Oggi il cesto dei post propone...

Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia

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post del 25 gennaio 2012
post del 13 maggio 2011
post del 5 marzo 2012
post del 17 maggio 2015
post del 28 aprile 2018

mercoledì 29 ottobre 2014

I Lecci e gli Aceri del Supramonte di Orgosolo

I Lecci del Supramonte di Orgosolo sono una delle meraviglie botaniche della nostra Sardegna: una foresta primigenia, che non ha subito interventi umani, dove si susseguono esemplari enormi, a volte con la chioma pareggiata in basso dagli animali al pascolo, in un paesaggio che non smette di stupire.

Ecco alcune fotografie, che naturalmente possono rendere solo in minima parte il fascino di questi luoghi, che deve essere vissuto percorrendoli a piedi, con tutti i sensi in allerta e la mente aperta.

 Montes





Funtana Bona
Montes
Funtana Bona
E se non ci sentiamo sazi di bellezza dopo la scorpacciata di Lecci, possiamo proseguire, oltre Funtana Bona, fino al torrione di Monte Novo S.Giovanni, altro spettacolo naturale da lasciare a bocca aperta.

La salita del torrione deve essere fatta necessariamente a piedi, mentre alla sua base si può arrivare con l'auto, meglio se a 4 ruote motrici. Dalla cima, a 1316 metri, si gode naturalmente di una vista meravigliosa; ma a noi interessa di più guardare dentro, perché ci vivono gruppi di Acero minore trilobo, Acer monospessulanum, impegnati in questo periodo nel foliage.









Uno spettacolo nello spettacolo, questi alberi spoglianti, fra l'altro non comune in Sardegna; aggiungiamo che il panorama comprende anche diverse guglie di roccia, separate dal torrione principale, alte diverse decine di metri.
Insomma, la foresta demaniale di Montes merita veramente una visita, e l'Ente Foreste un encomio per come la zona è conservata.






domenica 26 ottobre 2014

La Monstera fiorita

La Monstera deliciosa fa parte a pieno titolo delle piante scappate di casa, quelle utilizzate per decenni come piante d'appartamento e che, complice il progressivo cambiamento del nostro clima verso quello sub tropicale, hanno scoperto di stare meglio all'aperto.

Ed è così che molti esemplari di Ficus benjamina, Ficus elastica, Schefflera arborea e appunto Monstera deliciosa hanno cominciato a dare molte più soddisfazioni ai proprietari nel giardino condominiale o in quello personale piuttosto che nel salotto di casa.

Ne abbiamo parlato in più occasioni; in particolare per la Monstera ho presentato un esemplare che stava per fiorire, in luglio (post del 16/7/11). Non mi era però ancora capitato di assistere ad una fioritura a fine ottobre, che vi presento oggi.


Eccola qua, la grande infiorescenza a spadice che contiene i fiorellini, circondata da una sorta di brattea bianco crema, la spata.

Questa infiorescenza appartiene ad una pianta che cresce in un giardino privato in via Canepa, traversa di via Palestrina; ha trovato modo di uscire dalle sbarre della recinzione, e si offre ai passanti in questo modo.



Ma questa fioritura non è un caso isolato in città: infatti anche un'altra Monstera, che vive in un giardino di via Sanna Randaccio, è in fase di fioritura, come si vede dalla foto.

Ed ancora una vista d'insieme dell'esemplare di via Sanna Randaccio, che è molto grande e scenografico.

Si può notare la dimensione delle foglie e l'assetto prostrato, tipico delle piante che non sono state dotate di tutori o che non si sono potute arrampicare su altre piante, come per esempio quella all'ingresso dell'Orto Botanico (post del 29/3/14).

In effetti nei suoi paesi d'origine dell'America Centrale la Monstera si arrampica sempre con le sue radici aeree, ed in questo modo può raggiungere altezze anche superiori ai 10 metri.

