Oggi il cesto dei post propone...

Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia

post del 2 novembre 2010
post del 25 gennaio 2012
post del 13 maggio 2011
post del 5 marzo 2012
post del 17 maggio 2015
post del 28 aprile 2018

lunedì 25 gennaio 2021

La piazza a due piani e l'Eriocefalo

 Nel quartiere di Montemixi si trova uno spazio assolutamente peculiare, quasi sconosciuto ma meritevole di notorietà: la piazza Pizzorno, la cui peculiarità è quella di essere organizzata come un giardino su due piani. Il giardino di piano terra occupa la parte esterna dello spazio, di forma ovoidale, ed è delimitato  verso l'interno dalle possenti mura  del bunker della seconda guerra mondiale; la copertura di questo bunker costituisce invece il giardino del primo piano, di forma quadrata.

Abbiamo parlato di recente (post del 20/10/20) della sistemazione del giardino di piano terra, frutto di una intesa fra pubblico e privato, mentre più indietro nel tempo abbiamo parlato del giardino sul tetto, come sede di un arbusto molto raro per la nostra città, L'Eriocephalus africanus (post del 4/1/18). 

E proprio l'Eriocefalo vi voglio ripresentare oggi, dato che siamo nel periodo della sua fioritura invernale, la cui bellezza e rarità meritano una riproposizione fotografica.


Ecco un mazzetto di fiori, organizzati in gruppo (capolino) di colore marrone e giallo, che si completano come in tutte le Asteracee con i luminosi petali (le ligule) bianchi.


Si intravedono anche le foglie, così simili a quelle del rosmarino da fare definire questa pianta anche rosmarino selvatico.



  

Quest'altra foto dà conto invece del fatto che il nettare dei fiori di Eriocefalo è molto apprezzato dalle farfalle. E non solo dalle farfalle, dato che da questi fiori vengono estratti olii essenziali  utilizzati in erboristeria e fitoterapia.

Un'ultima curiosità sull'origine del nome, che si potrebbe tradurre "testa di lana" con riferimento alla lanugine prodotta dai frutti.

giovedì 21 gennaio 2021

Al Parco di Bonaria, un dubbio e due certezze

 Cominciamo dal dubbio, come è giusto che sia: a quale specie appartengono le tre Palme sorelle con le foglie a ventaglio, o palmate che dir si voglia, che si ergono a destra dell'ingresso del parco di Bonaria?

Vi rimando per una analisi comparata ai vari post dedicati a queste piante (post del 28/11/10,  28/11/12, 21/2/17, 2/7/14, solo per citarne alcuni), e vi propongo una nuova analisi semplificata ma efficace, almeno fino ad un certo punto.

Andando per esclusione,  il che ci serve anche come ripasso, possiamo dire che le tre sorelle non appartengono al genere Phoenix, a cui invece appartiene l'esemplare basso a sinistra nella foto: le foglie sono molto diverse, si aprono come detto a ventaglio, mentre le Phoenix, canariensis e dactilifera, hanno le foglie pennate.

Fra le Palme a ventaglio escludiamo le nostre Chamaerops humilis, per varie ragioni ma, prima fra tutte, l'altezza (il nome comune di Palma nana vorrà dire qualcosa...).

Ci resta quindi il genere Washingtonia, e direi la specie robusta, che si caratterizza per la maggiore altezza e snellezza del fusto rispetto alla filifera. E se invece si trattasse di Trachicarpi, che vi ho presentato nel post del 2014? Anche loro hanno caratteristiche simili, ed il discernimento fra le varie specie di Palme, ed i loro vari cloni, è a volte molto difficile; è una ipotesi poco probabile, ma non da scartare.

Finita la disamina del dubbio botanico, veniamo alle certezze. La prima certezza è il fascino di questo piccolo parco, con le sue Palme, i suoi Ficus e le loro radici affioranti, i vecchi Pini. L'altra certezza, incontrovertibile, è la bellezza del panorama che si gode dal punto più alto del parco, di cui vi ho già parlato (post del 10/11/11, post del 11/2/16).


Quale vista è più bella, quella verso il mare, o quella verso Castello?

Non voglio proporre ulteriori dubbi; ognuno, con una visita, può scegliere il suo panorama, o anche non sceglierlo, lasciando che lo sguardo spazi per tutta l'ampiezza del panorama: il piacere è comunque assicurato.



martedì 12 gennaio 2021

Araucarie cagliaritane

 Mi è mancata la fantasia per inventare un titolo meno banale di questo da dedicare all'Araucaria excelsa, ma oramai ho speso negli anni tutti gli attributi per qualificare i nostri esemplari cittadini, presi per sé o per la bellezza del contesto nel quale sono inseriti: dalla qualifica di signora, a partire naturalmente dalla grande signora di Villanova, all'Araucaria piccola, a quella curiosa, a quella che amoreggia con la Luna, all'altra che viceversa si confronta con una nuvoletta rosa dell'alba, e così via. 

Lascio a chi avesse voglia di farsi un giro fotografico nel blog il gusto di cercare i vari post dedicati a quest'albero, uno dei capisaldi della nostra flora cittadina; oggi voglio aggiungere semplicemente alcune foto, frutto di una passeggiata mattutina.



