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Gioiellini all'Orto Botanico

Abbiamo detto più volte che uno dei pregi delle piante è che, essendo vive, cambiano aspetto, consentendoci di scoprire qualcosa di nuovo og...

lunedì 31 agosto 2015

La vecchia Gleditsia carica di baccelli

Eccola qui a sinistra, la  Matriarca dei Giardini Pubblici, una Gleditsia triacanthos  nostra vecchia conoscenza (post del 13/11/10  e del 18/8/13).

Anche se la fotografia non le rende giustizia, la Gleditsia è attualmente carica di frutti, ed ho piacere di smentire me stesso quando nel 2010 la dichiaravo "un vecchio e grande albero ormai piuttosto malmesso"; vecchio e grande senz'altro, malmesso non direi proprio.

Oltre a tutti gli elementi di interesse tipici del genere Gleditsia, questo particolare esemplare racchiude un segreto, dato che l'identificazione della specie Triacanthos è arbitraria. Infatti da quest'ultima la differenziano una serie di caratteristiche, trascurabili per noi profani (per esempio legume più corto, semi più pesanti......), ma determinanti per gli specialisti.

Neppure il grande Vannelli aveva sciolto l'enigma, ed auspicava che qualche cittadino armato di buona volontà portasse dei reperti della nostra pianta ai Kew Gardens di Londra per scovare la soluzione. Chissà se qualcuno lo avrà fatto in questi decenni!

Io mi rivolgo, più modestamente ma neppure tanto, ai giovanissimi studenti dell'Istituto comprensivo "Ciusa", che hanno svolto nella prima parte di quest'anno (guidati dalla Fondazione Sesco per l'ambiente) un ottimo lavoro di ricerca sulle piante monumentali che ha riguardato i Giardini Pubblici, e non solo (Operazione Quadrifoglio):  ragazzi, ora che incomincia il nuovo anno scolastico, che ne dite di risolvere lo strano caso della Gleditsia dei Giardini Pubblici?


giovedì 27 agosto 2015

Eh, signora mia, non ci sono più le mezze stagioni!

Ecco, il titolo di questo post è tratto da un ideale colloquio fra due esemplari di Jacaranda mimosaefolia. Non due qualsiasi, fra le centinaia che, pur con il caldo feroce, espongono lo splendido fogliame piumoso, ma due soggetti appartenenti ad una serie particolare. Che cosa le contraddistingue?



Direi che è immediatamente evidente: le due Jacarande sono fiorite!

Ed è proprio vero che per loro non ci sono più le mezze stagioni, e precisamente quella compresa fra la prima fioritura che anticipa le foglie, a giugno, e la seconda autunnale, a fine ottobre, ancora più bella perché si avvarrà compiutamente del contrasto di colore fra foglie e fiori.

Infatti la maggioranza delle sorelle, in questi mesi estivi, ci fa godere la bellezza del fogliame e della sottostante ombra, ed ancora non si occupa della fioritura. Basta passare in via Dante per rendersene conto, le Jacarande attendono disciplinate di procedere alla fioritura autunnale, quando verrà il momento.

In realtà non è una stranezza, o un frusto luogo comune, quello di cui stanno parlando le due signore di sopra, ma è legato alla loro origine brasiliana e quindi al clima tropicale, nel quale le stagioni sono molto più sfumate, e la fioritura si protrae per molti mesi all'anno, senza interruzioni anche se in maniera meno evidente.

Se aggiungiamo a questo la giusta esposizione al sole e magari una copiosa innaffiatura, il gioco è fatto, la Jacaranda si convince a fiorire anche in agosto!

Per completezza di informazione, diciamo che i due alberi fotografati si trovano uno ai Giardini Pubblici, l'altro, che mostra anche le capsule colore marroncino chiaro, in piazza Repubblica; quindi sono anche un po' distanti per chiacchierare fra loro delle mezze stagioni, ma agli alberi è permesso questo ed altro!

lunedì 24 agosto 2015

Lungomare del Lazzaretto, una vita stentata

E' trascorso quasi un anno dall'inaugurazione di questo tratto di lungomare, e la realtà attuale è un po' diversa rispetto agli auspici formulati allora, sia dalle autorità inauguranti che anche dal blog (post del 25/9/14).

