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Gioiellini all'Orto Botanico

Abbiamo detto più volte che uno dei pregi delle piante è che, essendo vive, cambiano aspetto, consentendoci di scoprire qualcosa di nuovo og...

martedì 27 marzo 2018

Ma che invadenza quel Ficus!

Che i Ficus siano invadenti lo sappiamo; tutte le specie di questo genere di piante, quale più quale meno,  tendono ad occupare quanto più territorio possibile, anche a scapito delle altre piante, utilizzando i più svariati mezzi per raggiungere i loro obiettivi.

Molti di noi hanno sentito parlare dei Ficus strangolatori, nome molto evocativo che ci porta  a templi  cambogiani progressivamente inghiottiti dalle possenti radici aeree appunto di questi Ficus, parenti non lontani dei nostri Ficus magnolioides.

Ma anche i più comuni ed umili Ficus retusa , stranoti a noi tutti, si danno da fare, come quello che vi presento oggi, segnalatomi da Bruno, che ringrazio.

Siamo nel Largo Carlo Felice, vicino alla Banca d'Italia, e questo Ficus deve aver pensato: chi me lo fa fare partire da terra e faticarmi l'esistenza, quando posso cominciare a mettere radici su una Jacaranda, approfittando della comodità di una biforcazione?

E così, utilizzando probabilmente un uccello che ha trasportato il seme, l'intruso si è installato.




Eccolo, da un altro punto di vista. Ma, come farà a crescere, non essendo una pianta parassita?

No, non è parassita, ma sa essere all'occorrenza epifita, cioè sa sfruttare le altre piante per i suoi scopi, che siano per sostegno o di altro genere.

Non c'è problema dunque, se lo lasciamo fare e se ci sono le condizioni minime comincerà probabilmente a gettare radici aeree, che arrivate a terra attorcigliandosi all'albero ospite consentiranno al Ficus la progressiva vita autonoma, sempre comunque a scapito della Jacaranda, che finirà fagocitata.

Bisogna lasciarlo fare? Secondo me no, io gli impedirei di proseguire la sua azione, perché mi sembra giusto che il Largo Carlo Felice resti appannaggio delle Jacarande: vedremo.

giovedì 22 marzo 2018

Che chioma quel Ficus!

Questo post consegue logicamente al precedente, nel quale in maniera colorita (titolo: Capitozzatura, e diamoci un taglio!) stigmatizzavo l'eccesso di tagli  drastici nel verde sia pubblico che privato.

E la relazione logica è data dal fatto che oggi vi presento un albero pubblico che probabilmente non ha mai visto la motosega, ma forse giusto le forbici per spuntare qualche ramo troppo basso.

Guardate il nostro campione qui sotto

Si tratta di un Ficus retusa  che vive nei giardini di via Oslo a Genneruxi, e precisamente dove comincia il micro-boulevard dei Bagolari (post del 10/11/10  e del 3/9/15) che conduce a via Stoccolma.

Un albero notevole, con una chioma enorme, che insiste su più di 300 metri quadrati di superficie, che per la realtà cagliaritana è una dimensione veramente rara.
L'essere cresciuto in campo libero gli ha dato l'opportunità di espandersi a piacimento, anche se qualche ramo comincia a fare il solletico ad uno spazio condominiale.

Quindi un post volutamente provocatorio, che fa da contraltare a quelle povere branche nude del post precedente; in realtà, come spesso per le cose della vita, anche per gli interventi sugli alberi bisogna saper scegliere il giusto compromesso fra la furia distruttrice ed il mantenimento di situazioni insostenibili. Esemplificando, se il condominio di cui sopra dovesse chiedere l'eliminazione del "solletico", si faccia, ma senza ridurre ad un moncherino questo splendido esemplare!

giovedì 15 marzo 2018

Capitozzatura, e diamoci un taglio!

Mi scuserete per il gioco di parole del titolo, ma non se ne può proprio più di vedere alberi sfregiati, ridotti al tronco e ad un paio di biforcazioni, vittime di motoseghe senza scrupoli e criterio alcuno.

Tutti gli esperti sono concordi nel ritenere la pratica della capitozzatura una cattiva pratica, da usare solo in casi estremi; possibile che a nessuno venga in mente di utilizzare metodiche meno drastiche e rischiose per la sopravvivenza dei nostri amici verdi?

