di alberi strangolatori, per la loro attitudine di vivere a spese di altri alberi, ai quali si appoggiano fino a strangolarli, per poi crescere in autonomia.

Fra gli alberi strangolatori vengono in realtà annoverate diverse specie di alberi, compreso, pensate, il nostro Ficus magnolioides!  

Sicuramente fra gli alberi che vivono ad Angkor Wat ci sono dei Ficus, dal Ficus altissima al Ficus benghalensis al Ficus tinctoria , ma una pianta che vive sicuramente in mezzo a questi templi non è un Ficus, ma il Tetrameles nudiflora, di cui facciamo conoscenza oggi.


Ecco un altro esemplare di Tetrameles che, consapevole della forza con la quale è abbarbicato alla struttura del tempio, pur cadente, sale fino a forse 25 metri.

Naturalmente questi alberi non possono essere lasciati crescere come vogliono, ma sono curati da squadre di giardinieri acrobati, che evitano che queste meraviglie possano essere velocemente soffocate dalla natura e riportate alla condizione di quasi invisibilità, come questi gioielli in pietra vennero scoperti dagli occidentali, a metà dell'800. 
 

martedì 28 novembre 2023

Colori dell'autunno inglese

 Abbiamo detto e ribadito più volte che il Foliage non è un vanto del verde cagliaritano e, più in generale, di tutta la Sardegna: la latitudine, le temperature, le specie arboree non lo consentono, se non in maniera sporadica e limitata. 

Questo non significa che anche noi cagliaritani non possiamo godere di questo spettacolo, per quanto limitato, per esempio con i Ginkgo biloba  (post del 7/12/16, fra gli altri); quest'anno lo spettacolo sta cominciando adesso, e quindi possiamo ancora approfittarne.

Per stimolare la vostra voglia di Foliage, anche se solo cagliaritano con i Ginkgo o sardo, per esempio con i Frassini del Goceano o gli Aceri del Supramonte di Orgosolo, vi offro anche quest'anno alcune immagini dell'autunno inglese che, in quanto a colori e fascino, non teme confronti.

Siamo nel parco Harlow Carr Gardens di Harrogate, nello Yorkshire, uno dei parchi più belli della regione, che vi ho già presentato (post del 8/11/19  e  del 30/10/20) .

Una visione idilliaca, un laghetto immerso nel verde e due grandi alberi, una Farnia, Quercus robur, a sinistra, ed un Cipresso calvo, Taxodium distichum, a destra. Come si vede, il primo ancora resiste all'ingiallimento, complici i cambiamenti climatici (la foto è degli inizi di novembre), mentre il secondo ha già completamente cambiato colore. Ringrazio Marco, che anche quest'anno mi ha mandato alcune fotografie, fra cui questa.




E guardate la tenerezza di questo alberello rosso (che non ho saputo riconoscere, potrebbe essere un Oxydendrum arboreum, suggerimento che traggo da ricerche su Internet), isolato dai grandi alberi verdi ma, direi, contento di esserci!
 


Infine, ad ulteriore dimostrazione del fatto che sull'amore e la cura del verde gli inglesi sono imbattibili,  nella foto qui a sinistra vediamo che anche le piantine acquatiche, forse anche spontanee, sono state dotate degli appositi cartellini di riconoscimento, naturalmente con il nome scientifico in latino.

Su questo fronte, purtroppo, noi italiani e sardi in particolare siamo lontani anni luce dalla civiltà inglese; noi però continueremo a batterci perché le cose cambino. 

lunedì 20 novembre 2023

I pregi della Betulla

 La Betulla, Betula pendula, ha avuto pochissima attenzione da parte del blog, solo un post di qualche anno fa (post del  22/1/20), nel quale riportavo una mia fotografia di un esemplare inglese. La causa di questo rapporto quasi nullo, lo potete immaginare, è la sua modestissima (o nessuna?) presenza nella nostra città ed in tutta la Sardegna. 

Infatti la Betulla predilige i climi freddi, tanto è vero che nelle regioni italiane dove vive allo stato spontaneo si trova al di sopra dei 500 metri.

Ecco un vecchio esemplare a sinistra, in una foto presa da Internet, che ci consente di notare subito il primo e più evidente segno di riconoscimento di questa specie, e cioè la corteccia bianca. 

Possiamo dire che siamo sfortunati a non averla fra noi, dato che è un albero elegante e ricco di pregi. I pregi, oltre al colore della corteccia, sono dati dalla membrana che ricopre i rami, le foglie affusolate e finemente seghettate, il lungo picciolo, il leggero vibrare della chioma ad ogni refolo di vento.