Il nostro punto di osservazione è naturalmente quello del verde; non è certo l'unico, ma credo che sia essenziale per valutare la qualità dei luoghi pubblici.



Allora, resistono abbastanza bene le bellissime aiuole del piazzale antistante l'ingresso del Lazzaretto; a parte le povere Palme delle Canarie, sia il maestoso Olivo che i vecchi Melograni, ripresi qui a sinistra, stanno bene e si offrono alla ammirazione dei visitatori, circondati da profumate erbe aromatiche, Santolina, Elicriso e Rosmarino.

Anche le Melie del piazzale parcheggio stanno abbastanza bene, per quanto la crescita sia inferiore al previsto.






 Non si può dire lo stesso per il lungomare, dove gli alberi, praticamente tutti, appaiono sofferenti: valga come esempio questo povero Carrubo, fra l'altro soffocato dalle erbacce nella sua aiuola.

Anche il filare di  Metrosideros excelsa, che si intravede sullo sfondo della foto, non sembra godere di buona salute; e pensare che sembravano destinate ad un "grande futuro", quando ve le ho presentate nel dicembre scorso (post del 4/12/14).



Insomma la sensazione d'insieme è quella che questo bellissimo spazio stia avendo una vita stentata, e le cause che io individuo sono:

  • il mancato completamento della passeggiata verso Su Siccu, che rende monco l'intervento e meno appetibile al pubblico il sito;
  • la mancanza del posto di ristoro funzionante sul lungomare, la cui struttura comincia fra l'altro a mostrare segni di degrado;
  • la carenza di manutenzione, per gli arredi e per le piante; 
  • la mancanza, ultimo ma non ultimo, di senso civico di molti cittadini, che lasciano rifiuti e degrado.  

La strada intrapresa per rivoluzionare il rapporto fra Cagliari ed il mare è molto lunga, ed è fatta di tanti passi; per esempio il "passo" della passeggiata di Su Siccu sembra ormai compiuto positivamente.
Non possiamo dire lo stesso per il "passo" del Lazzaretto, ma guai ad abbassare la guardia! Qualcosa bisogna pur fare per evitare che il circolo vizioso costituito da:
meno presenze = meno manutenzioni = più degrado = meno presenze ....... diventi irreversibile!



sabato 22 agosto 2015

Le bellezze della Carissa

E' veramente un bell'arbusto la Carissa macrocarpa, che vi ho presentato poco meno di un anno fa (post del 1/10/14), e che si trova in un buon numero di esemplari nello scenografico giardino di S.Elia, fronte Lazzaretto.

Eccola qui a sinistra, inserita insieme ad altri arbusti, soprattutto Lentisco ed Oleandri, a formare una affascinante barriera.

Infatti questo giardino, o almeno questa parte che guarda verso il mare accompagnando la strada, è fatto per essere guardato ma non attraversato (ma per salire al vecchio borgo di S.Elia ci sono le scalette).

Forse per questo motivo è stata scelta la Carissa, dato che la sua bellezza, oltre che dalle foglie, dai fiori e dai frutti, è data dalle bellissime spine acuminate, che suggeriscono di tenersi a debita distanza.


Eccole qui le spine, che fanno da cornice all'elegante fiore bianco a cinque o sei petali: sono lunghe, e si biforcano due volte prima di terminare con le punte acuminate.

Un'altra caratteristica interessante della Carissa è che, data la provenienza dalle regioni tropicali, la fioritura non ha un momento definito, ma è episodica, e la pianta presenta fiori sparsi per molti mesi all'anno, come dimostrano anche le foto del citato post dell'ottobre scorso.



Infine i frutti rossi, che si notano in quest'altro cespuglione: simili a prugne, partecipano anche loro alla bellezza d'insieme della Carissa macrocarpa , che proprio per questo, e per la regione Sudafricana di origine, ha il nome comune di Prugna del Natal.