I gestori del verde pubblico si difendono opponendo da una parte motivazioni economiche, dall'altra motivazioni di robustezza di alcune specie, che non soffrirebbero questi trattamenti (come per es. i Ficus retusa e le Jacarande). Motivazioni che si possono accogliere in parte, ma che non autorizzano affatto azioni indiscriminate.

Ed i privati, il cui verde offerto al pubblico svolge un ruolo non indifferente nel migliorare il decoro urbano?  Su questo fronte la situazione è drammatica; il privato, vuoi per emulazione del pubblico, vuoi per menefreghismo, capitozza ed elimina piante con una facilità assolutamente non giustificabile.

Ho affrontato l'argomento tante volte (anche su sollecitazione di lettori come Nicola, che ringrazio), per esempio con la serie di post "Oggi ci siamo, domani chissà..." , e segnalando abbattimenti o trattamenti troppo drastici senza motivazioni apparenti.

Ecco un altro esempio, recentissimo: siamo in via San Benedetto angolo via Boito, e due splendide Melie, portatrici di grande chioma estiva e brillanti palline gialle invernali, sono state ridotte come si intravede nella foto.

Due alberi bellissimi, e godibili da tutti: possibile che nessuno scrupolo abbia colto chi ha deciso l'intervento?

E l'amministrazione pubblica ha qualche arma per limitare questi sfregi, o il pulpito dal quale opera contrasta con qualsiasi intervento moralizzatore?

Forse qualcosa si potrebbe fare facendo leva sui contributi oggi concedibili per interventi di manutenzione sui giardini privati, provando a porre qualche limite, ma forse è utopia. 

lunedì 12 marzo 2018

Un bel pezzo di parco, il Lions!

Parliamo del parco comunale CIPLA, quello situato fra via dei Donoratico e via Figari (post del 30/9/11). Un bel parco, con alberi grandi e frondosi e begli spazi verdi, ma con una vita travagliata, almeno dal punto di vista del nome e del riconoscimento da parte dei cittadini.

Il nome originario, brutto di per sé e derivante da una qualche vecchia struttura sanitaria della zona,  era ed è sconosciuto ai più; successivamente il parco ha preso il nome di Giovanni Paolo II, che credo non abbia avuto migliore fortuna come diffusione; infine, e siamo ad oggi, la parte del parco che si affaccia su via dei Donoratico è stata intestata all'associazione internazionale Lions, con apposito cartello che ne segnala il nome: Parco Lions.

Ecco uno scorcio del parco con la targa, e sullo sfondo due esemplari di Ficus retusa.

Questi alberi sono l'elemento dominante di questa parte del parco, belli, grandi e frondosi: il prato, lo spazio libero, un buon terreno profondo ed il lavoro dei giardinieri consentono loro di espandersi senza manifestare i fastidiosi effetti collaterali degli esemplari "stradali": radici affioranti ed i piccoli siconi che a migliaia si spiaccicano a terra.


Ricordo che molti di questi grandi Ficus provengono dall'espianto di via Amat, quando lì si realizzò il parcheggio interrato; l'espianto fu a lungo contestato, ma bisogna riconoscere che la continuità dell'esistenza di questi alberi è stata assicurata nel modo migliore.


Ecco a destra un altro scorcio di parco Lions, con Palme washingtonie e nane, ed in primo piano una delle aiuole di Gerbere che aggiungono una bella nota di colore ed allegria a questi spazi.

Se, come penso, gli abbellimenti e le condizioni migliorate di questa parte del parco derivano dall'apporto finanziario del nuovo "sponsor", sono da accettare di buon grado; si tratterà poi di vedere se il nuovo nome avrà migliore fortuna dei precedenti, chissà.


giovedì 8 marzo 2018

Che fascino il nudo della Chorisia!

Non c'è niente da fare, ogni tanto ci torno alla Chorisia insignis, albero simbolo e sfondo fisso  di questo blog. Non riesco a resistere, in particolare, sia allo scontato momento della fioritura, settembre ed ottobre, sia allo scheletro di fine inverno.


Ed eccomi allora ad ammirare di nuovo (post del 29/1/13)  il fascino dell'esemplare forse più fotogenico della città, quello di piazza Garau.

Qui a sinistra un dettaglio di alcune branche secondarie, rigorosamente cariche di aculei, con sullo sfondo gli Schinus molle di un condominio ai bordi della piazza.

Ricordo che le spine, che per noi sono solo un ulteriore elemento di fascino, hanno la funzione, nei paesi di origine dell'America del sud, di autoprotezione nei confronti dei mammiferi rampicanti.