Ed i pregi non si fermano a quelli estetici, ma si estendono alle qualità del legno, nonché a interessanti proprietà medicamentose, per finire poi con riconosciute proprietà gastronomiche. 

E qui ci colleghiamo con quanto asserito nel post citato, che faceva risalire la conoscenza delle proprietà medicamentose e gastronomiche addirittura a più di 5000 anni fa; oggi è di particolare utilizzo la corteccia interna (detta floema), che può essere consumata appunto tale e quale, oppure bollita ed unita a minestre, o ancora essiccata ed utilizzata come farina per il pane. Infine, pare che si possano ottenere ottimi sciroppi dalla linfa.

Il portamento pendulo, elemento essenziale della eleganza di cui si diceva, conferisce alla Betulla il ruolo di albero prediletto per parchi e grandi giardini, per esemplari isolati o a gruppetti, mentre in natura è comunissimo nei boschi del nord America e della Russia, dove gode di grande prestigio e la cui corteccia veniva in passato utilizzata addirittura per scrivere (iscrizioni Novgorodiane)

Insomma un vero peccato non avere fra noi questi alberi; per fortuna ci possiamo godere nella nostra Sardegna, lungo i corsi d'acqua ed i canaloni di montagna, il cugino Ontàno,  Alnus glutinosa (post del 12/6/12 ed altri), che appartiene alla stessa famiglia e con la Betulla ha anche una certa somiglianza!   

sabato 26 agosto 2023

Un'altra cartolina da Tenerife

E questa volta è una cartolina in senso stretto, dato che si tratta di una cartolina illustrata che viene da quell'isola così generosa in specie arboree endemiche, mentre la cartolina che dava il titolo al precedente scritto (post del 12/8/23) era intesa in generale come piccola presentazione della grande varietà floristica di Tenerife.

Eccola qua la cartolina, che presenta un gruppo di splendidi esemplari fioriti di Echium wildpretii, dai tanti nomi comuni (Torre dei gioielli, Razzo rosso, fino al più simpatico Viperina rossa), mentre il nome scientifico qualifica questo arbusto come parente stretto dell'Echium fastuosum, già a noi noto (post del 20/3/11  e del 23/3/17 ).

Ma, direte voi, non si potevano evitare queste contorsioni e presentare la Viperina rossa nel post precedente, insieme alle foto delle altre specie?

La realtà è che io normalmente inserisco nei post immagini riprese da me o dai lettori che cortesemente me le inviano, e molto raramente faccio ricorso ad immagini riprese da Internet ed ancor meno da cartoline illustrate, come in questo caso; questo per assicurare la correntezza delle immagini medesime e per una questione di onestà intellettuale. 

Ma questa volta Alberto, un altro lettore abitante a Tenerife, mi ha segnalato la mancanza nel precedente post della Viperina, caposaldo delle specie endemiche dell'isola in uno con la Dracena draco. Che fare? Per fortuna Morgana, dalle cui foto è nato il recente post agostano (foto scattate alla fine di luglio), nel precisare che le Viperine viste nel parco del Teide avevano i fiori secchi, aveva ritenuto cortesemente di inviarmi la cartolina digitalizzata qui riportata.

A conferma mi sono ricordato che un precedente post del 2022 (post 19/5/22), anch'esso basato su foto di una lettrice del blog, mostrava appunto la fioritura primaverile di questi Echium wildpretii, così come primaverile era la nostra fioritura azzurra del 2017, di un arbusto purtroppo inspiegabilmente eliminato.

Mi scuso per la lungaggine di queste spiegazioni, ma mi è sembrato doveroso a completamento del nostro viaggetto nel verde di Tenerife, spero piacevole anche se effettuato per interposta persona.   



   


 

sabato 12 agosto 2023

Una cartolina da Tenerife

Oggi vi porto a Tenerife, isola delle Canarie non lontano dal Tropico del Cancro, di origine vulcanica; lo faccio grazie alle immagini che mi ha trasmesso Morgana, che ringrazio. Naturalmente il tutto è condito da informazioni tratte da Internet, dato che io purtroppo non sono mai stato in questa interessante isola, da cui gli italiani sono molto attratti, ma non credo per le specie arboree!

Va detto che dal punto di vista della flora Tenerife è ricca di una grande varietà di specie, in conseguenza della sua orografia molto diversificata e della varietà di microclimi e di habitat che si sono sviluppati.


Partiamo, come è giusto, da uno dei simboli arborei di Tenerife, cioè la Dracena draco, vecchia conoscenza in quanto ben presente nella nostra città e ben rappresentata nel blog (Orto Botanico, Buoncammino, viale Regina Elena...).

