Oggi il cesto dei post propone...

Oggi il cesto dei post propone... Le stagioni della Melia

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post del 28 aprile 2018

venerdì 27 marzo 2020

Vecchi tronchi di Carrubo

Il Carrubo, Ceratonia siliqua, è una vecchia conoscenza del blog, dato che lo ho presentato ormai nel lontano 2010 (post 2/12/10), e l'aggettivo splendido che gli avevo attribuito dichiarava già da allora il mio apprezzamento per questo albero.

Un albero sempreverde originario del bacino del mediterraneo orientale, coltivato da 4000 anni, endemico nella nostra isola e ben presente anche in città, dove abbiamo molti esemplari notevoli e caratterizzanti, a cominciare dal campione di piazza Garibaldi.

Una pianta piena di pregi, il Carrubo: ne abbiamo parlato più volte, e fra i pregi spicca la bellezza del tronco, che negli esemplari più anziani si presenta spesso in forma di tortiglione, fortemente avvitato su se stesso (post del 11/3/12).





Allora, approfittando del recente alleggerimento delle chiome effettuato per proteggerli dai topi e dai danni da loro provocati (post del 9/4/16), possiamo apprezzare al meglio gli esemplari di piazza Islanda, che oramai si possono definire anziani, alcuni dei quali presentano la caratteristica dell'avvitamento.

Questo è l'esemplare che guarda via Stoccolma, forse il più grande, amico di generazioni di studenti delle vicine scuole.
 









Facendo il giro della piazza, ecco altri due Carrubi che fanno a gara a chi si attorciglia meglio su se stesso.

Se facciamo il confronto fra questi tronchi e quello del post precedente, appartenente al Pioppo che vive nella stessa piazza, possiamo notare le notevoli differenze; fra queste, certamente la tortuosità e la superficie rugosa dei Carrubi rendono più difficile, se non impossibile, il lavoro di eventuali intagliatori!


venerdì 20 marzo 2020

Vecchio Pioppo paziente e giovani studenti incisori

Oggi vi propongo un breve racconto, che ha come personaggi il vecchio Pioppo bianco di piazza Islanda, a Genneruxi, ed un numero imprecisato di studenti delle adiacenti scuole medie. Questi ultimi, nel corso di diversi anni, hanno pensato bene di incidere il loro pensiero sulla corteccia chiara del tronco, confidando sulla pazienza del vecchio albero e sulla pochezza del danno arrecato.



Eccoli qui i segni lasciati dagli studenti/studentesse: si va dagli apprezzamenti fisici, Luca BONO, Riccardo BONO, ai segni di disprezzo, tipo Aldo gay, e via con simili basiche espressioni del pensiero.

E gli anni sono passati, il Pioppo è cresciuto e questi segni si trovano oggi a qualche metro di altezza. Inoltre il Pioppo ha messo in atto anche una forma di difesa passiva dalle scritte, sviluppando una corteccia basale scura e rugosa, in pratica non utilizzabile per le incisioni.




La foto primaverile qui a destra (di alcuni anni fa), consente di apprezzare la dimensione dell'albero e di riconoscere la corteccia scura alla base del tronco fino a circa 1,5 metri di altezza.

Insomma il vecchio Pioppo sembra aver perdonato i ragazzini per le loro incisioni, dato che ha provveduto a conservarle portandole in alto,  ma ha nel contempo provveduto a proteggere meglio il suo tronco ad altezza di braccio umano e coltellino.

martedì 17 marzo 2020

La fioritura del Biancospino

Il Biancospino, Crataegus monogyna, è un arbusto spontaneo molto comune nelle nostre campagne, ed invece piuttosto raro in città, per motivi poco comprensibili date le sue molteplici virtù non solo estetiche.

Ho presentato questo arbusto molti anni fa (post del 13/4/11), nel periodo di  piena, splendida fioritura,  e poi lo ho riproposto per vantare la bellezza dei piccoli pomi rossi, che allietano la vista durante il periodo autunno-inverno (post del 27/1/14  e del 15/10/15).

Mi accorgo che, a conferma di quanto dicevo sulla sua rarità cittadina, ho sempre fotografato le stesse piante, cioè quelle al confine della scuola materna di Genneruxi, lungo i binari del metrotram.

   
Ed anche la foto di oggi, che certifica l'inizio della fioritura precoce di quest'anno, in presenza di un piccolo frutto rosso dell'anno scorso, appartiene ad uno di quegli arbusti.

C'è da chiedersi se la presenza di ramoscelli spinosi (le brocche care al poeta Pascoli ed al suo Valentino) sia ragione sufficiente per non far apprezzare questo arbusto e la sua delicatissima ed abbondante fioritura bianca.

E, come dicevamo, non è solo la fioritura ad essere apprezzabile, ma anche la fruttificazione, la robustezza di questa pianta, il fatto che costituisca rifugio molto amato dagli uccellini, le notevoli virtù medicinali.

Come se non bastasse, il Biancospino costituisce un ottimo portainnesto per alberi da frutto della sua stessa famiglia, quella delle Rosaceae, per cui dalla sua robustezza possono derivare anche mele e pere.