Questi frutti, quando perfettamente maturi, sono definiti commestibili, o addirittura molto buoni; però la precisazione del "perfettamente", unita alla velenosità del resto della pianta (come il cugino Oleandro, del resto) ed alla presenza delle temibili spine, induce a lasciar perdere, almeno da parte dei non competenti.

Insomma,per questo giardino vale il "guardare e non toccare", ma forse proprio per questo, anche se è triste ammetterlo, appare così gradevole; comunque, data anche la rarità della Carissa, è dovuto un apprezzamento ai giardinieri  che se ne occupano.

lunedì 17 agosto 2015

Le more di rovo, e la meravigliosa fauna di contorno




Agosto è il mese delle more di rovo, cioè dello squisito frutto del Rubus fruticosus, arbusto di suo abbastanza brutto ed antipatico, come abbiamo già avuto modo di notare (post del 7/8/11), se non fosse per la lucida mora.

In realtà dovremmo parlare della fine di agosto/inizio settembre per avere la giusta maturazione delle more, come si nota anche dalla foto sopra: adesso molte drupe sono rosse, ed anche quelle nere non hanno ancora il giusto grado zuccherino.

Comunque un controllo è sempre piacevole farlo, anche se il bottino sarà necessariamente modesto; inoltre si possono fare incontri decisamente interessanti, come vi voglio mostrare anche se parliamo di fauna e non di flora. Guardate questo essere sottostante.


Si tratta di un ragno, con uno splendido addome a strisce gialle e marrone. Naturalmente, data la mia ignoranza, sono andato a documentarmi, ed ho scoperto che si tratta di una femmina di Argiope bruennichi, piuttosto comune nelle nostre campagne.

E' noto come ragno vespa, per evidenti ragioni di colore e, come spesso accade in natura, il maschio è molto più piccolo e brutto della femmina.

Questo ragno predispone una tela molto ampia, nella quale esercita il suo mestiere, intrappolare, avvolgere nel bozzolo e poi con comodo mangiare insetti catturati, come si vede dalla foto sotto.


Lo stesso ragno di prima, visto dall'altra parte, sta appunto "confezionando" quella che sembra una piccola vespa, e che costituirà un suo pasto successivo.

I ragni possono non piacere, addirittura fare schifo o ribrezzo, però dobbiamo ammettere che sono uno splendido prodotto della Natura.  A proposito, leggo che questo ragno è velenoso, ma solo un po': buono a sapersi.

E gli incontri non finiscono qui, perché ho fotografato anche una farfalla non molto appariscente, ma dai colori veramente belli.

Anche in questo caso, ho avuto naturalmente bisogno di documentarmi, ed ho scoperto che dovrebbe trattarsi di un esemplare di Charaxes jasius ,  nome comune Ninfa del corbezzolo.

Ed appunto di Corbezzolo sono le foglie che vediamo sullo sfondo, mentre la farfalla è poggiata su un rametto di rovo (di cui faccio notare, en passant, le spine ad uncino). E' un esemplare piccolo, e la foto non è bella, ma si nota la varietà di colori e le codine che caratterizzano le ali.

Questa farfalla vive esclusivamente dove si trova il Corbezzolo, dato che si nutre di foglie e frutti di questa pianta; quindi dovrebbe essere abbastanza comune in Sardegna, dove l'Arbutus unedo (post del 19/12/12) è di casa.

Ne consegue un problema di coscienza, per noi amanti delle piante, dato che questo lepidottero può essere considerato un parassita, da eliminare:  ma come si fa ad odiare queste ali e questi colori?

venerdì 14 agosto 2015

Gioiellini all'Orto Botanico

Abbiamo detto più volte che uno dei pregi delle piante è che, essendo vive, cambiano aspetto, consentendoci di scoprire qualcosa di nuovo ogni volta che le andiamo a trovare; questo vale tanto più quanto maggiore è la quantità e diversità delle piante, e raggiunge il massimo in un luogo come l'Orto Botanico.