Naturalmente i nostri esemplari non possono competere con quelli di Tenerife, anche se quelli dell'Orto Botanico si difendono bene; ma guardate questo esemplare dell'isola atlantica, e confrontate la sua altezza con quella del signore alla sua base, penso che sia intorno ai 10 metri se non di più!



Questo a destra è un arbusto dotato di una bella e grande foglia, con eleganti nervature rosse, e di frutti raccolti in grappoli simili a quelli dell'uva (da cui il nome comune spagnolo di uva da spiaggia).


Il suo nome scientifico, Coccoloba uvifera, riprende anch'esso l'aspetto del frutto, che pare sia anche commestibile.



Infine, anche a dimostrazione delle varietà di microclima, ecco un paesaggio in quota, con fondo ghiaioso dal quale emergono le rocce vulcaniche, e sul quale vive questo arbusto, forse endemico di queste zone, che si chiama Pterocefalus lasiospermus, noto come Rosalillo de Cumbra.

Dicevamo un paesaggio in quota, che dovrebbe essere nel parco nazionale del Teide, il vulcano alto 3700 metri e monte più alto della Spagna.

sabato 29 luglio 2023

Che bella ricorrenza estiva, per il Giglio di mare!

 Sì, è come una ricorrenza, quella che mi porta a festeggiare il Giglio di mare, Pancratium maritimum, quasi ogni anno, ormai dal 2017 (post 18/8/17). Ed è una ricorrenza veramente piacevole, data la bellezza e le qualità di questa bulbosa.

Ma quest'anno c'è una novità: mentre i precedenti post hanno riguardato sempre la costa sud orientale della Sardegna, fra Cala Pira e Capo Ferrato, questa volta andiamo dall'altra parte, nella costa nord occidentale, e precisamente nella zona di Alghero.


   

Ecco qui una piantina, con tre esemplari fioriti ed altri tre già sfioriti, inserita in un terreno roccioso e non certo facile; ma, lo sappiamo, il Giglietto è una pianta resistente che supera ogni ostacolo, come dice il suo nome scientifico (post del 17/8/22).

E questa volta ringrazio Maria Bonaria che mi ha inviato la foto, ripresa a Punta Giglio, promontorio calcareo che, dirimpetto a Capo Caccia, racchiude la baia di Porto Conte.

A proposito, sarà una coincidenza il nome del promontorio o deriverà proprio dall'abbondanza di questi fiorellini?  


E, per avere una idea più precisa dell'ambiente marino nel quale ci troviamo, ecco una foto panoramica, sempre inviata da Maria Bonaria.

Si riconosce bene il terreno calcareo, ma anche il tipo di vegetazione spontanea presente, nel quale spiccano il Corbezzolo, il Lentisco, ma anche una arbusto di Euphorbia dendroides  ed una Palma nana.

Insomma, possiamo affermare che questi meravigliosi fiorellini crescono in tutti i litorali sardi? Forse no, partendo da così poche localizzazioni, ma ci piace crederlo! 





martedì 18 luglio 2023

Piccoli fiori dell'Alto Adige

Questo post fa da contraltare, anche nel titolo, a quello precedente: lì Abeti e Pini che svettano per tanti metri fuori terra, qui fiorellini che si alzano da terra di qualche centimetro. Differenze abissali di altezza ma con un solo obiettivo in comune: comporre la bellezza estiva dei paesaggi alpini di questa regione, dall'Alpe di Siusi alla Val Gardena ed ai passi alpini che le attraversano.


Qui siamo sull'Alpe di Siusi, di fronte ad una immensa distesa di prato trapuntato da fiorellini gialli, che termina dove comincia il bosco di Abeti.

Non mi azzardo a cercare di individuare il nome scientifico dei fiorellini: non è il mio campo, e rischierei di scrivere delle sciocchezze.




Qui invece il colore dominante che trapunta il prato è il bianco, che è dato dai pappi, ciuffo di peletti che sostiene i semini agevolandone la dispersione.

Potrebbe trattarsi di Tarassaco, ma il condizionale è d'obbligo; l'importante è la bellezza dell'insieme.




Ma almeno un fiorellino del cui nome sono certo ve lo voglio presentare, avendolo già individuato nel 2020 (post del 10/7/20).

Si tratta del Myosotis alpestris, comunemente noto come Non ti scordar di me: uno dei fiorellini più comuni di fascia alpina, semplice e bello, che suscita tenerezza già dal nome. 