Insomma, è sempre un piacere incontrare per strada, o andare a trovare, un Albero bottiglia, un Palo borracho, un Falso Kapok, per citare alcuni dei nomi comuni con cui è nota la Chorisia insignis.

In realtà anche il nome scientifico è cambiato, prima in Chorisia speciosa, poi nell'attuale Ceiba speciosa, ma io rimango affezionato al nome degli anni '80, utilizzato dal grande Vannelli, e che tuttora identifica questo albero in maniera inequivoca.





E quindi merita una fotografia tutta intera, la nostra Chorisia, inserita nella porzione di piazza Garau a lei dedicata; come si vede alla nostra manca il tipico rigonfiamento-riserva d'acqua
alla base del tronco, probabilmente non essendoci la necessità di questo ausilio studiato dalla Natura per la sopravvivenza di questa specie nei climi aridi sudamericani.

venerdì 2 marzo 2018

I Bagolari recintati

I giardini di via Oslo, a Genneruxi, sono in fase di ristrutturazione, ed i lavori sono quasi terminati.

Diversi gli interventi previsti, che sembrano abbastanza interessanti e razionali, con una eccezione importante, a mio giudizio: la destinazione ad "area cani",  con la correlata recinzione, della fascia superiore, che confina con i binari del metrotram.


Sì, perché quella fascia comprende un filare di bellissimi Bagolari, come si vede nella foto, che si accompagnano con Oleandri e, più all'interno, con Jacarande.

Era un luogo ideale per passeggiare, soprattutto d'estate, quando le grandi chiome, quasi riunite fra loro, creano una  piacevole fascia d'ombra che limita la calura, invitando alla meditazione e magari a qualche pisolino per i più anziani.

Ecco, avrei visto bene la sistemazione di alcune panchine sotto le fronde.


La decisione è stata diversa, e questo spazio è stato recintato, come si intravede nella foto a destra, per consentirne l'uso al quale è stato destinato.

Naturalmente non sarà precluso l'accesso ad alcuno, ma è ovvio che un'area cani è poco compatibile con umani che vogliano passeggiare senza cane.

Gli amici a quattro zampe mi perdoneranno, ma in questo caso parteggio per quelli a due zampe che non potranno di fatto più avvicinarsi agli amici silenziosi con una zampa sola, i Bagolari.





lunedì 26 febbraio 2018

Volpi o cigni al Vannelli?

No, né volpi né cigni, ma piante dal nome comune di Coda di volpe o Collo di cigno; così è spesso indicata l'Agave attenuata, e la ragione di questi nomi appare immediatamente comprensibile non appena si osservi la spettacolare infiorescenza di questa succulenta.


Guardate la bellezza esposta da questi due esemplari del parco Vannelli, che avevo già fotografato in occasione dell'apertura del parco (post del 1/2/2016): un grande arco, lungo più di due metri, dove sono disposti centinaia di fiorellini tubulari, che si aprono progressivamente lungo la "proboscide", tanto per restare nei paragoni animali.




E vi avevo già presentato anche l'infiorescenza di un esemplare sito nel settore succulente dell'Orto Botanico (post del 18/3/14); d'altra parte come è possibile non essere attratti da un simile spettacolo?

In quest'altra foto, ripresa da dietro, si vedono gli esemplari di Agave fioriti, più uno senza infiorescenza, prostrati per il peso della rosetta fogliare. Anche l'infiorescenza d'altronde, che pare cresca piuttosto in fretta,  deve la sua forma al peso.

Come sappiamo, le Agavi muoiono dopo la produzione dell'infiorescenza e la conseguente distribuzione dei semi (bulbilli) che assicurerà la prosecuzione della specie: speriamo che l'esemplare residuo ci assicuri la ripetizione dello spettacolo nel prossimo futuro!




E comunque queste piante prima di morire avranno soddisfatto, oltre che la vista dei cagliaritani che frequentano il parco Vannelli, anche le esigenze di centinaia di api che, come si vede, si accalcano per procurarsi il bottino.   
   

giovedì 22 febbraio 2018

Il racconto dei tronchi

Gli alberi ci parlano, anche se sono silenziosi. E quanto più sono anziani o segnati, tanto più hanno da dirci. Ci raccontano la loro storia con la forma, la postura, le ramificazioni,  i disegni del tronco.

Dobbiamo solo fermarci a guardarli, toccarli, ascoltarli ed elaborare quello che sentiamo: saranno elaborazioni della nostra fantasia, in parte, ma non importa: avremo comunque instaurato un rapporto, e questo ci arricchirà.