Detto che queste fioriture cagliaritane sono già una cosa straordinaria, soprattutto in questo periodo, non so se le nostre Monstere riescano a fare maturare i frutti, di forma conica allungata, verdi e simili allo spadice; pare che siano gustosissimi (ed il nome deliciosa lo dichiara), anche se hanno tempi di maturazione molto lunghi.

giovedì 23 ottobre 2014

Ancora Querce rare e belle a Cagliari

Nell'aprile di quest'anno (post del 24/4/14) avevo dedicato uno scritto a quelle Querce cagliaritane caratterizzate dall'essere rare e belle. Il post di oggi è un aggiornamento, nel senso che voglio segnalare alcuni altri esemplari notevoli.

Parliamo oggi solo di esemplari privati, dato che il pubblico non offre altro che la Farnia dell'EXMA' ed i tanti Lecci, che non entrano in questa disamina  per rarità né purtroppo per bellezza: troppa la differenza estetica rispetto a quelli che vivono liberi in campagna.

Questa rarità peraltro si spiega con la poca attitudine delle Querce alla costrizione cittadina; solo la dedizione e la cura di un privato può ottenere i risultati che abbiamo già  visto e che vediamo ancora con gli esemplari odierni.


Cominciamo allora con una Roverella, Quercus pubescens, che vegeta brillantemente in un giardino di via Famagosta, traversa di via Riva Villasanta.

Bella, grande e frondosa, tanto più notabile in una via praticamente priva di verde; una Roverella di origini barbaricine, essendo stata portata da Fonni, tanti e tanti anni fa: una denominazione di origine garantita!


E andiamo avanti, spostandoci al Quartiere del Sole: qui le cose sono facilitate, per il cronista, dal fatto che abbiamo due esemplari rari e belli affiancati, anche se vegetano in villini diversi.



 Ecco una Sughera, Quercus suber, decisamente più alta della gran parte delle sorelle campagnole, e che costituisce una vera singolarità; le Sughere sono, fra le Quercie rare in città, le più restie a crescere bene, senza rimanere piccole e brutte: ebbene, questa ci è riuscita, è grande e bella!

E parliamo dell'ultimo esemplare, che si affianca sulla sinistra della Sughera nella foto: lo ho lasciato per ultimo, perché è forse il più bello fra quelli esaminati in questo e nel precedente post sulle Querce.


Parliamo di una Farnia, Quercus robur, come quella dell'EXMA'.


E' un grande esemplare, difficilmente condensabile in una foto perché con la chioma molto espansa; ma soprattutto è sano, e le foglie sono "pulite", non macchiate di nero come spesso capita in questo periodo.




Insomma, merita una seconda foto, un particolare del fogliame nel quale si intravedono anche alcune ghiande.

Termino con una curiosità: questa Quercia, contrariamente alle origini barbaricine della prima che vi ho presentato, ha origini molto lontane, addirittura Argentine, come mi ha cortesemente segnalato il proprietario del villino: beh, mi sembra che non soffra molto per la lontananza dal suo paese di origine!

martedì 21 ottobre 2014

Due strani arbusti spontanei

La mia poca dimestichezza con gli arbusti mi ha fatto incontrare recentemente due specie a me completamente sconosciute fino a pochi giorni fa, nonostante i miei tanti lustri di vita.

Altra stranezza è che l'incontro è avvenuto per ambedue gli arbusti in contemporanea nel medesimo paese e precisamente a Villanova Strisaili, ottimo punto di partenza per passeggiate negli splendidi luoghi di Ogliastra e Barbagia.

Ecco il primo arbusto nel quale mi sono imbattuto mentre passeggiavo lungo la via principale.


Sembra un gelsomino fiorito o qualcosa di simile, ma avvicinandoci scopriamo che non è niente del genere, dato che le macchie bianche sono piccoli teneri frutti riuniti in gruppetti.


Sembrano palline di polistirolo, ma sono morbide e succose. Più poeticamente, il nome comune americano è snowberries, bacche di neve.

Si tratta del Simphoricarpos albus, stessa famiglia del Caprifoglio; è una pianta originaria dell'America del nord, ed il nome comune italiano è Sinforina.  Le bacche sembrano appetitose, e lo sono per gli animali, mentre per l'uomo sono tossiche.

Ed ecco il secondo arbusto, sempre sulla stessa via e sempre in piena fruttificazione.