Ecco allora una breve carrellata di cose piccole e belle, gioiellini come da titolo, che ho raccolto nella visita odierna all'Orto.

Questo a sinistra, che non è nemmeno tanto piccolo, è un frutto del Fior di Loto, Nelumbo nucifera, cioè quello che rimane dopo la splendida fioritura di luglio (post del 12/7/14).

I piccoli crateri sono i contenitori dei semi, che attualmente sono stati già dispersi.



Ma ci sono ancora fiori, sebbene pochi dato che la stagione è avanzata; ecco per esempio il fiore rosso di un Haageocereus, che si trova in una delle serre delle piante succulente.






E questo? Certo non è un fiore, però non possiamo negare che sia un gioiellino anche lui, e non ho resistito a proporlo.










Infine, guardate la delicatezza di questo fiore a coppetta circondato dalle bellissime nuove foglie trilobate; si tratta di un Brachychiton populneus.

Come ho già detto (post del 7/6/11),  il nome Brachychiton è quello che ha sostituito nella classificazione più recente il nome di Sterculia, che a noi è molto più familiare; infatti molti di voi avranno notato la somiglianza di questa coppetta con quella di una altra Sterculia, la Bidwillii, di cui questa di oggi è appunto stretta parente (si veda il post citato).


lunedì 10 agosto 2015

I frutti della Maclura, che palle!

Non è che siano fastidiosi o disturbino, questi frutti (a meno che non ci cadano in testa, ma è un caso raro!), è che sembrano proprio delle palle, da baseball o meglio ancora da tennis, visto il colore e la leggera peluria superficiale.

Stiamo parlando  della Maclura pomifera e del suo pomo rugoso, come più correttamente è stato definito questo simpatico frutto quando ne abbiamo parlato alle origini del blog (post del 30/10/10).
Quest'anno la fruttificazione degli esemplari di viale Regina Elena (post del 24/11/14) risulta anticipata e piuttosto copiosa, come vediamo dalla foto sotto.


Le piante di Maclura, che cominciano sopra le scalette di piazza Endrich, si trovano sulla scarpatina fra la passeggiata e la via San Saturnino, ed almeno due o tre esemplari sono dotati di una buona quantità di frutti.

Questi alberelli sono piuttosto sgraziati, tanto più adesso che hanno subito una recente potatura, operazione peraltro necessaria date le robuste ed acuminate spine di cui sono dotate; però l'aspetto di insieme non gradevole è ampiamente ripagato dalla simpatia del suo frutto, per cui spero che la Maclura mi perdonerà per il titolo un po' irridente!

venerdì 7 agosto 2015

L'anima verde delle rotatorie

Il titolo riprende il senso di un vecchio articolo (post del 31/1/11), che sosteneva appunto che anche le rotatorie, pur nel loro freddo ruolo di regolatrici del traffico, possono avere un'anima, e segnatamente un'anima verde.

Da allora molta acqua è passata sotto ai ponti, e auto attorno alle rotatorie, il numero delle quali è cresciuto in modo considerevole, e non più solo in zone periferiche ma anche in pieno centro.

Non è questa la sede per discutere del ruolo delle rotatorie, che ha visto e vede accesi dibattiti fra favorevoli e contrari; né tanto meno è la sede per discutere di aspetti tecnici quali le curvature e la corretta posizione del cerchio rispetto alla direzione delle strade da collegare, aspetti che pure sono stati oggetto di grandi critiche per alcune recenti realizzazioni cagliaritane. No, noi parliamo di arredo urbano, aspetto non secondario dato che una rotatoria ben arredata di prato e piante può fare la differenza fra uno sfregio ed un gradevole collegamento, rilassante anche per lo sguardo frettoloso dell'autombilista.

Possiamo affermare che, sul fronte dei giardinetti interni alle rotatorie, le cose sono molto, molto migliorate negli ultimi anni. Facciamo due esempi di rotatorie in pieno centro, molto conosciute.