E il tronco, una parte spesso trascurata nella nostra osservazione degli alberi, svolge invece un ruolo essenziale, tanto più quanto più è anziano il nostro momentaneo interlocutore.

Ecco i tronchi di tre alberi cagliaritani, fra i tanti meritevoli di attenzione, ai quali dedico poche parole: non serve di più.






Un Carrubo bucato, storto e contorto, vicino al Conservatorio di Musica di piazza Porrino; la Natura si sarà accanita contro di lui?








Un vecchio e malconcio Olivo, in via Quesada; avrà combattuto tante battaglie, presumibilmente con gli umani, eppure resiste.



Questo poderoso tronco appartiene ad uno dei Carrubi di piazza Islanda, e mostra il reticolo di gobbe, tipiche degli esemplari grandi ed anziani di questa specie, che hanno lo scopo probabile di irrobustire la struttura di sostegno della chioma.

Non sembra aver avuto problemi nella sua esistenza, né di fulmine né di maltrattamenti dell'uomo, ma al più dei bambini che frequentano la piazza: carezze per lui.










venerdì 16 febbraio 2018

La morte e la vita

Chiedo scusa per il titolo magniloquente, ma mi sembra efficace per commentare la fotografia che vi propongo oggi.

Che cosa c'è che rappresenti meglio la morte di queste vecchie carcasse di semi d'Acero, vecchie, strappate e macerate dagli agenti atmosferici, buttate dal vento in un angolo nascosto, che le ha fatte casualmente sfuggire alla ramazza?

Siamo a Torino, e questa foto me la ha mandata Marco, che ringrazio; non so nulla di più di quello che si vede dalla foto, e cioè una sorta di mummie vegetali finite addirittura sopra un pavimento di gomma a bolli, non esattamente uno sfondo degno di un seme, elemento anatomico nato per la riproduzione.

Eppure, eppure: queste carcasse, magari cadute dalla pianta anni fa, hanno deciso di provare comunque a fare il loro mestiere, assicurare la prosecuzione della specie per l'Acero che le ha generate. I semi, lo sappiamo, sono pazienti e non si spaventano certo per le avversità atmosferiche dell'inverno torinese; anzi i semi di Acero hanno bisogno del freddo per germinare.

Insomma, le prospettive di trasformarsi in piantine non sono certamente rosee, dato il contesto; ma chi ci impedisce di pensare che magari il vento possa ancora trasportare una di queste carcasse in un luogo adatto dove la radichetta embrionale, penetrando nel terreno ...... 

venerdì 9 febbraio 2018

Il Mandorlo che festeggia il Carnevale

Il Mandorlo, Prunus amygdalus, esplode in questo periodo nella sua meravigliosa fioritura, che non manca di meravigliarci ogni anno.

La sua presenza ormai rara in città non fa che accrescere il fascino di questa presenza relitta,  residuo della progressiva urbanizzazione avvenuta nel secolo scorso.

Abbiamo già segnalato alcuni esemplari cittadini (post del 28/2/12  e del 7/2/16 ), belli ma in pieno contesto urbanizzato, via Scirocco e via dei Conversi; oggi, su segnalazione di Claudia, che ringrazio,
abbiamo un esemplare in un contesto che gli rende pienamente merito, la via Giardini Pubblici, elegante sentiero pedonale che collega i Giardini con il viale Buoncammino.






Ecco il Mandorlo, che quasi si getta dalla scarpatina sul sentiero per farsi ammirare al meglio.







E siccome siamo in pieno Carnevale, il nostro festeggia a modo suo, riempiendo il sentiero degli splendidi coriandoli bianchi che produce a getto continuo.





Per rendere omaggio a cotanta bellezza, concludiamo con un primo piano della fioritura.

Se potete, andate a vedere questo Mandorlo ed i suoi coriandoli, è uno spettacolo che merita!

martedì 6 febbraio 2018

Un interessante connubio

Il connubio di cui parliamo oggi è quello fra piante aventi una funzione esclusivamente ornamentale e piante in grado di offrire i propri frutti al consumo dei cittadini.  L'unione fra due funzioni così diverse del giardino, quella estetica e quella commestibile, non è comunemente adottata, tanto meno in città, ma è esattamente quello che la nostra amministrazione comunale del verde sta cominciando a realizzare.