Si tratta della Phytolacca americana; sì, proprio una Fitolacca, della stessa famiglia della Fitolacca dioica, ben conosciuta dagli amici del blog e presente a Cagliari con meravigliosi esemplari.

In effetti la forma dei fiori (non presenti in foto) e quella dei frutti qui fotografati ricordano i corrispondenti della F. dioica, ma per il resto sono piante completamente diverse, soprattutto come dimensioni! I grappoli di frutti, bacche tonde e lucide fra il porpora ed il nero, sono veramente eleganti, e sembrano appetitose, ma anche loro sono velenose per l'uomo.

Questo arbusto pare che sia piuttosto comune da noi, sui terreni incolti ed a bordo strada; fa parte del gruppo delle piante tintorie, che venivano ed ancora vengono utilizzate per produrre colori vegetali. In questo caso il colore prodotto è il rosso, e pare che sia molto persistente: i ragazzini del paese mi hanno detto che dalle mani non si riesce a tirarlo più via.

Sono contento di questa doppia scoperta, che fra l'altro costituisce ulteriore dimostrazione che non si smette mai di imparare, e con piacere la condivido con voi.











venerdì 17 ottobre 2014

Le Magnolie di via Mameli

Via Mameli non è certamente una strada ricca di verde, dall'incrocio con via Pola allo sbocco nel Largo Carlo Felice; anzi è decisamente avara di alberi, che proprio per questo meritano di essere segnalati.

Abbiamo infatti segnalato a suo tempo sia i Platani (post del 28/5/12) che gli Olivi (post del 6/12/12), ed oggi con piacere appuntiamo l'attenzione su due Magnolie, Magnolia grandiflora, che vegetano brillantemente a ridosso della fermata del bus, dirimpetto al numero civico 37.

  Ecco una vista d'insieme di questo bell'angolo verde, con una delle due Magnolie in evidenza; si tratta anche in questo caso di spazi privati, ma pienamente godibili dalla strada ed accessibili ai pedoni.


Ed ecco a destra la seconda Magnolia, ripresa dall'interno dello spiazzo.
Sono veramente begli esemplari, di buona dimensione ed aspetto sano, che non è una cosa comune per questi alberi in città, data la poca compatibilità con i nostri terreni calcarei (post 25/5/12).

Meritano quindi la segnalazione per se stesse queste Magnolie, ma ancora di più per la penuria di verde in zona, e per la compagnia delle altre piante, fra cui una Palma nana ed un Ficus benjamina.

Un riconoscimento ai gestori di questo angolo di piacevole verde.

martedì 14 ottobre 2014

I frutti buffi e velenosi dell'Oleandro giallo

A metà del mese di luglio (post del 14/7/14) vi ho presentato la Thevetia peruviana, Oleandro giallo, che vegeta in maniera abbastanza brillante in via Cettigne; ho accennato anche alle drupe globose, i particolarissimi frutti che la pianta presenta in questo periodo e che vi voglio far conoscere.



Guardate quanto sono buffi questi sacchetti che costituiscono la parte esterna del frutto; contengono i semi, a loro volta protetti da una sorta di mandorla oblunga e legnosa (tecnicamente endocarpo).

E' bene ribadire che questi semi sono molto velenosi, quindi da trattare con attenzione, anche se questo aspetto ne accresce il fascino.



La fioritura cagliaritana, iniziata a luglio, è ancora presente, come si può notare dalla campanella della foto a destra. D'altra parte in Messico, dove la Thevetia è comunissima, la fioritura è praticamente continua.

Concludo citando un'altra fioritura molto copiosa in questo periodo in città, che merita di essere osservata: la Bignonia, soprattutto quella di colore arancio.


sabato 11 ottobre 2014

Meglio alto o basso?

Mi è tornato in mente questo quesito, naturalmente riferito agli alberi, visitando recentemente l'Orto Botanico di Padova, di cui vi ho già parlato per la vecchissima Palma nana (post del 6/10/14).