Ecco piazza San Benedetto, dove il bordo della rotatoria  è completamente abbellito da una siepe di Lantana camara colore arancio, mentre all'interno vediamo due Jacarande  ottimamente trapiantate dall'ultimo tratto di via Dante (post del 20/9/11).

Si intravedono poi alcune Palme nane, mentre il resto è nascosto dall'altezza della bordura; questo è un aspetto negativo, dato che limita la vista delle altre piante e toglie profondità e spaziosità all'insieme.


Ecco a destra la rotatoria, molto più piccola della precedente, che collega la confluenza fra via Sonnino e via XX Settembre.

Qui le Lantane di colore giallo sono interrotte, non so se volutamente o meno, ma comunque lasciano vedere l'interno; si vedono bei cespugli di Rosmarino, alcuni alti arbusti di Hibiscus syriacus  ed altre essenze, che forse riempiono anche troppo. Comunque una bella macchia di verde, in una zona che di verde è piuttosto povera.
Da apprezzare in particolare il fatto che gli arbusti di Ibisco camuffano i pali per l'illuminazione.

Il giudizio è dunque abbastanza positivo, anche considerando altre rotatorie più recenti, per le quali la tendenza è quella di perseguire una maggiore sobrietà (prato, uno o due alberi e poco altro), che spesso le rende più affascinanti e meno costose per il mantenimento.

Naturalmente, e mi scuso per la banalità, parliamo comunque di un verde godibile solo con lo sguardo, mentre gli altri sensi stanno a riposo; un pedone questo verde non lo può toccare, non  può sentirne il profumo, non si può sedere sotto un albero a meditare, a meno di non penetrare nel recinto, a sprezzo della propria incolumità e del senso comune!

E comunque non è tanto una banalità evidenziare queste differenze, se ricordo certe affermazioni fatte a suo tempo a sostegno della prevista rotatoria di piazza Trento, poi per fortuna non realizzata (post del 9/3/11): che a nessuno venga in mente, per favore, di equiparare una rotatoria ad un giardino!

domenica 2 agosto 2015

Il Monumentale, fra rinascita e degrado

Sono andato a fare un giretto al Cimitero di Bonaria, come mi capita ogni tanto. La scusa di questa volta (in realtà non c'è bisogno di scuse,  ma insomma...) era andare a trovare il Clerodendro, per rivedere la sua fioritura (post del 11/8/11).




Lo ho trovato in ottima forma, come vedete, anche se la fioritura, quest'anno in leggero anticipo, sta già finendo, ed i fiorellini profumati simili al gelsomino stanno lasciando il posto alle lanterne rosee che si trasformeranno negli splendidi frutti di ottobre.


Infatti le piccole lanterne, che si vedono nella foto di destra, si apriranno formando un calice di cinque sepali rossi, che come uno scrigno mostrerà il seme blu lucido, meraviglia già immortalata (6/10/11).


Lasciato il Clerodendro, e così giustificata la visita botanica, ho dato uno sguardo ai lavori in corso che, come ho sintetizzato nel titolo, separano il cimitero fra la rinascita ed il degrado.

La rinascita riguarda tutta la parte piana, l'Orto delle Palme in forte ristrutturazione ma anche tutta la parte antistante l'ingresso, dove saranno ristrutturate le cappelle; il tutto è comunque tenuto abbastanza ordinato e pulito. Unico appunto per le piante all'ingresso, sia i Ficus che gli Aceri giapponesi, che mi sono sembrati sofferenti; spero che sia una cosa momentanea e non legata al pensionamento dello storico guardiano, che curava queste piante con amorevole attenzione.

Il degrado riguarda invece tutta la parte terrazzata, che è veramente abbandonata a se stessa.


Ecco come si presenta una delle gradonate che collegano i vari terrazzamenti, e consentono di salire dal piano alla cima del colle, alle cappelle ed alle bellezze della parte alta del cimitero.

Per deformazione professionale notiamo un Fico sulla destra e, più in alto, un Ailanto che si accinge ad occupare tutta la larghezza della scalinata. Sembra veramente che la natura si stia riappropriando di questi spazi, come, se mi consentite un paragone azzardato, la foresta tropicale nei templi cambogiani!