Insomma un arbusto di grande interesse il Biancospino, che ci piacerebbe vedere di più in giro.

mercoledì 11 marzo 2020

La nostra Peonia, Arrosa de monti

Oggi andiamo nelle splendide zone interne della Sardegna, per ammirare una gemma della flora nostrana: la Peonia, Paeonia morisii.

E' una pianta piuttosto famosa, di cui siamo orgogliosi, ma anche abbastanza rara ed endemica solo in limitate zone montuose. Fiorisce in aprile, ma quest'anno, come tante altre specie, ha deciso di anticipare.


Ecco un fiore che sboccia , in una foto che ho rubato all'amico Renato, grande camminatore delle nostre campagne.

Questa piantina è stata fotografata nelle campagne di Gairo Taquisara, appunto un tacco calcareo di Ogliastra con meravigliosi e scenografici sentieri, spesso con vista su Perda Liana.





E proprio nella zona di Perda Liana, ma diversi anni fa, avevo fotografato questo esemplare, ancora fiorito nei primi giorni di maggio.

Come si vede, i fiori delle due piante in foto hanno colori piuttosto diversi, uno porpora e l'altro rosa chiaro, come da caratteristica tipica di questa pianta.

La nostra Peonia era in passato utilizzata come pianta medicinale (anche se i semi sono tossici) e con poteri magici, dato che poteva tenere lontani spiriti e demoni.

Insomma, come dicevamo, una pianta che oltre che bella ci rende orgogliosi di averla fra le nostre montagne.

sabato 7 marzo 2020

La Crassula in fiore

Oggi vi presento una pianta succulenta, o grassa come si usa dire per l'aspetto che normalmente hanno le foglie di queste piante. Il termine più preciso di succulenta si riferisce invece alla capacità di trattenere i liquidi, per utilizzarli poi alla bisogna, soprattutto nelle zone aride.

Le piante succulente sono poco trattate nel blog, perché rappresentano un mondo particolare che richiede competenze specifiche, che io non ho: però non ho mancato di presentarvi piante comuni da noi, come l'Agave americana, o particolarmente interessanti, come l'Agave attenuata, la Beaucarnea recurvata o anche il Pachipodium lamerei.

Quella di oggi appartiene al gruppo delle succulente comuni, e probabilmente non l'avrei neppure notata se non mi fossi imbattuto in un grande arbusto fiorito, che vedete a fianco.

Si tratta di una Crassula ovata, nota con il nome comune di Albero di giada, che ho incontrato nel parco CIPLA, quello di via Dei Donoratico (post del 30/9/11), la cui parte anteriore ha preso recentemente il nome di parco Lions (post del 12/3/18).

Non è un parco molto frequentato ma ha degli scorci gradevoli, qualche notevole pianta di alto fusto (Ficus retusa, Cipressi, Fitolacca...) e poi consente simpatici incontri, come quello odierno della Crassula.


La Crassula ovata ha una gradevole ed abbondante fioritura, tanti fiorellini bianco-rosa stellati riuniti in infiorescenze, come si vede nel primo piano a destra.

Questa pianta succulenta è molto resistente e si accontenta veramente di poco; questo però significa che spesso viene posizionata in vaso in luoghi oggettivamente difficili, come gli androni dei palazzi senza alcuna luce, ed abbandonata a se stessa o maltrattata, tanto da finire per vivacchiare brutta e malata ed essere vissuta come pianta di scarto.

Bene, adesso sappiamo che non sempre è così, può essere una pianta gradevole e dare delle buone soddisfazioni estetiche, pur rimanendo una pianta rustica e di poche pretese. 

martedì 3 marzo 2020

Che simpatico il Pungitopo!

In questi giorni i topi sono stati sulla bocca di tutti, citati quasi sempre a sproposito.  Io li richiamo invece in maniera appropriata, per lo meno per la missione del blog, come componente del nome comune del Ruscus aculeatus, detto appunto Pungitopo per l'antico uso di circondare con i loro steli i recipienti contenenti le provviste alimentari, al fine di dissuadere dall'assalto con gli apici acuminati i topi .

Oggi i fusti eretti del Pungitopo sono utilizzati come pianta ornamentale, o come fiori recisi come decoro, soprattutto durante il periodo natalizio. E' infatti in questo periodo che maturano le bacche, sferiche e rosse, di grande effetto estetico.


Ecco una bacca che si affaccia fra le foglie di questo esemplare, ripreso in campagna nella zona del lago Omodeo.

A prescindere dalla valenza estetica, il Ruscus aculeatus
possiede caratteristiche piuttosto curiose, che vale la pena di citare. Infatti quelle che appaiono foglie spinose sono in realtà fusti modificati, detti cladodi, che svolgono la funzione clorofilliana, simili in questo alle pale del Fico d'India.

Inoltre il fiore prima, la bacca poi, nascono in mezzo alla simil-foglia, e sembrano perle rosse miracolosamente cadute e trattenute al centro della foglia.

Insomma, ulteriori elementi di fascino che ci spingono ad utilizzare i Pungitopo per realizzare decorazioni in vaso; va ricordato al riguardo, per correttezza, che l'arbusto spontaneo è specie arborea protetta, e non deve essere estirpato dal sottobosco nel quale cresce.