In effetti in questo Orto Botanico ci sono diversi alberi enormi, almeno per i canoni ai quali siamo abituati: alberi bellissimi, se si riesce a guardarli dalla giusta distanza, ma solo tronchi poderosi, se la distanza è modesta.


Ecco due esempi: un Pino nero a sinistra, e la base del tronco di un cipresso di palude, Taxodium distichum, a destra.

Avevo già affrontato questo argomento l'anno scorso, parlando della Foresta Nera e dei suoi splendidi Abeti (post del 27/6/13); concludendo quel post prendevo una posizione piuttosto netta, forse un po' di parte, a favore degli alberi bassi.

Oggi mi sento di ribadire quel giudizio, magari stemperandolo: in città, o comunque in spazi stretti non ci può essere confronto, vince l'albero basso, che si apprezza per intero e del quale magari si possono toccare le foglie o i frutti, che ci fa ombra ed all'occorrenza ci protegge dalla pioggia.

In grandi piazze o in aperta campagna gli alberi alti possono esplicare tutto il loro grande fascino, soprattutto dove la mancanza di competizione li ha fatti crescere armoniosamente, senza costringerli ad inseguirsi l'uno con l'altro verso l'alto, spostando la chioma sempre più su, per assicurare la sintesi clorofilliana.

Naturalmente c'è poi tutta una gamma di vie di mezzo, alberi alti ma non troppo, intorno a 10-15  metri: questa è una caratteristica delle campagne della Sardegna, dove spesso troviamo esemplari isolati di Roverelle, Lecci o Sughere, commoventi per la loro bellezza immersa nel territorio. Ed è con uno di questi che voglio concludere,  precisamente una Sughera  che vegeta nei pressi della Tomba dei Giganti di Is Concias, in comune di Quartucciu.




mercoledì 8 ottobre 2014

Gli effetti collaterali rimangono, gli effetti voluti invece ......

In un post dell'estate appena trascorsa (post del 1/8/14) ho parlato delle sacche di foglie secche appese ai Ficus retusa di via Cavalcanti, definendole effetti collaterali della lotta alle deiezioni degli storni: effetti sgradevoli, non voluti e/o non previsti, che passano in secondo piano, o addirittura si giustificano, quando viene raggiunto l'obiettivo principale.

Peccato che, nel caso specifico, l'obiettivo non sia stato raggiunto, o comunque non venga  raggiunto quest'anno, perché i mezzi utilizzati si dimostrano non più adeguati.

  Ecco uno dei Ficus che, come questi alberi sanno fare molto bene, ha superato agevolmente la rete con la crescita dei suoi rami, tanto che gli storni hanno deciso che, tutto sommato, ci si poteva stare comunque.

Morale della favola: si è aggiunta, al danno di immagine di questi gonfi sacchi pendenti, la beffa della rinnovata presenza degli occupanti; probabilmente questi ultimi, dovendo competere maggiormente per gli spazi ridotti, accelereranno il loro metabolismo a causa dello stress, con esiti immaginabili.

lunedì 6 ottobre 2014

Le affinità elettive

Parliamo di affinità fra piante, naturalmente:  precisamente fra una pianta vecchissima che vive all'Orto Botanico di Padova e tante altre, al confronto bambine, che vivono da noi, anche allo stato spontaneo.
La grande vecchia di Padova e le bambine nostrane sono Chamaerops humilis, Palma nana o Palma di S.Pietro (post 28/11/10).

Ecco a sinistra la serra ottagonale che racchiude e protegge l'esemplare padovano; un gigante rispetto ai nostri canoni, alto circa 10 metri e della veneranda età di più di 400 anni, essendo stato messo a dimora nel 1585.



A destra una foto, ripresa dal basso, che fornisce una idea delle dimensioni di questa Palma; non sembra affaticata per gli anni vissuti, anzi appare piuttosto in forma.



In quest'altra foto è ripresa la parte più alta, e si vedono i tiranti che sorreggono i vari fusti; mi viene da considerare che senza questi sostegni non sarebbe certo arrivata a 10 metri di altezza, ed i suoi fusti avrebbero preso l'assetto prostrato semi-orizzontale che hanno da noi (vedi foto del post citato).