E le cose non vanno meglio, anzi!, sui terrazzamenti ancora carichi di tombe non trasferite; guardate la foto a destra, non c'è bisogno di aggiungere altro. Ai terrazzamenti è impedito l'accesso, per ovvi motivi di sicurezza.

Ora, io non conosco i piani di intervento del Comune, ma confido che anche questa zona sarà sottoposta ai necessari lavori di conservazione e salvaguardia, prima che le piante infestanti ed il degrado se ne approprino definitivamente.

Questa è decisamente la parte più bella del cimitero, con la solennità dei gradoni e la salita, terrazzo per terrazzo, che apre panorami via via più ampi e godibili sulla città; un fascino assolutamente unico, guai a lasciarlo decadere!

mercoledì 29 luglio 2015

Per rinfrancare lo spirito, tra una lezione e l'altra

Parafrasando la famosa frase della Settimana Enigmistica, riferita agli enigmi, possiamo parlare del verde della Cittadella Universitaria di Monserrato, e del suo uso terapeutico e rilassante, sia negli intervalli fra le lezioni, sia, a maggior ragione, nell'attesa di un esame.

La struttura urbanistica della Cittadella non è molto accattivante, anzi è piuttosto fredda e gli alberi, per fortuna abbastanza numerosi, hanno dunque un ruolo essenziale.

Il cuore della Cittadella è la zona servizi, una sorta di piazza con panchine ombreggiata da diversi grandi alberi, anche di pregio, fra i quali spiccano due esemplari di Erythrina caffra.


Ecco a sinistra uno degli esemplari, ed a destra un particolare con in evidenza la bella foglia ovata terminante a punta. Questo è il periodo per godere appieno, seduti su una panchina della piazza, della chioma e del fogliame di quest'albero, essendo ormai lontano il periodo della fioritura primaverile (post del 13/5/13).

Per chi non frequenta la Cittadella universitaria ricordo alcuni altri esemplari cagliaritani di questa specie, oltre a quelli di Monte Claro del post citato: via De Gioannis, corso Vittorio Emanuele, Orto Botanico.

Se poi ci si spinge appena oltre la piazzetta, in campo aperto, si incontra un esemplare del raro Ficus bellengeri, nipotino dell'enorme esemplare di piazza Matteotti (post del 24/9/11) o di quello dell'Orto Botanico (post del 23/10/11).



Il nostro è poco più grande di un arbusto, come si vede dalla foto sopra a sinistra, ma è molto sano ed elegante, con la lunga foglia ed i siconi dal colore giallino che lo vivificano in questo periodo.

Ci sono poi molti altri alberi interessanti da apprezzare nei grandi spazi di questo angolo di città fuori città (forzatura descrittiva utile ai fini della corretta etichettatura del post), ma li rimandiamo ad un periodo più fresco. In autunno, alla ripresa di lezioni ed esami, anche i non studenti potranno farsi una passeggiata alla ricerca di belle piante e per vivere questo strano quartiere della cultura, magari approfittando del trenino per arrivarci! 











lunedì 27 luglio 2015

Quando il tronco dà spettacolo

Che cosa significa dire che il tronco di un albero dà spettacolo? Che è bello, che è diverso dagli altri, che attira lo sguardo per la sua peculiarità, che è buffo per qualche anomalia?  Siamo sulle sabbie mobili, gli elementi di soggettività dominano.

Io per esempio apprezzo molto il tronco, tanto è vero che gli ho dedicato una etichetta del blog con 25 presenze, che vi invito a sfogliare per vedere qualche foto interessante; capisco bene però che quello che per me appare come un tronco spettacolare, per esempio il tronco a tortiglione di un vecchio Carrubo, possa lasciare altri completamente indifferenti.

Per questo ho scelto oggi un tronco che non può non colpire appunto per lo spettacolo che offre, ed eccolo qua.

 Si tratta di un Calocedrus decurrens, che si trova nel parco Maia di Merano.