Il primo esempio importante è stato quello dell'Orto dei Cappuccini (post del 4/6/16), dove sono in produzione per il consumo agrumi e prodotti propriamente orticoli, quali fragole, melanzane, cetrioli, il tutto integrato con prati e meravigliosi alberi di grande valenza estetica.

E questa filosofia viene ripresa nel giardino fra  via Biasi e via Salvator Rosa, attualmente in fase di completamento.



Ecco uno scorcio che riprende, al di là della parte "vecchia" qui rappresentata da una siepe di Pitosforo e da un Carrubo, la parte nuova, con i filari di agrumi circondati da giovani Olivi.

Ed un'altra realizzazione che risponde a questa filosofia è stata avviata nel quartiere di Sant'Elia, nell'ambito del recupero verde che interessa tutto il quartiere.





Tornando a via Biasi, a destra un'altra immagine del  connubio, che fa già prevedere un insieme piuttosto gradevole, con le piante da frutto accentrate e, tutt'attorno, stradelli, prato, panchine, Carrubi e tante Palme nane.

Gli Olivi, che fanno parte delle nuove piantumazioni, possono rappresentare una sorta di trait d'union fra la funzione estetica e quella commestibile. 



Infine, ancora protette dalla rete di protezione del cantiere, le piantine di arance e limoni cominciano la loro nuova vita.

Naturalmente, poiché ogni medaglia ha il suo rovescio, le piante da frutto richiedono una manutenzione molto più assidua rispetto, per esempio, ad un Carrubo. Le piante da frutto sono soggette a diverse malattie che non solo le rendono improduttive di frutti eduli, ma che ne azzerano la valenza estetica, rendendole decisamente brutte.

Molti di voi ricorderanno le condizioni degli Aranci di via Pergolesi qualche anno fa (post del 10/9/11), condizioni poi parzialmente sanate, ed è esperienza comune incontrare questi alberi da frutto carichi non di frutti succosi ma di cocciniglia, con le foglie nere ed appiccicose.

Insomma, la solita raccomandazione finale agli amministratori del verde: bravi a fare, ma ancora più bravi  dovete essere a gestire ed a mantenere la qualità di quanto realizzato.

mercoledì 31 gennaio 2018

E, a proposito di Araucaria.....

Visto che le Araucarie cagliaritane hanno avuto anche l'onore delle cronache televisive nazionali, con la nostra campionessa di Villanova (post del 28/11/17  ed altri precedenti) raccontata nella puntata di sabato scorso della trasmissione Rai 3 "Le parole della settimana", ve ne presento un'altra interessante.

E' anche questo un bel campione di Araucaria excelsa, che abbellisce uno dei palazzoni di Sant'Elia, nella zona di piazza Pigafetta.

Dritta come un fuso, simmetrica e sana dal primo all'ultimo piano dei palchi fogliari, si erge a fare concorrenza agli 11 piani fuori terra del palazzo retrostante.

Direi che è arrivata al nono piano, con il beneficio dell'errore di parallasse, e credo che, se le danno il tempo, riuscirà a raggiungere e superare il palazzo.

L'Araucaria è uno dei pochi alberi di alto fusto che si possono permettere di crescere molto in altezza a fianco di facciate urbane, senza risentire troppo della vicinanza e senza dare troppo fastidio con i suoi rami.

Un buon esempio di convivenza possibile; speriamo solo che la convivenza non finisca come vi avevo raccontato qualche anno fa (post del 7/6/12)!
 

giovedì 25 gennaio 2018

Il Drago di Buoncammino

Ed è anche un grande drago, quello di cui parliamo oggi, la Dracaena draco del viale Buoncammino.
Forse è l'esemplare più grande della città, dopo i due dell'Orto botanico (post del 10/6/11).

Abbiamo già parlato anche di questo esemplare, indicandolo come drago in agguato sul viale Buoncammino (post del 11/11/14), pronto ad assaltare il passante ignaro.

E allora, per evitare questo rischio, noi oggi arriviamo a sorprenderlo dal basso.

Infatti, come pochi sanno, al viale Buoncammino si può arrivare, a piedi, proseguendo la via Ospedale lungo il ripido sentiero-scalinata che si inerpica dal piazzale del palazzo delle Scienze, come si vede dalla foto a sinistra: la sagoma della torre di san Pancrazio, dove sembra finire la scalinata, e del Ficus magnolioides a sinistra, ci indicano dove sbucheremo.


Ed eccoci in vista del drago, in fondo allo stradello che conduce alla biblioteca militare, e con in alto gli scheletri dei Bagolari del viale.