Ecco l'esemplare che non ti aspetti, incastrato fra le palazzine di via Marini all'incrocio con via Scano, in quella zona che alla nascita, negli anni 50 del secolo scorso, si chiamò Città Giardino.

Direi che questa Araucaria merita pienamente di appartenere alla Città Giardino, anche se è inserita in una aiuolina circondata da asfalto e palazzi: è sana, alta e bella, e tanto ci basta. Qui non è il contesto che la valorizza, ma è lei che valorizza il contesto.







Se invece vogliamo contesto di abbellimento, basta salire per esempio in viale Regina Elena, e dalla passeggiata di Terrapieno ammiriamo questo esemplare folto ed alto, che sembra volersi confrontare con la torre di San Pancrazio ed il resto del nostro splendido skyline di Castello.




E, pressappoco dallo stesso punto, basta ruotare di 180° ed eccola, la grande signora di Villanova, che guarda dal suo sito privilegiato le nuvolette, il Monte Urpinu e la Sella del Diavolo!

Certo, non è in buone condizioni, come abbiamo già notato (post del 15/7/15), e l'intervento di manutenzione straordinaria di qualche anno fa (post del 28/11/17), se le ha meritoriamente restituito vita e sicurezza, non è riuscito a migliorarne l'estetica ormai compromessa; ma oggi ci accontentiamo che la vecchia signora sia ancora viva e ci faccia ancora compagnia.  


 

mercoledì 6 gennaio 2021

Un nuovo, simpaticissimo arbusto

 L'altro giorno, passeggiando per il Parco della Musica, ho notato un arbusto a me sconosciuto. O meglio, è lui che si è fatto notare da me, per la sua simpatia.

Si tratta di una serie di piante a fogliame fitto, e dotate di copiosa fioritura, che abbelliscono le aiuole di Palme Arecastrum lungo uno dei vialetti che attraversano il parco.

Ho fatto le mie ricerche, ed ho scoperto che dovrebbe trattarsi di  Grevillea rosmarinifolia, cioè il genere al quale appartiene la ben conosciuta Grevillea robusta, tante volte trattata nel blog (p.es. post  23/5/16).

Il "cognome" invece, ovvero la specie, fa esplicito riferimento alla somiglianza delle foglie aghiformi con quelle del Rosmarino.

Parliamo di piante, come tante che vivono bene nella nostra città, di origine australiana, dove sono comunissime in parchi e giardini.


Nella foto a destra vediamo i caratteristici fiori tubulosi, ancora allegri anche se in fase di sfioritura.

La forma particolare dei fiori è una caratteristica della famiglia delle Grevillee, e ricordo gli spazzolini della "robusta" citata in precedenza, ma anche le infiorescenze della cugina Banksia (post del 28/2/15).

Comunque, senza entrare troppo nelle tecnicalità, questi arbusti sono proprio simpatici da seguire ed apprezzare, anche per la somiglianza con il nostro Rosmarino, del quale però non hanno il profumo.  

  


sabato 2 gennaio 2021

Il Carrubo ai tempi del Coronavirus

 Nell'aprile dell'anno scorso, all'epoca del primo confinamento da Coronavirus, avevo pubblicato alcuni post retrospettivi, dedicati alle fioriture arboree primaverili.

Avevamo cominciato con la Tamerice (post del 2/4/20), e proseguito poi con l'Ippocastano, la Robinia, il Gelso, il Salice piangente.

Questi post mi sono venuti in mente adesso che siamo in un nuovo periodo di confinamento, che ci colpisce nel pieno delle festività di fine anno, e che richiede a tutti grandi doti di resistenza e pazienza, nella speranza che queste doti vengano premiate, con l'aiuto del vaccino, dalla fine dell'incubo pandemico.

E allora, quale albero meglio del Carrubo, Ceratonia siliqua, può rappresentare le doti citate?  E' un albero endemico nelle nostre campagne isolane, e ben presente anche in città, del quale abbiamo tessuto le lodi tante volte, a partire dal 2010 (post 2/12/10); è dotato di grande pazienza nell'aspettare che d'estate passi la siccità ed il caldo asfissiante, ha grande capacità di adattamento e resistenza all'inquinamento. 

Confido che un richiamo ad inizio anno, come per il vaccino, ci porti fortuna per superare gli attuali difficili frangenti.


Ecco l'esemplare di piazza Garibaldi, piccolo ma orgoglioso davanti al muro dei Ficus retusa che si stagliano sullo sfondo; appare ancora più piccolo essendo reduce da una recente potatura, non so quanto necessaria.

Si confronta, alla sua destra, con l'albero di Natale artificiale sistemato dall'amministrazione comunale; lascio a voi, magari dopo un controllo da vicino, le valutazioni sulla rispettiva valenza estetica.




E questo a destra, ripreso da vicino e dal basso, è il più grande fra i Carrubi presenti in piazza Islanda, a Genneruxi.

Lo ho già presentato in passato (fra gli altri, segnalo il post dedicato al racconto dei tronchi, 22/2/18), ma non mi stanco di apprezzarlo, con il suo tronco e le branche principali avvitate su se stesse per aumentare la resistenza agli eventi atmosferici; e resiste bene, e con grande pazienza, anche ai giochi irruenti dei ragazzi della vicina scuola media. 

Amici Carrubi, specialisti in silenziose battaglie vinte, aiutateci nella nostra e portateci fortuna!