Questo è un esemplare particolare, considerato un albero monumentale dagli stessi meranesi, che pure non mancano di begli alberi da offrire ai visitatori, ma appartiene ad una specie che dà spettacolo sempre.

Infatti i Calocedri, o Libocedri, hanno la caratteristica che il tronco è ramificato fino dalla base, come si vede, e che spesso i rami principali si dipartono in orizzontale dal tronco.


In quest'altra foto è messo in evidenza il ramo a 90 gradi, che arrivato ad un certo punto si ricorda che deve cercare la luce e riparte repentinamente verso l'alto; se non è spettacolo questo!

Partecipa poi allo spettacolo la circonferenza alla base, di circa 4 metri, ed il colore rossastro della scorza, tipico di questa specie.

Questi alberi, originari della California, appartengono alla stessa famiglia dei Cipressi; in Sardegna sono molto rari, e comunque importati.

Io sono a conoscenza solo degli esemplari di Badde Salighes, sopra Macomer, nella zona di villa Piercy, piantati dalla omonima famiglia insieme ad altre specie esotiche. Non danno certo spettacolo come l'esemplare che vi ho presentato, ma sono molto interessanti soprattutto nell'integrazione che offrono con le altre specie spontanee della zona (Tassi, Agrifogli, Aceri).

venerdì 24 luglio 2015

La Lagerstroemia che non ti aspetti

L'anno scorso le avevamo dedicato un epitaffio, alla Lagerstroemia indica di viale Bonaria (post del 16/8/14), e più in generale al posizionamento cagliaritano di questo alberello, data la riuscita decisamente modesta degli esemplari conosciuti.

Probabilmente è un alberello troppo delicato per le modalità di amministrazione del verde di strada cagliaritano, richiede cure, soffre il vento con il suo pallido tronco sottile e liscio.

Però che peccato, quanto è bella la sua pannocchia di fiorellini rosa con i petali sfrangiati!

Ebbene, non tutto è perduto, se devo credere alla grazia di alcuni alberelli in fase di fioritura che ho trovato dove non mi sarei mai aspettato: ai margini del distributore di benzina Agip - Eni che si trova all'inizio di viale Marconi.






Ecco qua un alberello, proprio sotto lo stemma del cane a sei zampe; il contesto è quello che è, ma la fioritura....









Ecco un'altra immagine di due esemplari, che emergono dalla bordura di Pitosforo al confine del distributore.

Questo distributore è stato inattivo ed abbandonato per anni, utilizzato solo per il parcheggio selvaggio, e naturalmente anche le sue piante ne hanno pagato le conseguenze; però da qualche mese l'attività sta rinascendo, e bisogna dare atto a chi ne ha assunto la gestione di aver accompagnato la ripresa anche delle Lagerstroemia.






Infine un primo piano, che esalta la bellezza dei gruppetti di fiori rosa con i petali dall'aspetto tremolante; si capisce perché questo sia un albero fra i prediletti dai giapponesi.

Ed allora, bentornata Lagerstroemia (anche se dovresti cambiare nome, o almeno procurarti un nomignolo)!

lunedì 20 luglio 2015

L'Agave ed i suoi piattelli

L'estate è il momento della fioritura dell'Agave americana, che si manifesta sui lunghi fusti centrali che si ergono sulla rosetta di foglie. Dal fusto, alto anche diversi metri, si diramano i piattelli, tecnicamente detti infiorescenze a pannocchia, che raccolgono i singoli fiori.

Ecco il primo piano di un piattello: il singolo fiore è insignificante, ma l'insieme di questa specie di alberello con i suoi piattelli ha un bel fascino.

Impossibile non notare le Agavi fiorite a Cagliari: senza scomodare la Sella del Diavolo, dove vivono e fioriscono da sempre molte Agavi in quel contesto meraviglioso (post del 2/10/12),
basta passare in via Liguria, ai bordi del parco di Monte Claro, o in Terrapieno, a cui si riferiscono le foto odierne.