Una sorta di mascotte, di marchio di fabbrica per i prati alpini dalla fine della primavera all'inizio dell'estate.
  

mercoledì 12 luglio 2023

Grandi alberi dell'Alto Adige

Andiamo a prendere una boccata di aria fresca in Alto Adige, e precisamente nella zona dello Sciliar e del passo Sella, dove sono stato in vacanza alcuni giorni fa.

E, naturalmente, lo facciamo attraverso gli alberi, che sono spesso alberi da noi quasi sconosciuti.

Ecco il profilo dello Sciliar al tramonto: la parte più alta, all'incirca dai 2000 metri in sù, è naturalmente priva di vegetazione; la parte più bassa invece è occupata, per quanto possibile, da Abeti rossi, Picea abies, l'albero più diffuso in Alto Adige.



Notiamo la capacità di questi alberi di inerpicarsi ed abbarbicarsi su pareti quasi verticali, e lasciare liberi solo gli strapiombi.





Naturalmente gli Abeti non disdegnano, anzi, i prati orizzontali, dove sanno esprimersi al meglio anche come altezza, come dimostra questo enorme esemplare sull'Alpe di Siusi.

Ricordo che l'Abete rosso è quello utilizzato per gli alberi di Natale, e che in passato vi ho proposto un rarissimo esemplare sano a Cagliari (post 7/3/14).



E questo, fotografato nella zona del Passo Sella? E' certamente una aghifoglia, ed i più attenti intuiscono che sia un Pino, ma solo i conoscitori degli alberi della zona alpina individuano che è un Pinus cembra, oggettivamente uno dei Pini più belli ed eleganti, con i suoi corti aghi riuniti in fascetti da 5 elementi, ed il legno pregiato e profumato che produce.

Vi avevo presentato questa specie di Pino in occasione di un mio precedente viaggio in Alto Adige (post del 26/9/16), nella zona di Dobbiaco; a quel post vi rimando per le informazioni sulle caratteristiche e le qualità di quest'albero, al di là della sua oggettiva bellezza.  


Infine, vi presento una latifoglia, perché non è vero che, ancorché siano largamente dominanti (più del 90%degli esemplari presenti), ci siano solo aghifoglie nelle montagne altoatesine.



Ecco infatti, lungo i bordi di un sentiero alla base dell'Alpe di Siusi, le bellissime samare rosa di un Acer pseudoplatanus, Acero di monte.

Come dice il nome, questo albero predilige vivere in quota,  fra i 500 metri e fino ai 1500; qui siamo ai piedi dello Sciliar, a circa 1000 metri, e questo esemplare sembra trovarsi ottimamente.

A queste quote in Alto Adige vivono altresì Faggi e Carpini, e, mi dicono, anche la Roverella.

venerdì 12 maggio 2023

I Cedri ferraresi

 Oggi facciamo un salto fuori Sardegna, e vi porto nella bella città emiliana di Ferrara, nella quale sono stato alcune settimane fa.

Una città veramente piacevole da visitare, a misura d'uomo, con il suo centro rinascimentale realizzato dal casato degli Este, ed importanti monumenti sia medioevali che attribuibili appunto al periodo estense, fra i quali l'omonimo Castello ed il Palazzo dei Diamanti.

Ma naturalmente, dato il carattere del nostro blog, vi parlerò di alberi, ed in particolare dei meravigliosi Cedri del Libano, Cedrus Libani, che troneggiano vicino all'ingresso del parco Massari, giardino pubblico di circa 4 ettari.

 

Ecco il primo grandioso esemplare, con le tipiche enormi branche ad estensione sub-orizzontale che caratterizzano questi alberi, e che costringono ad antiestetici ma necessari tralicci per il sostegno, come si vede in fotografia. Questo campione arboreo risale probabilmente alla metà del 1800.



E questo è il secondo esemplare, in una foto che cerca di inquadrarlo nella sua dimensione d'insieme. Anche questo è sorretto da tutori, ma per fortuna meno impattanti di quelli del fratello.

Comunque due alberi meravigliosi, che si accompagnano con altri alberi di pregio, Tassi, Farnie, ed addirittura un raro esemplare di Liquidambar orientalis, con le bellissime foglie lobate simili a quelle di alcuni Aceri.

Ricordo che i Cedri sono alberi molto rari a Cagliari, ed i Cedri del Libano sono rarissimi, per l'ingombro e per il nostro clima (post 23/5/12); in Sardegna troviamo un certo numero di esemplari, soprattutto in quota.  L'esemplare più famoso, e forse più anziano, vive nel parco di Laconi.

Tornando a Ferrara, è una città che merita sicuramente una visita, ricordando di ritagliarne una porzione per il parco Massari ed i suoi Cedri.