Si vede la chioma fitta delle foglie lanceolate che formano un ombrello compatto, mentre da qui si intravede appena il tronco, per godere del quale bisogna avvicinarsi, e come si diceva sorprendere il drago dal basso.




Ed eccoci proprio sotto l'albero, ad ammirare i grassi fusti e le loro ramificazioni successive; se è vero che ogni ramificazione impiega  più di10 anni a formarsi, anche questo esemplare non è più giovanissimo.


O meglio, non è giovanissimo per il nostro metro di misura, ma lo è per il suo, che misura in secoli la vita di queste piante, fino ad arrivare al millennio nelle isole Canarie, dove questa Dracena è endemica!

Comunque, giovane o meno, il nostro esemplare è perfettamente in grado di produrre frutti, come si vede dalla foto; le drupe sono carnose e diventano arancioni a maturazione.

Ricordo infine che il nome drago deriva dalla resina che il tronco della pianta secerne quando viene inciso; questa resina ossidandosi diventa rossastra, originando il nome di sangue di drago, a cui venivano attribuite proprietà magiche. Inoltre veniva utilizzata come base per preparare mordenti per colorare il legno.

Una pianta di fascino ed interesse insomma, con tante storie da raccontare.

sabato 20 gennaio 2018

La Palma, la luce, la villa

C'era una volta, tanti anni fa, una piccola Palma, precisamente una Washingtonia robusta, che viveva a Cagliari al centro del giardino di una bella villa dell'inizio del '900, in stile Liberty, la villa Atzeri. La villa ed il suo giardino si aprivano sulla via San Saturnino, in una posizione molto suggestiva ma purtroppo privata quasi completamente della carezza dei raggi solari; infatti le piante del giardino stentavano a crescere, ed apparivano piccole e malaticce.

Ecco, ho voluto cominciare come una favola, naturalmente a lieto fine,  la storia di questa villa, abbandonata per tanti anni al degrado e poi risorta e trasformata in un accogliente struttura di coworking, dove idee ed attività diverse possono incontrarsi al meglio.

Ma la storia della villa è oggi solo di contorno, come è giusto che sia, rispetto alla storia della Palma ed al problema della mancanza di luce.

Allora, noi umani abbiamo oggi tutte le tecnologie e gli strumenti che ci siamo inventati per supplire alla mancanza di luce naturale; l'illuminazione artificiale a toni caldi della finestra centrale in fotografia conferma quanto detto.

Le piante invece usano un metodo molto più semplice ma efficace, anche se spesso richiede tempi lunghissimi: la luce se la vanno a prendere dove c'è, crescendo in altezza.


E la nostra Washingtonia è la dimostrazione di quanto detto: è partita verso l'alto e via, sempre più su, come si vede anche dalla foto a destra, fino a dove c'è luce solare quanta se ne vuole. In realtà è una caratteristica di queste Palme quella di crescere molto in altezza, a prescindere, ma questa aveva un motivo in più, ed ha esercitato al meglio le sue capacità.

E con il vento, che a quell'altezza ed in campo libero non fa sconti,  come se la cava?  Egregiamente, data la flessibilità del fusto.
Insomma, quando c'è da farsi strada per vivere al meglio, la Washingtonia robusta ha poco da imparare!

domenica 14 gennaio 2018

Prima del sole, un'Araucaria curiosa .....

Il mese di gennaio è forse quello nel quale è maggiore la possibilità di godere, nella nostra città, di strepitose albe ed altrettanto strepitosi tramonti. Un inseguimento di colori, sfumature, accostamenti che solo un poeta, forse, saprebbe descrivere.

Siccome io non sono un poeta, lascio ad una immagine il tentativo di spiegare quello che è possibile ammirare in questi momenti magici.

E' l'alba di oggi 14 gennaio, ed un nuvolone minaccioso sembra infastidire il rosa dei primi raggi che il sole, prima di sorgere, comincia a mandare. Sullo sfondo, innocue nuvolette bianche tolgono credibilità al nuvolone.

Di vedetta, come spesso accade data la loro altezza, una Araucaria excelsa  si gode lo spettacolo e decide di partecipare alla composizione dell'immagine.

Non è la prima volta che le Araucarie si prendono un ruolo da comprimario in fotografie che celebrano la bellezza dell'alba o del tramonto (post del 5/2/15 e del 26/10/17 ). D'altronde: sono alte, cercano il cielo, sono belle, curiose ed anche un poco vanitose, perché non fare comparire anche loro nelle nostre foto "artistiche"?