Ecco alcuni piattelli di infiorescenze, sui loro sinuosi rametti, ripresi dal viale Regina Elena; come noto, terminata fra qualche mese la fioritura, la pianta madre morirà, avendo però lasciato ampia progenie di germogli basali che proseguirà la specie.

Lo sforzo per produrre il solo fusto fiorale della sua esistenza è tale che ogni Agave ci pensa almeno dieci anni prima di produrlo.


 
Ed ecco un gruppetto di Agavi fiorite nella scarpata fra il viale Regina Elena e via S.Saturnino.

Come abbiamo già asserito nel post citato, questo della fioritura è il momento di riscatto di una pianta non amata, poco attraente, invadente con le sue propaggini e per di più spinosa; per fortuna che la fioritura dura alcuni mesi!

sabato 18 luglio 2015

Sigari a profusione

No, la Manifattura Tabacchi non c'entra per niente, era e rimane fuori produzione; invece la Catalpa bignonioides, nota appunto come Albero dei sigari, è entrata in produzione a pieno regime, ed i suoi sigaretti lunghi ed affusolati riempiono le piante di questa bignoniacea.


La nuova produzione delle lunghe capsule è quest'anno particolarmente copiosa, e rende l'aspetto estivo della Catalpa piuttosto peculiare, come si può vedere dalla foto di sinistra, che riprende uno degli esemplari di via Gioia.

Quest'albero raccoglie giudizi estetici piuttosto controversi, come io stesso ho evidenziato in precedenza (post del 27/11/10 del 7/3/13 e del 29/5/11), che vanno dal decisamente brutto in inverno allo strano e controverso di fine inverno (solo sigari marrone appesi ai rami spogli), al bello di fine primavera (eleganti fiorellini dai colori meravigliosi).

Mancava un giudizio sulla condizione estiva, che adesso siamo in grado di dare: basta passare appunto in via Gioia o in viale Poetto di fronte alla caserma Villasanta, ed apprezzare la profusione dei sigaretti verdi.

mercoledì 15 luglio 2015

La Grande Signora sta male

Come "Chi è la Grande Signora"? Ma è l'Araucaria di Villanova, perbacco!: Grande per i suoi quasi 40 metri di altezza, Signora per il rispetto dovuto alla Araucaria excelsa, albero di grande fascino ed eleganza.

L'Araucaria aveva ricevuto l'appellativo di signora fin dalla prima apparizione nel blog (post del 17/12/10) e lo ha sempre mantenuto quando abbiamo parlato di lei; tanto più la vecchia grande signora di Villanova-Castello, simbolo della città.

Questa signora però è malata, come mi segnala Ivan, che ringrazio. Sono andato a fare un sopralluogo, e questo è l'esito:

Si vedono bene i palchi inferiori secchi, altri palchi più in alto mancanti, perdita di simmetria e più in generale un diradamento fogliare preoccupante.

Se confrontiamo questa foto con quella, praticamente da identica posizione, postata 3 anni fa (post del 21/8/12), il confronto è impietoso.






Il degrado è forse ancora più evidente riprendendo l'Araucaria da via S.Saturnino, con fotografia, qui a destra, anche questa da confrontare con quella di 3 anni fa.












Infine, ci stringe il cuore se la riprendiamo da viale Regina Elena, inserita nello splendido panorama della città verso il mare ed affiancata, con un voluto effetto di avvicinamento, ad una esuberante e fresca infiorescenza di Agave.

In un altro precedente post dedicato a questa Araucaria (post del 4/2/11) avevo riportato l'informazione che l'albero è sotto la tutela del servizio del verde pubblico cagliaritano, che ne garantisce cura e manutenzione. Ebbene, vorremmo sapere se il male che affligge la signora è la vecchiaia, e dobbiamo predisporci a perderla per sempre, oppure se si può recuperare, e che cosa si sta facendo al riguardo. La vecchia signora, che ha resistito alle bombe del 1943, merita tutte le attenzioni, e qualche attenzione meritano anche i tanti cittadini che la conoscono da sempre e le sono affezionati.