E' comunque una pianta bellissima, giustamente orgoglio del più antico Orto botanico italiano; purtroppo la serra, che la contiene a malapena, impedisce di godere della sua vista d'insieme e fotografarla intera, ma naturalmente su Internet si trovano foto decisamente migliori delle mie.

Veniamo infine al titolo del post, che sarebbe tirato per i capelli se non fosse che la Palma padovana è nota anche come Palma di Goethe, dato che il grande poeta tedesco, durante il suo viaggio in Italia nel 1786, la vide e la apprezzò tanto da considerare questa pianta all'origine dell'evoluzione del regno vegetale.

venerdì 3 ottobre 2014

Treewatching 4: la Jacaranda

Ottobre è, a Cagliari, il mese della Jacaranda mimosaefolia, credo che lo possiamo affermare con certezza. 
Gli alberi di Jacaranda sono in pieno rigoglio vegetativo, con la grande foglia composta, formata da innumerevoli foglioline oblunghe, che si offre con tutto il suo fascino anche ad uno sguardo disattento, ed i fiori celesti e violetti che esplodono a gruppi dalle loro pannocchie (post 11/9/14).

E' facile fare i guardoni delle Jacarande: la nostra città ne è piena, mi limiterò ad elencare alcune strade particolarmente piacevoli da percorrere, dimenticandone certamente tante altre: via Dante naturalmente, via Pessina, via Milano, via Firenze, via Stoccolma, e poi i Giardini Pubblici ......

Adesso si apprezza l'insieme della pianta, chioma foglie e fiori, più avanti il tappeto dei fiorellini caduti ed il loro dolce profumo, che proseguirà anche nel mese di novembre; almeno due mesi pieni di godimento visivo autunnale, dopo la prima "uscita" di giugno, quando i fiori giocano d'anticipo rispetto alla foliazione.

Non posso concludere senza citare il Largo Carlo Felice, dove forse tutto è cominciato, nel senso che le prime Jacarande sono state piantate lì, e qualcuna di loro ha superato il secolo di vita.

 

Ecco una vista d'insieme del Largo ripresa alcuni giorni fa da Castello, che mi sembra mostri molto chiaramente quale apporto fondamentale alla bellezza della nostra città sia dato dagli alberi in generale e dalle Jacarande in particolare, almeno in questo periodo; le loro chiome arrivano a nascondere l'ininterrotta sequenza delle auto parcheggiate o almeno a minimizzarne l'impatto visivo, ditemi se è poco!

mercoledì 1 ottobre 2014

Un nuovo arbusto, la Carissa

La segnalazione di un nuovo arbusto non è attività usuale per il blog, sia per le mie modeste competenze sulla materia specifica, sia perché preferisco comunque parlare di alberi.
Però quando mi imbatto in un arbusto bello e poco conosciuto, come è successo per la Carissa macrocarpa (grandiflora per altre fonti), non me lo lascio scappare.


Il luogo è S.Elia, di fronte all'ingresso del Lazzaretto, all'interno di un bel giardinetto pubblico che connette il vecchio borgo con la strada principale.

Proprio vicino alla strada ci sono alcuni grandi cespugli di Carissa, di cui vediamo un esemplare nella fotografia a sinistra.

E' indubbiamente una bella pianta, che produce fiori bianchi profumati simili al gelsomino e, proprio in questo periodo, frutti simili a prugne, nella dimensione e nel colore, che pare siano anche commestibili.


L'immagine ravvicinata di destra mostra anche la bella foglia coriacea, ed il frutto arrivato a maturazione.

Se questo arbusto ha tali caratteristiche positive, la foglia lucida, il fiore profumato, il frutto bello e commestibile, come mai lo troviamo così raramente, per lo meno da noi? Un motivo può essere che possiede delle spine dall'aspetto terribile, come si intravede nella foto: acuminate ed addirittura biforcute.

Acquisita la consapevolezza delle spine, ed assunte le eventuali contromisure di protezione, la Carissa resta comunque un arbusto molto bello, che sembra capace di ambientarsi bene al  nostro clima; sarebbe piacevole incontrarne più spesso.