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venerdì 25 luglio 2025

Il Cirmolo, bellezza dell'Alto Adige

Se doveste indicare in estrema sintesi le cose belle a cui vi fa pensare l'Alto Adige, che cosa vi verrebbe in mente? Le Dolomiti, naturalmente, le grandi distese di prati verdi, i fiorellini di prima estate, lo strudel, e poi? Beh, per noi che amiamo il verde, io aggiungerei il Cirmolo, Pinus cembra, albero che si trova particolarmente bene in questa regione, e che è pieno di doti, come abbiamo detto nel post del 2016 che ho appositamente messo in evidenza qui sopra, ed in altri post successivi (post del 12/7/23 e del   5/7/24).

Un albero veramente bello ed elegante, il Cirmolo, e che in Alto Adige si trova bene sia mescolato con Abeti e Larici, sia, e questa è una caratteristica peculiare che ritroviamo anche e solo nelle Alpi piemontesi, a formare bosco puro, cioè "dedicato" a questa specie.


Ed è in questa versione che ve lo presento oggi, in questo boschetto di soli Cirmoli, necessariamente distanziati dagli enormi massi dolomitici affioranti, con i quali sembrano peraltro convivere piuttosto bene.

La fotografia è ripresa dalla bidonvia che porta dal Passo Sella alla Forcella del Sassolungo, in questo luogo magico compreso fra la Val Gardena e l'Alpe di Siusi.

Visti dall'alto della bidonvia questi alberi sembrano piccoli, ma non lo sono affatto, anche se non possono competere con lo splendido esemplare isolato del 2016, ripreso nell'altopiano Prato Piazza.

Insomma, in Alto Adige come ti giri ti giri bene, e se sei amante di questi alberi ancora meglio!
  

giovedì 17 luglio 2025

I fiorellini di montagna

 Già in due precedenti occasioni vi ho parlato dei fiorellini di montagna, e segnatamente dell'Alto Adige, regione che amo molto per la bellezza delle sue montagne e, appunto, dei suoi fiorellini di prato: la prima volta dalla valle Aurina (post del 10/7/20), la seconda dall'Alpe di Siusi (post del 18/7/23).

Oggi vi presento esemplari dall'Alta Badia, per completare un tris di località, una più bella dell'altra. Preciso, come ho già fatto in precedenti occasioni, che non ho alcuna competenza in fiori, e che i nomi scientifici e comuni li ricavo da Internet; questo non mi impedisce di apprezzarli moltissimo, e di ricordare che, almeno in un determinato periodo dell'anno, la maestosa bellezza di queste enormi montagne si accompagna con la delicatezza di queste piccole meraviglie della Natura.





Orchidea macchiata, Dachtylorhiza maculata   










Giglio martagone, Lilium martagon











Nontiscordardimè, Myosotis alpestris 

sabato 5 luglio 2025

Le Tuie ed i Parrocchetti

Mi accorgo che abbiamo parlato pochissimo, pur nella lunga vita del blog, della Tuia orientale, Thuja orientalis, conifera con le foglie a squame ed i frutti, gli strobili, caratterizzati da punte ad uncino. La trovo citata, di sfuggita, in un post del 2014 (post del 3/1/14), dedicato peraltro ad un Ginepro.

E' effettivamente un albero che non reputo molto interessante, anche se è presente in moltissimi giardini, soprattutto condominiali. Pianta robusta, a lenta crescita, la Tuia è effettivamente una pianta che non necessita di cure, e questo spiega la sua presenza nei giardini.

Ed anche oggi non parlo della Tuia in quanto tale, ma come comoda mangiatoia dei voracissimi Parrocchetti, pappagallini ormai presenti dappertutto nella nostra città. 

Allora, scusandomi per la pessima qualità dell'immagine, ho voluto presentare un gruppo di parrocchetti che banchettano, facendo scempio degli strobili, sopra una Tuia condominiale di via Monteverdi.

Anche per chi non ascolta il chiasso che fanno questi uccellini, e non guarda la pianta ed il traffico di ali e becchi che si svolge intorno, la scena è individuata dalla grande quantità di scarti, rametti e frutti, che formano un tappeto sotto la Tuia, tanto più evidente se si tratta di un marciapiede.

Avevo notato una scena simile, ma allora riguardava gli Ippocastani, nella spianata dell'Ippodromo ad Istanbul (post del 20/4/12), ed anche allora ero stato colpito, anche materialmente, dalla pioggia di scarti del banchetto.

Possiamo quindi ribadire (vedi post del 22/12/12)  la considerazione che sarebbe opportuno trovare il modo per ridurre la consistenza numerica delle colonie di Parrocchetti, se non vogliamo che la loro voracità diventi una pratica distruttiva pesante per il nostro verde!